di Fabio Selleri, iscritto M5S

Per la terza volta in pochi anni il popolo del Movimento 5 stelle viene chiamato a rifondare e ripensare il proprio progetto. Ben venga l’appello rivolto agli iscritti per esprimere le loro aspettative sul Movimento del futuro, ma sorge il sospetto che percorsi di natura straordinaria e una tantum come gli Stati Generali 2020, lo Statuto 2021 e l’Assemblea costituente 2024 rappresentino un surrogato per quella che dovrebbe invece essere una partecipazione ordinaria e strutturata.

Cogliamo comunque l’occasione per valutare qual è lo stato dell’arte.

Il M5S è nato come risposta alla generalizzata crisi delle democrazie e della rappresentanza. Strumenti come il limite del doppio mandato, la parziale restituzione degli stipendi e il divieto di candidare pregiudicati sono finora riusciti in effetti a marcare una nostra diversità dalle altre forze.

Poi, dal 2018, abbiamo acquisito importanti responsabilità di governo ed è nata al nostro interno una tensione fra il progetto “forte”, quello concentrato sul modo di fare politica, sul “come”, e il progetto “debole”, quello che pur di governare si adegua alle modalità esistenti e si concentra solo sul “cosa”, sui temi.

Nonostante le indiscutibili qualità del Presidente Conte, appare chiaro che l’eccessivo verticismo dell’attuale struttura e l’insufficienza degli strumenti di partecipazione stiano allontanando attivisti ed elettori. E il progetto di creare un fronte comune strutturale col Partito Democratico, e di conseguenza col sistema lobbistico che lo sostiene, rappresenta la rinuncia ad essere una forza politica che sia laboratorio indipendente dove nascono le istanze partecipate.

Inoltre il nostro Statuto del 2021 dopo tre anni è ancora in parte disatteso. Non è utile rimpiangere i vecchi tempi e nemmeno iscriversi alla fazione pro-Grillo o a quella pro-Conte; occorre in primo luogo chiedere la piena attuazione dello Statuto vigente e delle possibilità di partecipazione che già prevede. Non avrebbe senso discutere nuove regole se quelle esistenti vengono applicate in modo parziale ed incompleto. Per riconquistare la fiducia dei cittadini e riportarli alle urne elettorali occorre ridurre la distanza fra le parole e i fatti, mettendo in pratica quello che ci si è impegnati a fare a livello statutario.

Elenco alcuni aspetti critici.

– L’ipotesi di coalizione col Pd alle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna non sarà sottoposta al voto degli iscritti, nonostante lo Statuto lo preveda espressamente.
– Lo stesso Statuto riconosce a tutti gli iscritti il diritto di “concorrere alla definizione dell’indirizzo politico” secondo le procedure definite da appositi regolamenti; regolamenti mai emanati, lasciando al caso e alla libera iniziativa dei coordinatori non solo il contenuto degli incontri di lavoro, ma anche il loro valore deliberativo.
– Dal 2021 non è stata convocata nemmeno un’assemblea per l’approvazione del bilancio, nonostante le disposizioni statutarie. Il che assume una certa gravità, se pensiamo che oggi abbiamo a disposizione i rimborsi del 2 per mille.
– Organi collegiali quali probiviri e garanti non sono dotati di indirizzi Pec dedicati; possono essere contattati solo con mail o raccomandate all’indirizzo generico della segreteria. Messaggi ai quali è estremamente improbabile ricevere una risposta.

In occasione della prossima Assemblea costituente potremo avanzare proposte migliorative, quali ad esempio l’abolizione del minimo di trenta iscritti per i gruppi territoriali, l’utilizzo dei fondi 2 per mille per istituire sedi fisiche oppure l’elezione dei coordinatori da parte della base. Desta comunque perplessità la decisione di affidare a 300 iscritti scelti a sorte il lavoro che dovrebbe invece essere svolto da regolari congressi periodici.

Ma prima di questo è necessario, da parte di chi guiderà il Movimento nei prossimi anni, un forte impegno al puntuale rispetto delle regole che tutti insieme avremo deciso di darci.

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