Cultura

Taormina, un palcoscenico senza tempo: la Turandot e le musiche di Ennio Morricone risvegliano l’anima del Teatro Antico

Opere senza tempo in una cornice mozzafiato per le due serate del Festival Lirico dei Teatri di Pietra. E nella cittadina siciliana si fa sentire l'effetto "White Lotus"

di Ilaria Mauri
Taormina, un palcoscenico senza tempo: la Turandot e le musiche di Ennio Morricone risvegliano l’anima del Teatro Antico

Sotto un cielo stellato, con la luna crescente incastonata tra le antiche rovine del Teatro Antico di Taormina, la magia dell’opera lirica e la potenza evocativa delle colonne sonore più iconiche della storia del cinema si sono fuse in un’esperienza indimenticabile. Il Festival Lirico dei Teatri di Pietra ha regalato al pubblico due serate di grande emozione, con la rappresentazione della “Turandot” di Giacomo Puccini e un omaggio al maestro Ennio Morricone, con il tutto esaurito sugli spalti dello storico monumento risalente all’antica Grecia. D’altra parte, Taormina, perla della Sicilia orientale, sta vivendo ora più che mai un momento d’oro. Il New York Times l’ha ribattezzato “The White Lotus effect“, ed è il boom di turisti americani registrato nella cittadina dopo la messa in onda della seconda stagione della serie Netflix diretta da Mike White, ambientata al San Domenico Palace di Taormina. Gli stranieri in città sono davvero tanti, americani, certo, ma anche francesi, attirati dagli investimenti e dalla massiccia promozione che i brand di moda del colosso del lusso Lvmh sta facendo del posto. Dior è stata infatti una delle primissime griffe ad aprire una boutique nel centralissimo corso Umberto I, la via più importante di Taormina, che oggi è un susseguirsi di vetrine stellate. C’è Loro Piana, Zegna, La Double J, Saint Laurent nei multibrand Dell’Oglio, e poi ancora Louis Vuitton con il suo rooftop e il nuovissimo bar-sartoria di Dolce e Gabbana nei locali storici del Mocambo, ai cui tavolini un tempo sedevano Liz Taylor e Richard Burton. Ecco allora che la città si fa accogliente e attenta al turista, con un’offerta culturale capace di fargli vivere appieno un’estate all’insegna della “dolce vita” italiana, tra aperitivi su terrazze a picco sul mare, cene nei vicoli del centro e serate a teatro.

Ecco allora che, nell’anno del centenario della morte di Giacomo Puccini, la “Turandot“, ultima opera incompiuta del Maestro toscano, ha preso vita sul palcoscenico del Teatro Antico, trasportando il pubblico nella lontana e misteriosa Cina imperiale. La storia della gelida principessa Turandot, che sottopone i suoi pretendenti a tre enigmi mortali per non doversi sposare, ha incantato gli spettatori con la sua drammaticità e la sua bellezza senza tempo. Il soprano italo-francese Christelle Di Marco ha dato voce e corpo proprio a Turandot, dominando la scena con la sua presenza magnetica e la sua voce potente e cristallina. La sua interpretazione ha saputo cogliere la complessità del personaggio, svelandone la fragilità nascosta dietro l’allure algido e il cuore di ghiaccio. Accanto a lei sul palco, il tenore Eduardo Sandoval ha vestito i panni del principe Calaf, l’eroe che sfida la sorte con il suo amore per la principessa: la sua esecuzione appassionata della celeberrima aria “Nessun dorma” ha riempito il teatro, esprimendo la forza e la determinazione del personaggio. La dolcezza e il sacrificio di Liù sono stati interpretati invece con grande sensibilità dal soprano Elena Mosuc. La sua voce calda e commovente ha toccato il cuore del pubblico, rendendo ancora più struggente il destino della giovane schiava. Magistrale, poi, il Coro Lirico Siciliano, che ha contribuito a creare un’atmosfera suggestiva, mentre l’Orchestra Filarmonica della Calabria diretta dal Maestro Filippo Arlia ha eseguito la partitura pucciniana con maestria, sottolineando ogni sfumatura emotiva delle musiche e attenendosi alla versione incompiuta di Puccini. La regia di Salvo Dolce, sobria ed essenziale, ha valorizzato la bellezza del Teatro Antico, integrando l’opera nell’ambiente circostante e creando un’atmosfera di grande suggestione.

La serata dedicata a Ennio Morricone ha trasportato invece il pubblico in un viaggio attraverso le emozioni e i ricordi evocati dalle sue indimenticabili colonne sonore. Il Coro Lirico Siciliano e l’Orchestra Filarmonica della Calabria, ancora una volta diretti dal Maestro Arlia, hanno eseguito una selezione di brani tratti dai film più celebri del compositore romano. Le voci del soprano Maria Francesca Mazzara e del giovane tenore Alberto Urso hanno aggiunto un tocco di magia alla serata, interpretando alcune delle melodie più amate di Morricone ma non solo: il programma è stato arricchito da alcune canzoni pop come “Se telefonando” di Mina e “Il Mondo” di Domenico Modugno. D’altra parte, Filippo Arlia riesce a trasmettere al pubblico un incanto magico grazie con la sua direzione musicale fresca ma puntuale: classe 1989, è riconosciuto non a caso come uno dei più brillanti e versatili musicisti italiani della sua generazione.

Pianista di eccezionale talento, ha diretto alcuni tra i più celebri musicisti del nostro tempo, tra cui Stefano Bollani, Sergej Krylov, e Giovanni Sollima, e ha lavorato con le voci più rinomate della lirica internazionale come Dimitra Theodosiou e Barbara Frittoli. La sua carriera lo ha portato a esibirsi su palcoscenici di prestigio mondiale, dal Teatro alla Scala di Milano alla Filarmonica di Berlino, e a dirigere orchestre come l’Orchestra Sinfonica di Sanremo e la Berliner Symphoniker. Dal 2022 è proprio lui il direttore del Festival Lirico dei Teatri di Pietra, che si conferma come uno degli appuntamenti culturali più importanti dell’estate siciliana. La scelta di portare l’opera lirica e la grande musica in luoghi di straordinaria bellezza e ricchi di storia come il Teatro Antico di Taormina si rivela vincente. Perché il potere della musica è proprio quello di emozionare e unire le persone, regalando momenti di pura bellezza e creando ricordi indelebili.

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