La questione della permanenza di Andrea a Royal Lodge sarà probabilmente uno dei temi centrali della tradizionale riunione di famiglia al castello scozzese di Balmoral, prevista in questi giorni
Re Carlo III ha deciso di non rinnovare il contratto delle guardie private che proteggono Royal Lodge, la residenza del principe Andrea a Windsor. Questa mossa, che secondo il Daily Mail mira a convincere Andrea a lasciare la lussuosa proprietà, comporterà un risparmio di circa tre milioni di sterline all’anno per Buckingham Palace.
Il principe Andrea, caduto in disgrazia dopo il suo coinvolgimento nello scandalo Epstein, vive a Royal Lodge insieme all’ex moglie Sarah Ferguson. La residenza, composta da trenta stanze e stimata intorno ai trenta milioni di sterline, si trova nel Windsor Great Park ed è stata a lungo oggetto di discussione tra il re e il fratello minore. Già a giugno, la stampa britannica aveva riportato la volontà di Carlo di spingere Andrea a trasferirsi, soprattutto dopo la pubblicazione di foto che mostravano la villa in stato di degrado a causa della mancata manutenzione. Come alternativa, al duca di York è stato offerto Frogmore Cottage, una residenza più piccola nella tenuta del castello di Windsor, precedentemente occupata dal principe Harry e Meghan Markle.
La questione della permanenza di Andrea a Royal Lodge sarà probabilmente uno dei temi centrali della tradizionale riunione di famiglia al castello scozzese di Balmoral, prevista in questi giorni. L’incontro, che si svolge nel luogo dove la regina Elisabetta II è morta l’8 settembre 2022, potrebbe portare a un confronto decisivo tra i due fratelli.
La decisione di Carlo di tagliare i fondi per la sicurezza di Royal Lodge rappresenta un ulteriore segnale della volontà del Re di ridimensionare il ruolo del principe Andrea all’interno della famiglia reale. La mossa, che segue la rimozione della scorta armata di Andrea nel 2022, sottolinea la ferma posizione del sovrano nei confronti del fratello, coinvolto in uno scandalo sessuale che ha danneggiato gravemente l’immagine della monarchia.