Le indagini per dare un volto, un nome o un profilo genetico del killer di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa a coltellate la notte rea lunedì 29 e martedì 30 luglio mentre passeggiava nei dintorni della sua abitazione a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, proseguono senza sosta. Ci sarebbero venti sagome riprese dalle telecamere di sorveglianza nel percorso fatto dalla donna durante la sua passeggiata. Secondo alcuni media si tratta di persone in auto, a piedi e in bicicletta che compaiono nelle immagini di circa 60 telecamere pubbliche e private della zona. Tra queste persone potrebbe trovarsi l’assassino della donna, ma anche qualcuno in grado di poter fornire dettagli utili alle indagini.
La qualità scarsa di molte immagini aumenta la difficoltà di chi deve scoprire la verità. Per arrivare all’assassino e agli altri i carabinieri incrociano le informazioni messe a verbale con quel che si intravede nei filmati, mentre gli esperti in crimini violenti del Ros sono stati chiamati anche per fornire tecnologie che consentono di rendere più nitide le molte immagini di scarsa qualità raccolte in queste settimane e più efficaci eventuali comparazioni, oltre a sistemi avanzati di localizzazione attraverso le utenze telefoniche.
L’ombra in bicicletta – Resta anche intanto ignota l’identità di un soggetto in bicicletta che è stato ripreso proprio da una delle telecamere di via Castegnate, dov’è avvenuto il delitto dieci minuti prima dell’una della notte tra lunedì e martedì di tre settimane fa: le immagini sono infatti di pessima qualità e i carabinieri non hanno ancora neppure potuto stabilire se si tratti di un uomo o di una donna. Parrebbe comunque procedere nella direzione opposta rispetto a Sharon e probabilmente non c’entra nulla con il delitto, anche se la speranza è che possa aver visto qualcosa di utile. A tal proposito gli inquirenti rinnovano l’appello – già lanciato all’indomani dell’omicidio – a chiunque possa fornire elementi utili a farsi avanti. Certo è che ormai sono passate tre settimane e le indagini non hanno portato a nulla di concreto: al momento non è nemmeno chiaro se Sharon sia stata uccisa per caso da uno squilibrato, oppure da qualcuno che voleva colpire proprio lei. E se l’omicida sia uomo o donna.
Intanto sono circa 40, per il momento, i campioni di Dna prelevati dagli investigatori dell’Arma. Si tratta di profili genetici di familiari, abitanti della zona e anche dei soccorritori: questo anche per consentire un’attività eventuale di esclusione di tracce di Dna che non si rivelassero di importanza per le indagini, come per esempio appunto quelli di chi è intervenuto per soccorrerla.
Tutti i campioni vengono analizzati dai carabinieri del Ris con le tracce che potrebbero essere riscontrate sugli indumenti della donna, sui campioni prelevati durante l’autopsia e anche su alcuni coltelli recuperati nella prima fase delle indagini.
Il fidanzato di Sharon – Il compagno, Sergio Ruocco, interrogato dagli investigatori in una intervista a Repubblica racconta “Abbiamo parlato della nostra vita, delle nostre poche amicizie. Io lo spero che mi chiamino! Se serve a dare una mano, certo che vado. Avrei preferito andarci già ieri, e ci andrei pure oggi“. Parlando del killer “io spero che prendano questa persona. Ma non ho idea di chi possa essere. Se lo sapessi, andrei dritto dai carabinieri. Non riesco a capire, voglio sapere”. La villetta è sotto sequestro: “Se hanno ancora da fare all’interno, è giusto che i carabinieri facciano quello che devono. I carabinieri stanno facendo il loro lavoro. Poi, certo, spero qualcuno abbia il coraggio di dire qualcosa”.