Mosca chiude alla possibilità di trattare con Kiev per un cessate il fuoco. Alla luce dell’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk, “al momento il processo negoziale è completamente inappropriato“, ha dichiarato il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov. Concetto ribadito anche dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov: “Il presidente Putin ha detto molto chiaramente che dopo gli attacchi qualsiasi colloquio è impossibile”. Sul campo, nel frattempo, a ogni vittoria di Kiev sul fronte di Kursk corrisponde un successo di Mosca nel Donetsk. Le forze ucraine hanno distrutto un altro ponte sul fiume Seym, fondamentale per i rifornimenti russi nella regione. Ma sul loro proprio territorio si trovano ad affrontare una situazione sempre più drammatica nella regione orientale di Donetsk. Davanti all’avanzata del nemico, le autorità di Kiev hanno deciso di iniziare a evacuare centinaia di civili dalla città di Pokrovsk.
Le forze russe senza rifornimenti – Sul terreno, intanto, la guerra non si ferma. Le forze armate ucraine hanno distrutto il terzo e ultimo ponte sul fiume Seym vicino al villaggio di Karyzh, nel distretto di Glushkovsky, nel Kursk. La notizia è stata confermata sia da Kiev, sia da Mosca. In questo modo non resta alcun ponte utilizzabile per il rifornimento delle forze russe dispiegate nella zona. Il 16 agosto le truppe ucraine avevano distrutto un ponte vicino al villaggio di Glushkovo e il giorno dopo a Zvannoye. Secondo il ministero russo per la gestione delle Emergenze, sono oltre 121mila le persone evacuate dalla regione di Kursk dall’inizio dell’offensiva ucraina, di cui 13mila bambini, riporta l’agenzia Tass.
Zelensky: “Controlliamo 1250 kmq e 92 insediamenti” – “I soldati ucraini continuano le operazioni difensive in alcune aree della regione di Kursk. Oggi le nostre forze controllano più di 1250 chilometri quadrati di territorio nemico e 92 insediamenti“, ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, parlando alla riunione dei capi delle istituzioni diplomatiche straniere dell’Ucraina, come riporta Rbc-Ukraine. “Abbiamo già catturato il maggior numero di prigionieri russi in un’unica operazione, e questo è un risultato significativo – ha aggiunto -. Questo è uno dei nostri obiettivi e le nostre azioni continuano”.
L’attacco del Cremlino ai media occidentali – L’attività di giornalisti di media occidentali, entrati nella regione russa di Kursk dall’Ucraina, è una “prova del loro coinvolgimento diretto nell’attuazione di un’aggressione ibrida su larga scala contro la Russia”. Lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “Contro alcuni di questi rappresentanti dei media stranieri sono già stati aperti procedimenti penali per aver attraversato illegalmente il confine di Stato”, ha aggiunto Zakharova, in un’intervista al giornale Vzglyad che la stessa portavoce riprende sul suo canale Telegram. Il riferimento è al procedimento aperto nei confronti della giornalista della Rai Stefania Battistini e dell’operatore Simone Traini. Secondo Zakharova, “i resoconti dei media occidentali dalla regione di Kursk perseguono una serie di obiettivi, tra cui la protezione dei crimini di Kiev, la manipolazione dell’opinione pubblica e la creazione del contesto necessario per un ulteriore sostegno occidentale alle forze armate ucraine”.
La risposta del giornalista Rai Piagnerelli – Alle accuse di Zakharova ha risposto l’inviato di Rai News 24, Ilario Piagnerelli: “Sono cresciuto con un nonno partigiano, di quelli veri, che oggi non avrebbero dubbi nel distinguere tra invaso e invasore, tra chi resiste e chi occupa. Sono stato educato ai valori della Costituzione”. La portavoce del ministero degli Esteri aveva accusato i media italiani di elogiare “i neonazisti ucraini durante i reportage, mentre posano indossando simboli delle SS”. “Mi rammarico profondamente di aver dato voce, anche se per pochi secondi, a un soldato ucraino che solo dopo la messa in onda del reportage ho notato indossare una patch con un simbolo nazista”, prosegue il giornalista nel post.
Evacuazioni nel Donetsk – Sull’altro fronte, le autorità di Pokrovsk citate da Radio Liberty hanno fatto sapere che considerando il ritmo dell’avanzata dell’esercito russo i residenti hanno una o due settimane per evacuare. Secondo Serhii Dobriak, capo dell’amministrazione militare della città ucraina vicina al fronte di Donetsk, il ritmo delle evacuazioni è aumentato: ogni giorno 500-600 persone lasciano la città. Le forze russe, inoltre, hanno annunciato di aver conquistato un nuovo villaggio nella regione di Donetsk, quello di Artyomovo.
Un premier indiano torna a Kiev dopo 32 anni – Attorno alle due capitali, intanto, le diplomazie continuano a muoversi. Nelle prossime ore sono in programma due visite incrociate sugli assi New Dehli-Kiev e Pechino-Mosca. Il ministero degli Esteri indiano ha reso noto che il primo ministro Narendra Modi visiterà l’Ucraina. L’annuncio è arrivato settimane dopo che Kiev lo ha condannato per aver abbracciato Vladimir Putin durante una visita in Russia, tradizionale alleato dell’India. Modi arriverà in Ucraina il 23 agosto, dopo avere visitato la Polonia nei due giorni precedenti. Sarà la prima visita di un premier indiano dal 1992, anno in cui vennero stabilite le relazioni diplomatiche tra i due paesi.
Pechino in visita in Russia e Bielorussia – Nelle stesse ore, “dal 20 al 23 agosto, il premier Li Qiang si recherà in Russia per presiedere il 29° incontro regolare tra i capi di governo cinesi e russi e visiterà Russia e Bielorussia“, ha riferito il ministero degli Esteri di Pechino. La visita è maturata in un momento in cui Cina e Russia stanno intensificando i rapporti di cooperazione economica e diplomatica, mentre Mosca è alle prese con le difficoltà di fronte all’avanzata di Kiev nell’oblast di Kursk. La partnership strategica sino-russa si è rafforzata dall’invasione dell’Ucraina voluta dal Cremlino a febbraio 2022, che la Cina non ha mai condannato. La Nato ha definito di recente Pechino un “facilitatore decisivo” della guerra, mentre il leader bielorusso Alexander Lukashenko ha visitato la Cina due volte nel 2023, promettendo a dicembre di essere un “partner affidabile” per il Dragone. Minsk, tra l’altro, è uno stretto alleato di Mosca e a luglio è entrata ufficialmente a far parte della Organizzazione della cooperazione di Shanghai (Sco), diventando il decimo Paese del blocco che Pechino vede adesso come un potenziale contrappeso all’ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti.
Putin in Azerbaigian – Vladimir Putin, intanto, è da ieri in Azerbaigian per una visita di due giorni per colloqui con la sua controparte azera Ilham Aliyev. Il viaggio segna la prima visita di Putin nella capitale Baku da quando la Russia ha lanciato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. I colloqui, che secondo il Cremlino si concentreranno sui “problemi internazionali e regionali”, saranno probabilmente incentrati principalmente sul rafforzamento delle relazioni con la nazione ricca di petrolio, nonché sul rafforzamento della cooperazione dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO) nel contesto del deterioramento delle relazioni tra Russia e Armenia. L’Azerbaigian ha firmato un accordo con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel luglio 2022 per portare le importazioni di gas naturale azero a 20 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2027. Dal 2022, Baku ha continuato ad estendere le sue esportazioni di petrolio ai paesi europei. La Slovenia ha iniziato a ricevere gas naturale dall’Azerbaijan il 1° agosto, mentre i paesi europei si diversificano dalle forniture russe di combustibili fossili.