Oltre al trauma dei bombardamenti incessanti, della perdita delle loro case e dello sfollamento, la popolazione della Striscia di Gaza lotta ogni giorno per soddisfare le necessità più elementari: acqua potabile e bagni funzionanti. Senza servizi igienici adeguati, i palestinesi sfollati, soprattutto i più vulnerabili, sono ad alto rischio di infezioni, disidratazione e altri gravi problemi di salute. L’Onu ha chiesto una pausa di 7 giorni nei combattimenti nella Striscia di gaza per consentire la vaccinazione di 640mila bambini contro la poliomelite, ricomparsa nella Striscia dopo un quarto di secolo. Il 23 giugno infatti è stato rilevato il poliovirus in campioni delle acque fognarie. Acque che invadono le strade e i campi degli sfollati a causa della distruzione delle infrastrutture per lo smaltimento delle acque reflue.
“A causa della mancanza di acqua e della scarsa igiene, mia nipote ha contratto l’epatite A” racconta Feryal in una video intervista raccolta da Oxfam.”Quindici giorni dopo, anche suo fratello si è infettato. Abbiamo paura che se non moriamo a causa dei bombardamenti, potremmo morire di malattie”. Oxfam insieme all’Associazione per lo sviluppo agricolo ha montato 42 servizi igienici e 4 pompe d’acqua in sei campi profughi della Striscia di Gaza.
Questo racconto fa parte di una serie di testimonianze ‘ Voci di Gaza’ raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.
LA PETIZIONE – Oxfam ha lanciato una raccolta firme (si può aderire qui) per “fermare tutti i trasferimenti di armi, componenti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza”. Un appello rivolto ai governi perché non siano “complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente al più presto”.