Calcio

Caso Sterling, il più pagato rimane in tribuna: il surreale progetto del Chelsea con 15 esuberi e contratti “a tempo indeterminato”

Il troppo stroppia e Enzo Maresca rischia di giocare con due squadre. Otto portieri e oltre 30 giocatori di movimento per un totale di 43 in rosa (The Athletic ne conta 53 di proprietà, la BBC addirittura 55). La Premier League è appena cominciata ma il Chelsea sta trascurando una situazione ingestibile sotto ogni punto di vista. Da qui, il paradosso Blues: nella prima giornata di campionato contro il Manchester City, Raheem Sterling – il calciatore più pagato della rosa con un ingaggio annuo di 10,8 milioni di euro – non è stato convocato per ‘scelta tecnica’. I legali dell’esterno inglese hanno chiesto chiarezza riguardo la sua posizione in squadra: “Raheem ha un contratto col Chelsea per altri tre anni e le sue aspettative erano che facesse parte della squadra per questa partita. Abbiamo sempre avuto un dialogo positivo col Chelsea, e ampie rassicurazioni sul futuro in squadra di Raheem. Vogliamo chiarezza sul suo futuro“. Ma questo è solo l’ultimo di una situazione ai limiti del surreale.

Una rosa da sfoltire
Il calciomercato in casa Chelsea funziona all’opposto: più ne ha, più ne vuole comprare. Il centro sportivo di Cobham somiglia più a una palestra pubblica: sovraffollamento e caos sono all’ordine del giorno e per potersi allenare sul tapis roulant si deve attendere il proprio turno in fila. Un ambiente inconsueto che di certo non soddisfa Enzo Maresca: “Avere così tanti calciatori non è una buona cosa. Ad oggi ne ho 28 con me. Non sono io a dover cercare una soluzione per questi ragazzi, ci sta pensando la dirigenza”.

Così, tutto si trasforma in un business e l’aspetto tecnico-tattico passa in secondo piano. Le spese e gli investimenti sui giovani – seppure onerosi – si trasformano in future plusvalenze. Senza contare che molti di loro nemmeno riusciranno a debuttare a Stamford Bridge in maglia Blues. E anche con un ampio turnover, la situazione sarebbe la stessa, con qualche giocatore costretto a rimanere in tribuna. A settembre – con il mercato chiuso – il Chelsea potrà registrare in prima squadra un massimo di 25 giocatori, di cui 8 obbligatoriamente cresciuti nel settore giovanile del club (gli under 21, però, non vengono contati nella lista ma sono considerati “extra-slot”). Gli esuberi sono quasi più dei confermati, il tempo stringe e il Chelsea deve fare delle scelte. Al più presto possibile.

Contratti mai visti: come incide il Fair play finanziario
Al Chelsea si offrono rinnovi “a tempo indeterminato”. Cole Palmer è solo l’ultimo calciatore “complice” della folle gestione della proprietà americana BlueCo, un consorzio guidato da Todd Boehly e Clearlake Capital. Acquistato la scorsa estate dal Manchester City per 40 milioni di sterline, il classe 2002 aveva firmato un contratto di sette anni (con opzione per l’ottavo). Reduce da un’ottima stagione, il Chelsea ha deciso di rinnovargli il contratto fino al 2033.

Rispetto alla Serie A, dove non si possono superare i cinque anni di accordo contrattuale (secondo l’articolo 18 del Regolamento sullo Status e il Trasferimento dei Calciatori), in Inghilterra è possibile firmare dei contratti con durate superiori rispetto a quelle previste dalla FIFA. E il Chelsea sta approfittando (e non poco) di questa concessione: da Mychajlo Mudryk (30 giugno 2031) a Wesley Fofana (30 giugno 2029). A questi, si aggiunge il già citato Palmer. Un contratto più lungo e duraturo che consente di meglio ammortizzare l’investimento del cartellino di un calciatore: una mossa al fine di ridurre la quota di ammortamento stagionale per i propri tesserati che va a diminuire l’impatto dei nuovi acquisti sul costo totale della rosa. Con l’introduzione del nuovo Fair Play Finanziario, allungando i termini contrattuali, le quote di ammortamento per ogni singolo calciatore si riducono e conseguentemente il margine di manovra si amplifica ulteriormente. Con le nuove regole introdotte dal FFP, il calcolo dell’ammortamento (che non prescinde dalla durata del contratto) viene ora calcolato su un arco temporale massimo di cinque anni. Il rischio di prolungare di così tanti anni la fiducia nei confronti di un proprio calciatore potrebbe comprometterne una plusvalenza futura.