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“Con Alain Delon abbiamo fatto l’amore dietro la sua roulotte-camerino, in piedi, come i ragazzini. Ma ho un rimorso”: la confessione Dalila Di Lazzaro

I due hanno recitato insieme in “Tre uomini da abbattere (Trois hommes à abattre)”, film del 1980 diretto da Jacques Deray

di F. Q.
“Con Alain Delon abbiamo fatto l’amore dietro la sua roulotte-camerino, in piedi, come i ragazzini. Ma ho un rimorso”: la confessione Dalila Di Lazzaro

Le strade di Dalila Di Lazzaro e Alain Delon si sono incrociate più volte, un tira e molla fatto di seduzione e di lavoro. I due infatti hanno recitato insieme in “Tre uomini da abbattere (Trois hommes à abattre)”, film del 1980 diretto da Jacques Deray. Il primo incontro risale a Montecarlo: “Mi avevano invitato e arrivai al Gp di Formula 1 nella Cadillac di una ricca pazza con un gruppo di amiche. – ha ricordato a Il Corriere della SeraEntrammo all’Hôtel de Paris, la hall affollatissima, all’epoca era un grande evento (…) Indossavo una tutina a righe bianche e blu, ero abbronzata, biondissima, la schiena nuda. Tutta quella gente spintonava, mi ritrovai in fondo alla hall accanto all’ascensore, con Alain Delon e Mireille Darc. Lei premette il pulsante, lui mi guardò e mi mandò un bacio. Per me era un mito. Bello come il sole. Finì lì”.

Poi però i due si rivedono: “Mesi dopo girava ‘Zorro’ a Roma, alla Dear. Sperando di rincontrarlo lo vidi al bar. Ero di nuovo con amiche. Dandomi del lei mi disse in italiano: ‘verrebbe un attimo nel mio camerino?’. Non ricordava di avermi già vista. Lo richiamarono sul set. Chiesi dove fosse il suo camerino e un tipo della produzione mi prese a male parole: volete tutte Delon… Dal nulla sbucò lui, mi fece cenno di seguirlo”. Ma poi la Di Lazzaro ha rifiutato un incontro con il celebre attore con la scusa di un mal di gola. Grande affronto.

Ma il destino ci ha messo lo zampino: “Alain comprava giornali italiani, era fissato con l’Italia che gli aveva dato tanto. Il regista Jacques Deray cercava un’attrice per ‘Tre uomini da abbattere’, di cui lui era interprete e produttore. Mi fece trovare un mazzo di rose, mi disse che ero maleducata perché non lo ringraziai e non mi avrebbe più regalato fiori. Sul set cominciò una corte silenziosa e magnetica. Si fece dare due stanze comunicanti. Bussò, ero sotto la doccia. Dissi di aspettarmi, lo ritrovai sotto le coperte del letto. Io, intimidita bofonchiai che aveva un bell’accappatoio. Si innervosì e se ne andò. Di notte tornò. Mi sentii toccare, baciare. Aveva la pelle di velluto, olivastra, da perdere la testa. L’ultima volta abbiamo fatto l’amore dietro la sua roulotte-camerino, in piedi, come i ragazzini. A fine riprese ci scambiammo un dono: lui un medaglione, io il suo ritratto”.

Infine il rimorso di non averlo più rivisto: “Ho provato a rivederlo, ho cercato invano di mettermi in contatto con lui attraverso suo figlio Anthony”.

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