Una catena di leggerezze avrebbe potuto costare una squalifica fino a 18 mesi per doping a Jannik Sinner. Tutto inizia il 12 febbraio nella farmacia Santissima Trinità di Bologna. È qui che il suo preparatore atletico Umberto Ferrara compra una confezione di Trofodermin, utilizzato come cicatrizzante. Un mese dopo il team del numero uno al mondo è negli Usa per il torneo di Indian Wells.

Lì il fisioterapista Giacomo Naldi si ferisce a un dito e Ferrara gli presta il farmaco – che contiene il Clostebol, una sostanza dopante – per aiutare a rimarginare il taglio. Negli stessi giorni, ovviamente, Naldi massaggia più volte il fuoriclasse altoatesino, senza guanti. Ed è così che avviene la contaminazione che lo porterà a risultare positivo a due test anti-doping, uno durante il torneo di Indian Wells e un altro prima del Miami Open.

La vicenda è ricostruita per filo e per segno nella sentenza – appellabile da Wada e Nado Italia – con la quale Sinner è stato scagionato dall’Itia: la sostanza dopante è arrivata nel suo corpo per contaminazione, non l’ha volontariamente assunta. Per questo non è stato squalificato ma – rispondendo comunque del comportamento del suo team – perderà i punti (400) conquistati a Indian Wells e dovrà restituire i 300mila dollari di premio incassati nel torneo.

In 33 pagine – nelle quali si scopre anche che Sinner aveva ricevuto due sospensioni provvisorie (il 4 e il 17 aprile) dopo i test falliti ma bloccate per i suoi ricorsi urgenti – sono raccolti anche i pareri degli esperti chiamati dal tribunale indipendente dell’Itia, i quali hanno concordato sulla probabilità che il Clostebol sia stato assunto per contaminazione visti i bassissimi livelli rintracciati, superflui anche ad alternarne le prestazioni in campo.

La catena di leggerezze (il Trofodermin, per dire, era in una borsa senza la sua confezione sulla quale è indicata la presenza di Clostebol) poteva però costare assai cara a Sinner, cioè 18 mesi di stop per “incauto uso”. Per un episodio simile, due anni fa, Riccardo Moraschini, ex cestita dell’Italbasket e olimpionico a Tokyo, ha ricevuto una squalifica di un anno.

Nella sentenza di assoluzione è ricostruito per filo e per segno ogni avvenimento di quei giorni. Dalla transazione bancaria presentata da Ferrara con la quale è stato possibile accertare l’acquisto del farmaco a Bologna fino alla ricostruzione di come, soffrendo Sinner di dermatite, che gli provoca delle microlesioni cutanee, è diventato ancora più semplice contaminarsi durante i massaggi.

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