A poche poche dall’annuncio del Segretario di stato Usa, Antony Blinken, che Israele ha accettato il piano sulla tregua, era stato lo stesso presidente Joe Biden a dover annunciare che l’accordo traballava, poi le parole di Hamas e di Netanyahu hanno fatto crollare ogni residuo ottimismo sulla possibilità di raggiungere in tempi brevi un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani del 7 ottobre.

“È ancora in gioco, ma non si può prevedere”, ha detto Biden lunedì mentre si preparava a lasciare Chicago dopo un discorso alla Convention nazionale democratica. “Israele dice di poter trovare una soluzione. Hamas si sta tirando indietro”. In un’apertura inedita, Biden ha anche dato ragione ai manifestanti pro-Palestina che hanno sfilato nella città nel primo giorno del summit democratico: “Hanno ragione, stanno uccidendo tante persone innocenti, da entrambe le parti”, ha detto il presidente Usa in un passaggio del suo discorso.

Chiamata in causa, Hamas ribalta la narrazione americana. Una fonte anonima dell’organizzazione islamista ha ribadito al media del Qatar al Araby al Jadeed che la milizia palestinese ha respinto l’ultima “proposta ponte” degli Stati Uniti, quella di cui ha parlato Antony Blinken dopo l’incontro con Netanyahu lunedì, perché contiene nuovi elementi aggiunti dal primo ministro israeliano, ritenuti inaccettabili per Hamas. I punti critici includono la possibilità che Israele si opponga al numero e all’identità dei detenuti palestinesi da liberare in cambio di ostaggi, la deportazione all’estero di un gran numero di questi detenuti, così come la perquisizione degli sfollati di Gaza che tornano alle loro case nel nord della Striscia.

La fonte sostiene anche che Hamas ha dimostrato flessibilità per quanto riguarda la tempistica del ritiro dell’Idf dalla Striscia, rinunciando alla sua posizione iniziale che chiedeva che avvenisse nella prima fase del cessate il fuoco, ma Netanyahu non avrebbe fatto lo stesso per quanto riguarda il ritiro dell’esercito dai corridoi di Filadelfia e Netzarim.

In una nota ufficiale diffusa martedì, Hamas scrive: “Il recente accordo sul cessate il fuoco presentato al gruppo è un’inversione di rotta rispetto a quanto è stato concordato il 2 luglio. I nostri fratelli e mediatori in Qatar ed Egitto sanno che il movimento ha affrontato ogni round di negoziati con positività e responsabilità e che Netanyahu è sempre stato quello che ha ostacolato il raggiungimento di un accordo imponendo nuove condizioni e richieste”. Secondo il membro dell’ufficio politico di Hamas Suheil al-Hindi, citato sempre da al Araby al Jadeed, il gruppo non cambierà idea rispetto alla sua risposta del 2 luglio.

Incontrando le famiglie degli ostaggi, Netanyahu ha chiarito che Israele non non intende ritirarsi dall’asse di Filadelfia in nessun caso. “Ho informato Blinken che continueremo fino alla distruzione di Hamas”, ha affermato il premier israeliano. Il ritiro dal corridoio Filadelfia, tra Gaza e l’Egitto, è uno dei punti chiave dei colloqui con Hamas.

L’Idf bombarda una ex scuola a Gaza City: “10 morti” – Nel frattempo, martedì mattina l’aviazione militare israeliana ha annunciato di aver colpito in un raid un ex edificio scolastico in cui, secondo l’Idf, si nascondeva un comando di Hamas. Nell’edificio della Mustafa Hafez di Gaza City, secondo le autorità palestinesi, avevano trovato rifugio 700 sfollati palestinesi. Almeno dieci sarebbero rimasti uccisi nel bombardamento. Il bilancio delle vittime palestinesi dell’operazione militare israeliane lanciata in risposta al massacro del 7 ottobre ha superato i 40.173 morti, secondo le autorità sanitarie Gaza.

6 corpi israeliani recuperati dall’Idf – L’esercito israeliano ha recuperato la notte scorsa i corpi di sei ostaggi a Gaza, tra cui quelli di Yoram Metzger, Yagev Buchstab, Nadav Popplewell e Avraham Munder, quest’ultimo proveniente dal kibbutz Nir Oz. La notizia è stata confermata anche dal premier Benjamin Netanyahu, che ha ribadito poi che “lo Stato di Israele continuerà a compiere ogni sforzo per restituire tutti i nostri ostaggi, sia i vivi sia i morti”. Ma più il tempo passa e più aumentano le possibilità di ritrovare i rapiti morti, è la convinzione del Forum delle famiglie degli ostaggi, che in un comunicato martedì ha chiesto per l’ennesima volta al governo di firmare un accordo con Hamas per la tregua e il rilascio dei prigionieri israeliani nella Striscia.

I familiari degli ostaggi contro Netanyahu – Un nipote di Avraham Munder, Shahar Mor Zahiro, ha accusato il governo israeliano di aver “sprecato tempo e opportunità per salvarlo. Questo è un altro caso orribile, il governo ha le mani sporche di sangue”. Mor, un altro nipote, ha spiegato all’emittente israeliana Kan che il corpo dello zio è stato recuperato dall’esercito israeliano in un tunnel a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza: “Secondo le prime stime, il decesso è avvenuto già a marzo”.

Il figlio dell’ostaggio Alex Dancyg, il cui cadavere è tra quelli recuperati martedì a Gaza, si è scagliato contro Netanyahu accusandolo di aver “scelto di abbandonare gli ostaggi per sopravvivere”. “Netanyahu ha scelto di sacrificare gli ostaggi. Il karma lo giudicherà e lui pagherà per questo, alla grande”, ha detto Mati Dancyg all’emittente Kan.

Liberati 33 detenuti palestinesi, media israeliani: “atto di routine” – I media palestinesi hanno dato notizia del rilascio di 33 detenuti palestinesi, tra cui due donne, da parte dell’Idf nella Striscia di Gaza. I media israeliani precisano che l’iniziativa non è inusuale, perché Tel Aviv rinvia regolarmente palestinesi detenuti nella Striscia, per lo più dopo aver stabilito che non sono sospettati di attività terroristiche. Ma in passato è anche accaduto che alcuni sospettati di terrorismo considerati “a basso rischio” siano stati rilasciati per mancanza di spazio nelle carceri israeliane.

Ancora razzi dal Libano, senza vittime – Intanto Hezbollah ha annunciato di aver lanciato raffiche di razzi contro postazioni dell’esercito israeliano sulle alture occupate e annesse del Golan, come “rappresaglia” per gli attacchi subiti ieri nel Libano orientale. Secondo l’Idf, si è trattato in totale di 55 missili, alcuni intercettati e abbattuti, altri caduti in aree aperte senza provocare vittime. Lunedì sera, Israele ha preso di mira i depositi di armi di Hezbollah nella regione.

“L’Iran dietro l’attentato fallito a Tel Aviv” – La polizia e lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) ritengono che dietro il fallito attentato a Tel Aviv di domenica sera ci siano l’Iran e il suo alleato in Libano Hezbollah. L’ordigno, hanno spiegato le forze di sicurezza israeliane, era infatti particolarmente sofisticato e difficilmente sarebbe potuto essere assemblato nella Striscia. L’ordigno esplosivo di otto chili, che “è stato probabilmente costruito in Cisgiordania”, era “grande e significativo e se non fosse esploso all’esterno, avrebbe colpito molte persone”, ha detto la polizia. Era tuttavia anche difettoso, visto che è esploso prima di arrivare all’obiettivo. Secondo gli investigatori, l’attentatore voleva colpire quasi sicuramente una sinagoga vicina durante l’ora della preghiera, come hanno riferito le emittenti Channel 12 e Kan.

Gli investigatori, secondo indiscrezioni, hanno una “pista significativa” ma per il momento la censura militare impedisce la diffusione di ulteriori informazioni. Lunedì Hamas e la Jihad islamica hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco, sebbene non risulti che l’attentatore, un palestinese di Nablus, fosse affiliato a nessuno dei due gruppi islamisti.

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