La migliore risposta. Dopo i bocconi amari di Wimbledon, delle Olimpiadi di Parigi, del Masters 1000 di Montreal. Dopo le critiche per la rinuncia ai Giochi, i timori e le incertezze. È successo di nuovo, come già era avvenuto nel settembre dell’anno scorso: ha avuto ragione lui. Jannik Sinner completa l’opera e trionfa nel Masters 1000 di Cincinnati al termine di una finale che si è giocata solo per un set. Francis Tiafoe ci ha provato, ha avuto le sue chance, ma alla fine si è dovuto arrendere con il punteggio di 7-6 6-2. È il terzo Masters 1000 della carriera, il secondo della stagione dopo quello di Miami nel marzo scorso. Il quinto titolo del 2024 (su cinque finali giocate) e il quindicesimo in assoluto. Il primo italiano a vincere nel prestigioso torneo in Ohio.
L’azzurro ha conquistato la vittoria nonostante una forma non certo al top. Un successo di testa prima che di tennis. Quest’ultimo è arrivato sempre di più partita dopo partita, insieme alla condizione fisica, apparsa in crescendo rispetto a Montreal e ai primi turni di questo torneo. Dopo un mese e mezzo complicato e fautore di delusioni, questa prova di forza era quello che serviva per rimettere tutto (o quasi) in ordine. Fare il pieno di fiducia e trovare quelle risposte che erano un po’ mancate nel corso di queste ultime settimane.
Cincinnati è un segnale pesante, un avvertimento diretto ai principali avversari per il numero 1 del mondo e soprattutto per lo Us Open, dove Sinner sarà la prima testa di serie e avrà l’occasione di rafforzare ancora di più la leadership della classifica. Dopo questi 1000 punti la situazione nel ranking è sempre più netta: Sinner 9.760, Djokovic 7.460, Alcaraz 7.360, Zverev 7.035. Forse non si può parlare ancora di fuga, ma di allungo si. Per fare il vuoto c’è l’ultimo Slam della stagione. Qui l’altoatesino deve difendere “solo” 180 punti, contro i 2000 di Nole, i 720 dello spagnolo e i 360 del tedesco. Mettere ancora un po’ di distanza dopo New York vorrebbe dire affrontare la parte autunnale con maggiore serenità e incrementare in maniera esponenziale le chance di chiudere l’anno in vetta a Torino, alle Atp Finals, dove è al momento l’unico ufficialmente qualificato.
“È stata una settimana difficile, mentalmente è stata dura – ha dichiarato Sinner dopo il successo -. Oggi ho provato a dare del mio meglio, entrambi eravamo provati dalle semifinali. Nei momenti importanti ho vinto i punti. È stata una settimana dura con up and down, in ogni match ho avuto problemi. Sono contento. Sono pronto a giocare gli US Open, spero di recuperare al meglio. Spero di dimostrare il mio miglior tennis anche a New York”.
La partita – Il ritmo mentale dell’inizio non è quello lasciato in dote dalla semifinale vinta contro Alexander Zverev. Contro un avversario da maneggiate con cautela, estroso, in grado di esaltarsi e supportato dal pubblico di casa, Sinner comincia con l’incertezza di dover fronteggiare subito due palle break a sfavore, e l’autorità di doverle annullare entrambe. Tiafoe è aggressivo, sa che ha bisogno di spezzare il prima possibile l’equilibrio per incanalare il match su binari scomodi per il numero 1 del mondo. L’azzurro gestisce, argine l’esuberanza del padrone di casa, disinnesca un’altra chance per lo statunitense sul 4-4, spreca un set-point sul 6-5 e poi non delude quando si arriva al momento clou, nel tie-break. Qui l’altoatesino sente il momento chiave, alza il livello, cambia marcia. Fa semplicemente il leader della classifica. L’esito non può che essere uno: rovescio lungo di Tiafoe, 7-6 per l’azzurro.
La partita, di fatto, si chiude così. Lo statunitense accusa il colpo e così il secondo set diventa un monologo. Il numero uno conquista subito il break, e poi amministra comodamente in attesa dell’inevitabile trionfo. In mezzo un altro allungo ottenuto grazie a un tremendo lungolinea di dritto e tre match point (tutti annullati da Tiafoe) sul 5-1. Poco male, le mani al cielo sono solo rimandate di un game. Il servizio al centro è forte e preciso, la risposta dello statunitense inefficace e larga: 6-2.
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