“Il Mediterraneo è un hotspot climatico, significa che rispetto ad altre zone del pianeta si sta riscaldando maggiormente ma soprattutto le accelerazioni climatiche che avvengono nel Mediterraneo raggiungono dei livelli di estremo superiori ad altri posti”. Questa il commento di Sante Laviola climatologo del Cnr-Isac (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima) di Bologna interpellato dall’Adnkronos in merito al naufragio del veliero Bayesian a largo di Palermo.
“Tutta la fenomenologia meteorologica nel Mediterraneo è amplificata rispetto ad altre zone che non sono hotspot climatici. In particolar modo la temperatura dell’acqua, i primi 10 metri, si stanno riscaldando tanto negli ultimi anni. Il Cnr calcola che si misura un’anomalia termica di 4 gradi, come media annuale, dall’era pre-industriale. Tutto questo significa che l’evaporazione è maggiore nel Mediterraneo e quindi, essendo questa l’alimentazione dei sistemi temporaleschi, i sistemi temporaleschi sono fortemente alimentati per la temperatura più alta della superficie del mare. I sistemi temporaleschi si alimentano con l’aria umida, in particolare in questa stagione”.
“Uno studio del Cnr – continua lo scienziato – ci dice che le trombe d’aria sono in aumento sia come numero sia come intensità. La tromba d’aria non sono un fenomeno prettamente americano. Da tanti anni in Italia registriamo trombe d’aria su terra ferma o trombe marine, ma si osserva una intensificazione nel nostro paese. Tutto questo è dovuto al fatto che viviamo immersi in un hotspot climatico”.