Va dato merito alle due sigle sindacali che in questi giorni si sono rivolte al ministro Valditara per chiedere l’interruzione delle scuole fino a ottobre per caldo – l’Anief a voce del suo presidente Marcello Pacifico e il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani, che “lotta per la tutela degli interessi di docenti e alunni” – di aver sollevato una questione macroscopica di cui nessuno si occupa. Ovvero quella del caldo torrido nelle aule, nei mesi di maggio, a volte, giugno e settembre, praticamente sempre ormai. Un caldo che non colpisce egualmente tutte le regioni e tutti gli edifici – se la passano peggio i più moderni e malamente costruiti – ma che riguarda comunque l’intera popolazione scolastica.
Quest’anno, per fortuna, dopo suicidi drammatici, proteste e rivolte, si è cominciato a capire che le carceri senza aria condizionata sono qualcosa di impensabile. Per la verità, l’aria condizionata non c’è, ma almeno, appunto, si inizia a pensare al problema. A Roma a Regina Coeli sono stati consegnati di recente 300 ventilatori. Che, nel 2024, fa anche un po’ piangere, ma meglio di niente.
Tornando alla scuola. Il problema esiste ed è urgentissimo. Peraltro in molte scuole non si può andare vestiti con pantaloni corti ma solo lunghi. Con mio figlio ad esempio stiamo cercando di studiare qualche tipo di pantalone che sia lungo ma leggerissimo, per evitare appunto di soffocare, dato anche che parliamo di aule da quasi trenta alunni per classe.
Ma se la polemica sul caldo nelle aule era corretta, imbarazzante e assurda è stata la “soluzione” proposta. Ovvero quella di chiudere le scuole fino a ottobre. È incredibile. Ritorna qui ancora una volta, ma tanto più grave da parte di chi si occupa di scuola, la convinzione che la scuola sia opzionale, che non serva a nulla e non sia essenziale. Altrimenti, non sarebbe potuta nascere una simile idea.
Mi è venuto in mente il periodo del Covid-19, quando le istituzioni nazionali e regionali chiudevano le scuole con nonchalance, inconsapevoli appunto, governi come governatori, della funzione essenziale della scuola. Anzitutto, e per prima cosa per gli alunni, perché e l’alfabetizzazione e la didattica più in generale sono fondamentali come mangiare e bere. In secondo luogo, per i genitori, che devono pur lavorare.
Da mesi circola sul web la petizione delle Mammedimerda, Francesca Fiore e Sara Malnerich, per rimodulare il calendario scolastico, riducendo l’abnorme numero di settimane che porta l’Italia ad essere già uno dei paesi con una pausa estiva più lunga al mondo, oltre tre mesi. Al momento, non c’è traccia di reazione da parte del Ministero, che pure almeno ha messo fondi per attività all’interno delle estati nelle scuole, che restano però sporadiche e opzionali.
Ma se mentre si lotta per cambiare in un senso qualcuno arriva addirittura a remare in senso opposto, il senso di incredulità e amarezza è totale. E lo è anche leggendo i commenti sui social network alla notizia: sono rimasta abbastanza sconvolta, perché scorrendo i vari commenti alla notizia c’erano tantissimi assolutamente favorevoli alla chiusura prolungata. Non solo: tantissime persone che accusavano i genitori, le madri in particolare ovviamente, di mettere al mondo i figli e poi non occuparsene. C’era, in abbondanza, la solita, assurda retorica su “la scuola non è un parcheggio”, polemica che si sperava fosse ampiamente superata.
Dunque a maggior ragione è pericoloso lanciare una proposta in questo senso se questo è il sentimento di parte dell’opinione pubblica.
Io faccio una proposta. Se il criterio di scelta per chiudere qualcosa è il caldo e non il contenuto di quella cosa, la sua funzione, il fatto che serva, bene allora chiudiamo le scuole fino a ottobre. Ma apriamo anche le carceri fino a ottobre, se il criterio è il caldo, e fermiamo ogni lavoro stradale, a ben vedere fermiamo l’intera la società stessa, se il criterio, appunto è il caldo.
Se invece volessimo ragionare a mente fredda, bisognerebbe banalmente condizionare le scuole, che hanno ricevuto anche parecchi fondi del Pnrr per cose inutili, come tablet a gogo. Basta tablet e lavagne elettroniche, puntiamo tutto sull’edilizia scolastica. E, in particolare, sul raffrescare le scuole d’estate, anche con piante e altri metodi di ventilazione. E’ qualcosa di urgentissimo, sul quale non ci dovrebbe essere nessuna discussione pubblica, un’emergenza nazionale, proprio come le carceri. Anche perché tra un po’ farà caldo anche a novembre, e poi ancora oltre. A quel punto, secondo i geniali fautori della proposta, non resterebbe che chiuderle definitivamente, le scuole.
Io, davvero, mi chiedo come si fa a pensare certe cose e poi persino metterle nero su bianco e renderle pubbliche. Voglio pensare che sia stato, probabilmente, un colpo di caldo.