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‘Troppo anziano per restare da presidente. Trump? Perdente’. Biden, l’ultimo discorso tra lacrime e cartelli con scritto: “Basta armi a Israele’

Testamento politico. Canto del cigno. Ultimo hurrah. È stato definito in molti modi il discorso che Joe Biden ha tenuto nella prima serata della Convention democratica. Quello che è certo, è che esso rappresenta l’addio di un politico che ha segnato oltre cinquant’anni di storia americana, influente come pochi altri durante i suoi anni da senatore, non particolarmente considerato come vice di Barack Obama, oggetto di giudizi e sentimenti contrastanti durante il mandato alla Casa Bianca – presidente importante secondo alcuni, di scarso rilievo secondo altri. Joe Biden ha fatto ieri sera il discorso più importante della sua carriera politica, quello che non aveva potuto fare nel 2020, in tempi di Covid, quando aveva accettato online la candidatura democratica. Biden ha fatto, per certi versi un discorso storico, di quelli che verranno ricordato. Il culmine della sua carriera, e della sua vita, coincide infatti con il momento dell’addio.

Le lacrime e le richieste della folla – Biden è arrivato sul palco al termine di una serata che ha confermato il momento di particolare entusiasmo dei democratici, galvanizzati dalla candidatura di Kamala Harris. Il futuro, appunto Harris, si è intrecciato al passato, Joe Biden. Il presidente è stato introdotto dalla figlia Ashley, che ha ricordato il fratello Beau, il figlio adorato di Biden morto nel 2015 per un tumore al cervello. “So che Beau è qui con noi stasera, e che lo sarà per sempre”, ha detto Ashley. A quel punto, Biden ha fatto il suo ingresso. Ha abbracciato lungamente la figlia, ha asciugato le lacrime dal viso. La folla dell’arena ha iniziato a scandire il suo nome, urlando “Joe, we love you”, in un boato che è continuato per quattro minuti e trenta e che è diventato ancora più assordante quando qualcuno, tra la folla, ha levato un cartello con la scritta: “Basta armare Israele”. Ben udibile nell’arena anche un altro slogan, “Thank you, Joe”, con cui i democratici lo hanno ringraziato per i quattro anni alla Casa Bianca e per aver messo da parte personalismi e ambizioni, acconsentendo alla richiesta che gli veniva dal partito. Rinunciare alla candidatura.

I risultati raggiunti – Le prime parole di Biden sono state dedicate a una delle questioni che più hanno segnato il suo mandato: la preoccupazione per il futuro della democrazia. Ricordando i primi mesi del 2020, il presidente ha citato i momenti terribili dell’assalto al Congresso, l’inverno in cui la democrazia sembrava in pericolo. “Ora è estate – ha detto -. L’inverno è passato. Con il cuore grato, sono davanti a voi in questa notte d’agosto per annunciare che la democrazia alla fine ha prevalso”. Biden è quindi passato a enumerare quelli che lui ritiene i successi della sua amministrazione: l’uscita dall’emergenza Covid, la creazione di 16 milioni di nuovi posti di lavoro, la crescita dei salari, la discesa del prezzo dei medicinali, la cancellazione del debito studentesco, la caduta degli indici di criminalità. Sono tornati, nelle parole di Biden, echi di una retorica più volte usata nel passato: “Abbiamo sconfitto Big Pharma” e “Wall Street non ha costruito l’America. L’America è stata costruita dalla classe media e dai sindacati”. È tornato, ancora una volta violento, l’attacco a Donald Trump, un “loser”, ha detto Biden, uno sfigato, uno che non accetta le regole, quando perde.

“Kamala? Miglior scelta” – Forte è stato l’appoggio alla candidatura di Harris, cui Biden ha affidato il compito di portare a termine il suo progetto politico, in particolare la difesa del diritto all’aborto. “Sceglierla come vice è stata la decisione migliore della mia carriera”, ha detto. Non è mancato un accenno alla questione che sta spaccando la Convention, quella di Gaza. Biden ha riconosciuto che gli attivisti che protestano per le strade, una ragione ce l’hanno: “Molti innocenti sono uccisi, da entrambe le parti”. Respingendo l’accusa di aver contribuito al genocidio dei palestinesi, il presidente ha ricordato gli sforzi per il cessate il fuoco. “Questa guerra deve finire”, ha detto, battendo il pugno sul podio. Nel finale, Biden è tornato ai toni più personali. “Sono entrato troppo giovane in Senato, non avevo nemmeno trent’anni, e sono troppo anziano per restare come presidente – ha detto -. Ho fatto molti errori nella mia carriera, ma ho dato cuore e anima all’America”.

Arriva Kamala – Per il resto, la serata è stata segnata soprattutto da due cose. L’apparizione a sorpresa, sul palco della Convention, di Kamala Harris. La candidata ha fatto il suo ingresso sulle note di Freedom di Beyoncé e, nella serata dedicata a Joe Biden, lo ha ringraziato “per il servizio di una vita”. “Ricordiamoci di combattere per gli ideali che abbiamo nel cuore, e ricordiamoci sempre una cosa. Quando combattiamo, vinciamo” ha detto Harris, tra l’entusiasmo della folla dello United Center. L’altro elemento significativo della prima serata ha riguardato la “costruzione” del personaggio Harris. Intervento dopo intervento, è stato chiaro che i democratici puntano a enfatizzare la natura storica della candidatura di Harris, prima donna nera e del sud-est asiatico a cercare di diventare presidente degli Stati Uniti, capace di riflettere l’estrema diversità dei dem e di rappresentare l’esito finale di due eventi straordinari della storia americana: il movimento per i diritti civili e quello per i diritti della donna. “Il futuro è qui”, ha detto Hillary Clinton, nell’intervento forse più emotivo e personale della sua carriera politica, accompagnato dagli applausi, dalle grida, dai canti del popolo democratico. “Vorrei che mia madre e la madre di Kamala potessero vederci. Ci direbbero, andate avanti. Questo è il nostro momento, America”.