Quindici richiedenti asilo, in attesa del permesso permanente, originari di diversi Paesi africani sono stati selezionati per frequentare un corso di alfabetizzazione e formazione di base organizzato dall’azienda Ocrim di Cremona, leader mondiale nella costruzione di molini per la macinazione di grano e mais, che a partire da settembre li assumerà tutti a tempo determinato. Vengono da Burkina Faso, Egitto, Camerun, Guinea, Costa d’Avorio e hanno un’età media 24 anni.

Mohamed Sief Eldeen Ali ne ha 27 anni, è egiziano e ha deciso di raccontare a ilfattoquotidiano.it la sua storia, come e perché è arrivato in Italia, e cosa si aspetta dalla futura esperienza lavorativa. In Egitto ha iniziato a lavorare da bambino, ha fatto l’elettricista e poi il giardiniere. Un anno e mezzo fa, l’arrivo in Italia: “Sono partito dalla Libia con una piccola barca, siamo stati soccorsi da una ong e dopo 5 giorni di navigazione siamo giunti a Catania”. Da lì a Milano e poi a Cremona, ospitato in uno dei centri di accoglienza che in territorio cremonese sono gestiti dalla cooperativa Ippogrifo.

Mohamed ha lasciato l’Egitto per ragioni personali legate alle persecuzioni in atto nel Paese africano; là sono rimasti il fratello e i genitori. Dopo la “interessante e bella esperienza” rappresentata dal corso di formazione organizzato dalla Ocrim, si aspetta prima o poi di avere un contratto stabile. “Sono entusiasta e non vedo l’ora di iniziare a lavorare”. C’è poi Seka Kimou Paulin, 26 anni, proveniente dalla Costa d’Avorio, dove ha studiato informatica. È in Italia da un anno e mezzo con moglie e due bambini, di cui uno avuto nel nostro Paese sei mesi fa. “Sono partito in barca dalla Tunisia, dove ho vissuto tre anni, ma a causa delle rivolte scoppiate nel Paese sono dovuto scappare. Vorrei un lavoro stabile per poter mantenere la mia famiglia, ma mi piacerebbe anche riprendere a studiare informatica”.

Della Costa d’Avorio è anche Ousman Fofana, 22enne, anche lui in Italia con la compagna e due figli. Arrivato a Lampedusa su un barcone soccorso dalla Guarda Costiera, assieme ad una quarantina di migranti, è rimasto in mare quattro giorni e quattro notti. “Siamo fuggiti dalla Tunisia, dove abbiamo vissuto alcuni anni, mentre erano in corso alcune rivolte contro le popolazioni di colore. Ora che sto per iniziare un nuovo lavoro, sono entusiasta e spero di essere chiamato presto”.

L’amministratore delegato della Ocrim Alberto Antolini spera di “confermarli tutti in azienda. Se c’è la giusta dose di volontà – aggiunge – possono farcela. A me hanno lasciato un’ottima impressione”. Antolini lancia lo sguardo più in là: “Con noi potrebbero avere anche l’opportunità di rimanere in città”, alla luce del piano di crescita del nuovo insediamento produttivo in prossimità del fiume Po, alla periferia di Cremona. Ocrim lavora in tutto il mondo e, confida Antolini, per loro non sarebbe un problema avere occasioni di lavoro nei rispettivi Paesi di origine. “L’immigrazione – dice ancora l’ad di Ocrim – costituisce un fenomeno sempre più significativo anche sul nostro territorio mentre il mondo deve fare fronte alle sfide del ricambio generazionale”.

Il prefetto di Cremona Corrado Conforto Galli si è detto “convinto” che il progetto sostenuto da Ocrim “vada nella direzione giusta, perché mira a realizzare una vera e compiuta integrazione, nel segno dell’assunzione reciproca di responsabilità”. Per il prefetto, “non è assistenzialismo e nemmeno solidarietà, quanto piuttosto una offerta, certo meritoria, di formazione e lavoro”. In altre parole, “una proposta che può fare la differenza ma della quale bisogna essere all’altezza”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Naufragio Palermo, il video della Bayesan travolta dalla tromba d’aria: l’imbarcazione scompare nel buio

next
Articolo Successivo

Abusi sessuali su una 14enne in un campeggio di Fondi: arrestato il guardiano notturno

next