Le trattative promosse da Stati Uniti, Egitto e Qatar per un cessate il fuoco con Hamas e la liberazione degli ostaggi del 7 ottobre sono a un punto morto, ma da calendario dovrebbero riprendere domani al Cairo. Intanto sul terreno non si placa il conflitto tra Israele e il cosiddetto “asse della resistenza” (“del terrore”, nella definizione di Tel Aviv) guidato dall’Iran. Le Israel Defense Forces (Idf) hanno ucciso con un attacco nei pressi di Sidone, in Libano, Khalil el-Moqdah, fratello di Mounir el-Moqdah, un comandante delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah, l’organizzazione di cui fa parte anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. Suo fratello Mounir è uno dei leader palestinesi di Fatah in Libano ed è stato ripetutamente accusato da Israele di contrabbando di armi alle Brigate dei Martiri di al-Aqsa nella Cisgiordania occupata. L’Orient le Jour riferisce anche che Hezbollah ha annunciato la morte di un altro dei suoi combattenti, Hussein Moustapha, nato nel 1975. È morto “sulla strada per Gerusalemme”, secondo la formula usata da Hezbollah per intendere che è stato colpito in un attacco israeliano. Il quotidiano libanese online aggiunge che l’attacco è avvenuto a Bint Jbeil, nel sud del Libano.

“Israele vuole una guerra regionale” – L’assassinio del funzionario di Fatah in Libano è “un’ulteriore prova che Israele vuole incendiare la regione e gettarla in una guerra su vasta scala”, ha denunciato un membro del Comitato centrale di Fatah a Ramallah. “Le forze di occupazione stanno usando il sangue palestinese per aggiungere benzina sul fuoco della guerra” nella Striscia di Gaza, ha detto Toufiq Tirawy, dopo l’omicidio di Khalil el-Moqdah, nel sud del Libano.

Tel Aviv: “Terrorista ucciso era vicino ai Pasdaran” Il comandante delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa Khalil el-Moqdah, ucciso a Sidone, era legato anche ai Guardiani della rivoluzione dell’Iran. Lo hanno indicato le Idf, rivendicando l’attacco sulla città nel sud del Libano. In una dichiarazione congiunta, le Idf e lo Shin Bet hanno sostenuto che i fratelli el-Moqdah abbiano lavorato dal Libano con i Pasdaran per trasferire denaro e armi alle cellule terroristiche in Cisgiordania. A marzo, lo Shin Bet rivelò di aver sventato tentativi dell’Iran di contrabbandare grandi quantità di armi in Cisgiordania per usarle in attacchi contro obiettivi israeliani. All’epoca lo Shin Bet indicò che Mounir el-Moqdah, fratello del militante ucciso dalle Idf, era coinvolto nel complotto.

Raffica di razzi di Hezbollah sul Golan – In mattinata Hezbollah aveva rivendicato la responsabilità del lancio di razzi su Katzrin, nel nord di Israele, sostenendo di aver preso di mira una base militare . Il gruppo libanese ha affermato di aver lanciato diverse raffiche di razzi Katyusha non guidati contro la base militare sulle alture del Golan come risposta a un attacco dell’esercito israeliano nella valle della Bekaa, nel Libano orientale, avvenuto nella notte. Immediata era arrivata la replica di Tel Aviv. “Hezbollah ha lanciato 50 razzi e ha preso di mira i civili, agiremo di conseguenza“, ha detto il portavoce delle forze israeliane, Daniel Hagari.

Israele chiede di evacuare una zona umanitaria – Le operazioni dell’esercito israeliano continuano anche nella Striscia di Gaza. L’Idf ha chiesto ai palestinesi di evacuare una parte della zona umanitaria di Deir al-Balah, nella parte centrale dell’enclave. Il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell’esercito, ha pubblicato una mappa delle zone che devono essere evacuate perché l’esercito israeliano “interverrà lì con la forza” contro i gruppi terroristici nella zona. “Per la vostra sicurezza, vi esortiamo a evacuare immediatamente a ovest. La zona in cui vi trovate è considerata una zona di combattimento pericolosa”, ha aggiunto Adraee. E Ynet riferisce che carri armati israeliani sono stati visti ad est della città, un’area dove finora i tank dello Stato ebraico non avevano mai manovrato.

Hamas convoca un protesta di massa – Anche Hamas è tornata a far sentire la propria voce. L’organizzazione al potere nella Striscia ha convocato una protesta di massa il 23 agosto per celebrare “una giornata per difendere Gaza, Gerusalemme e Al-Aqsa”. Il gruppo palestinese si rivolge in particolare ai musulmani della Cisgiordania, di Gerusalemme e del resto di Israele, esortandoli a recarsi alla moschea di Al-Aqsa sul Monte del Tempio e a barricarsi al suo interno per “sventare i tentativi degli estremisti di profanarla”. L’appello – spiega il Times of Israel – giunge nel 55° anniversario di un incendio doloso nel luogo sacro per i musulmani, compiuto da un cristiano australiano il 21 agosto 1969, che distrusse parti della struttura. Nella sua dichiarazione, Hamas sostiene che Israele sta tentando di imporre la propria sovranità sull’intero complesso della moschea, che sorge in un’area sacra per le tre grandi religioni monoteistiche ma riservata da convenzioni internazionali alla preghiera dei musulmani. Il riferimento è alla provocazione messa in campo la scorsa settimana da Itamar Ben Gvir, alleato di governo del premier Netanyahu, che aveva portato decine di ebrei ultra-ortodossi a pregare sul Monte del Tempio in violazione degli accordi internazionali.

I negoziati per la tregua “sull’orlo del collasso” – “La trattativa per il cessate il fuoco a Gaza, intanto, sarebbe “sull’orlo del collasso”. Lo hanno detto due funzionari americani e due israeliani a condizione di anonimato a Politico.com alla vigilia della ripresa al Cairo di nuovi negoziati. Se l’ultima versione proposta dell’accordo dovesse fallire, però, i mediatori non hanno pronta un’alternativa immediata da proporre e il rischio sarebbe quello di una recrudescenza della violenza, scrive il sito. L’attuale proposta, messa a punto da Stati Uniti, Israele, Egitto e Qatar a luglio, secondo i funzionari è la forma di accordo più forte elaborata finora perché si adatta alle richieste sia di Hamas sia di Israele. Tel Aviv ha firmato, ma l’organizzazione palestinese ha detto pubblicamente che contraddice la prima proposta elaborata dal presidente americano Joe Biden e quindi non la accetterà. Il timore dei funzionari Usa è che quindi quest’ultimo accordo possa naufragare come i precedenti. “Abbiamo visto Sinwar (Yayha, nuovo leader dell’ala politica di Hamas, ndr) porre sostanzialmente il veto o affossare quanto concordato e abbiamo visto Netanyahu (Benjamyn, premier israeliano, ndr) aggiungere ulteriori condizioni“, ha detto Andrew Miller, fino a giugno sottosegretario di Stato per gli affari israelo-palestinesi. “Sembra che ci sia in una situazione di stallo, ma è una di quelle situazioni in cui, anche se la probabilità di raggiungere un accordo è bassa, è difficile pensare a una strategia migliore”, ha ammesso. “Ma se non otteniamo l’accordo, c’è la possibilità che l’Iran attacchi e che si arrivi a un vero e proprio scontro”, ha aggiunto la fonte.

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