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Ius scholae, Tajani e Salvini litigano ancora. Piantedosi spiazza la Lega: “Interroghiamoci su come rendere i migranti nostri cittadini”

È Matteo Piantedosi a rompere gli equilibri nella maggioranza sul tema della legge sulla cittadinanza, tornata al centro del dibattito dopo i successi azzurri alle Olimpiadi di Parigi, conquistati in molti casi da atleti italiani di seconda generazione. Da settimane la discussione sembrava cristallizzata. Da un parte Forza Italia che con il suo leader, Antonio Tajani, continua a premere sugli alleati di governo per una riforma. Dall’altra Fratelli d’Italia e soprattutto la Lega, fermamente contraria a un allargamento delle maglie. Ma dal palco del Meeting di Rimini è il ministro dell’Interno Piantedosi, vicino al Carroccio, a rompere le fila e ad aprire a una possibile revisione della legge: “Bisogna porsi il problema di come rendiamo” i migranti “nostri cittadini”, ha detto il ministro, sottolineando la necessità di “dare soddisfazione a quella tendenza di ogni persona di trovare un ruolo e sentirsi utile nella società”. La sostenibilità dei processi migratori, ha aggiunto, “si nutre anche del fatto che si tratta di persone di cui dobbiamo immaginare la centralità nella società da qualsiasi parte provengano”. E dunque “non basta dare soddisfazione solo ai bisogni primari” ma bisogna porsi il problema di come rendere queste persone “nostri cittadini”.

Per Piantedosi, la discussione delle ultime settimane deve servire ad aprire una valutazione “tecnica”, fatta “alla luce di dati concreti e realistici”. Questo, dice il ministro, “potrebbe aiutarci a non negare il problema e respingerlo al mittente, ma aiutarci a fare qualcosa di più mirato e importante per le nostre esigenze, che sono di massima integrazione delle persone che arrivano”. “Credo però – ha aggiunto Piantedosi – che vada fatto senza avere condizionamenti ideologici“.

Dichiarazioni che sembrano strizzare l’occhio a quanto detto da Tajani in un’intervista a Repubblica: “Un buon italiano è chi crede nell’Italia, la conosce, la difende. Quanti militari figli di stranieri ci sono nel nostro esercito? E poi gli atleti, le scuole in cui vanno i nostri figli. Il mondo cambia e continua a cambiare, svegliamoci“. Il leader di Fi continua a provocare gli alleati di governo sul tema. Il vicepremier e ministro degli Esteri ribadisce il favore del suo partito allo ius scholae, cioè una legge che consenta di far acquisire la cittadinanza agli stranieri nati in Italia dopo uno o più cicli scolastici: Forza Italia, annuncia, presenterà una proposta in base alla quale “non basterà essere iscritti” a una scuola italiana, ma “servirà un percorso di studi completo“. Anche se, precisa ancora una volta, “non è la nostra priorità, che sono altre: l’economia e l’emergenza carceri”.

Finora dal resto della maggioranza si sono alzati muri nei confronti dell’ipotesi, mentre il centrosinistra, che ha presentato vari ddl sull’argomento (in cui si propone anche lo ius soli, cioè la concessione della cittadinanza per nascita sul territorio nazionale), sarebbe pronto a votare a favore. Tajani però nega di voler cercare sponde nell’opposizione: “Non ho sentito Schlein per fare un inciucio, né lavoro a un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. L’Italia è cambiata, abbiamo ricevuto in due anni 170mila ucraini. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore dello ius scholae”, sottolinea. “E tutto questo”, aggiunge, “nulla ha a che vedere con l’immigrazione illegale: mica diamo la cittadinanza ai clandestini, né parliamo di ius soli. Parliamo dei figli di ucraini fuggiti dalla guerra o di chi lavora regolarmente dopo essere arrivato, magari con il decreto flussi”.

Sulla posizione di Tajani è pronto a convergere anche il Movimento 5 stelle: “Lo ius scholae è la proposta attorno alla quale si può costruire una maggioranza in Parlamento ed è da sempre ritenuta dal M5s la soluzione più sensata”, dice ad affaritaliani.it il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli. Irene Manzi, deputata e responsabile Scuola del Pd, afferma invece a LaPresse di voler aspettare “che venga depositata una proposta e si apra un confronto in Parlamento”. Ma dalla maggioranza l’altro vicepremier, il leader leghista Matteo Salvini, ribadisce la chiusura: la modifica della legge sulla cittadinanza “non è una priorità e non è nell’agenda di governo”, dice ai cronisti a margine del meeting di Comunione e liberazione a Romini, rispondendo a chi gli chiede se Tajani stia diventando un alleato scomodo. “L’Italia è il Paese europeo che concede più cittadinanze di tutti. Concediamo più cittadinanze a cittadini stranieri rispetto alla Francia, alla Spagna e alla Germania. Quindi, legge che va bene non si cambia“, chiosa.