Il Parlamento di Kiev, la Verkhovna Rada, ha ratificato con 281 voti a favore lo Statuto di Roma e così ha riconosciuto la giurisdizione della Corte penale internazionale. E’ uno dei passi che il governo ucraino doveva compiere nel percorso verso l’adesione all’Unione europea. Dopo l’entrata in vigore della legge e dello Statuto, che Kiev aveva firmato il 20 gennaio 2000 ma non aveva ancora ratificato, l’Ucraina acquisirà la piena titolarità nella Corte penale internazionale e potrà partecipare all’Assemblea degli Stati che fanno parte della Cpi. Inoltre nominerà il proprio candidato alla carica di giudice, potrà approvare la distribuzione del bilancio della Cpi al fine di garantire un’adeguata indagine sui crimini russi in Ucraina, parteciperà alle elezioni dei giudici e di altri funzionari eletti (in particolare del procuratore della Cpi) e potrà influenzare l’elaborazione delle modifiche allo Statuto di Roma.

“Con la ratifica dello Statuto di Roma, l’Ucraina ha anche compiuto un altro passo significativo verso l’adesione all’Ue”, ha commentato su X il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. “Con questo passo, l’Ucraina dimostra il suo incrollabile impegno nel rafforzare la giustizia internazionale – ha aggiunto Kuleba – L’Ucraina ha già lavorato efficacemente con la Cpi per garantire che i russi siano chiamati a rispondere per tutte le atrocità commesse durante la loro aggressione. Questo lavoro sarà ora ancora più efficace”.

“La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina è anche un brutale attacco al diritto internazionale – ha scritto in un messaggio su X il ministero degli Esteri di Berlino -. La ratifica dello Statuto di Roma da parte dell’Ucraina è un segnale importante che rafforza il diritto internazionale e la Corte penale internazionale. Benvenuti nella Cpi come 125° membro”.

Il 17 marzo 2023, sulla base delle richieste avanzate dalla Procura il 22 febbraio, la Corte penale internazionale aveva emesso due mandati di arresto nei confronti Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova. In base all’articolo 8 dello Statuto di Roma i magistrati dell’Aja contestano al presidente russo e al Commissario per i diritti dei bambini presso della Federazione il crimine di guerra di deportazione illegale e di trasferimento illegale bambini dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa.

Putin, in qualità di presidente della Federazione, sarebbe personalmente responsabile per aver commesso gli atti direttamente, per non aver esercitato un controllo adeguato sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti, o hanno permesso la loro commissione, e che erano effettivamente sotto la sua autorità e il suo controllo. Lvova-Belova sarebbe personalmente responsabile per aver commesso gli atti direttamente, congiuntamente ad altri e/o tramite altri in base all’articolo 25 dello Statuto.

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