La discussione nata tra il garante del MoVimento 5 Stelle Beppe Grillo (il nostro DNA, il post sul suo blog) e il presidente Giuseppe Conte (con il suo video di risposta) mi sembra semplicemente surreale.
Tutto è stato innescato da un risultato che bisogna oggettivamente definire disastroso alle ultime elezioni europee di giugno. Infatti, al di là delle percentuali, il MoVimento 5 Stelle su quattro milioni e mezzo di voti ne ha persi due milioni. La tabella allegata parla in modo eloquente.
Come si procede dopo una sconfitta? Ad esempio, come ha dichiarato Conte: “È giusto che mi assuma tutte le responsabilità […] è stata una prestazione inaccettabile. Grande delusione e amarezza e tanto sui cui lavorare”. Il Conte di cui parlo sopra è però Antonio, l’allenatore del Napoli e quelle sono le sue dichiarazioni dopo la debacle per 3-0 contro il Verona. Penso che tutti possiamo apprezzare questa presa di posizione.
Immaginiamo che invece Conte avesse invece annunciato di voler far votare ai sostenitori di cambiare il nome del Napoli, l’azzurro delle maglie e persino le regole del gioco del calcio. Tutto questo non volendo toccare in alcun modo la formazione che scenderà in campo e aggiungendo la clausola che nel caso quello che dovesse uscire dalla consultazione non dovesse essere di suo gradimento ne “trarrebbe le conseguenze”.
Per quanto questo potrebbe apparire una fantasia? Invece, è proprio quello che sta accadendo nel MoVimento 5 Stelle. Dopo un disastro elettorale, la decisione che è stata calata dall’alto è stata di ridiscutere simbolo, nome, regole fondative, senza mettere minimamente in discussione il gruppo dirigente attorno alla figura di Conte. Addirittura, si parla di dare ulteriori privilegi a questo gruppo di parlamentari sollevandoli dalla promessa di “solo due mandati in politica e poi si ritorna alla vita di prima”, violando apertamente quella che è una regola fondativa del MoVimento 5 Stelle.
Ma come si potrebbe giustificare questa ennesima retromarcia davanti agli elettori? Quanti altri elettori ed elettrici si rifugerebbero nell’astensione di fronte all’ennesimo tradimento di una promessa personale? Come potrebbero essere credibili persone che fino a ieri hanno pubblicamente ripetuto che le regole si rispettano e adesso si nascondono dietro agli iscritti affinché li sollevino dagli impegni che hanno preso? Chi vuole il terzo mandato non avrebbe più nulla a che vedere con il MoVimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Conte ha avuto carta bianca per scegliere chiunque volesse in questi ultimi tre anni di vita del Movimento con listini bloccati, pluricandidature, capolista imposti, personaggi della “società civile” che fino al giorno prima di essere proposti erano estranei al MoVimento. Il tutto semplicemente ratificato dagli iscritti. I risultati sono stati la perdita di voti in qualsiasi consultazione, Sardegna compresa, ove anche lì m5s ha perso circa 50.000 voti rispetto alla precedente elezione.
Ad agosto 2022, dopo un lungo confronto con Beppe Grillo si era finalmente espresso in modo chiaro: la regola dei due mandati non si tocca perché serve a tutelare innanzitutto i cittadini da chi raggiunge una posizione di potere e non vuole più schiodare.
Fino ad adesso il faticoso accordo tra Conte e Grillo aveva più o meno retto. Conte decideva la linea politica e le candidature, e Grillo era il garante, ovvero il custode dei valori e principi, nonché titolare del simbolo e nome. Questo accordo è andato in pezzi questa estate. È vero che Conte non ha mai attaccato direttamente Beppe Grillo, ma le persone a lui vicine lo hanno fatto in più occasioni, senza che Conte dicesse nulla.
Sia Beppe Grillo (che è il fondatore del Movimento) che Giuseppe Conte (che è stato il Presidente del Consiglio indicato dal Movimento in due governi) rappresentano un pezzo di storia importante del Movimento. Personalmente, non ho nulla contro Giuseppe Conte e ho apprezzato la grande umanità che ha dimostrato in molti frangenti.
Tuttavia, arrivati a questo punto, vedo davvero complesso un riavvicinamento, che in cuor mio vorrei fortemente ma vedo oramai impossibile. Di fronte alla volontà di mettere in discussione e cambiare regole fondanti, simbolo e nome, tanto vale che Conte crei un’altra forza politica a sua immagine e somiglianza tramite una separazione consensuale e usare l’occasione dell’assemblea costituente per strutturare questa nuova forza politica.
Penso che chiunque abbia a cuore il Movimento non possa immaginare che da qui a metà ottobre si continui a parlare di regole interne, mandati dei parlamentari piuttosto che dei bisogni dei cittadini. Si sfrutti questo tempo per trovare un accordo giusto e soddisfacente per tutti, ci si saluti con rispetto reciproco e riconoscenza, visto che senza Beppe Grillo mai Conte sarebbe stato nominato Presidente del Consiglio e del MoVimento 5 Stelle, e poi ciascuno prosegua per la propria strada. Insomma, per dirla come Geolier, “i p’ me tu p’ te”.
Oltre a essere la decisione più giusta verso gli attivisti che ogni giorno tentano di metterci la faccia, potrebbe essere anche vantaggiosa in termini elettorali, visto che oramai Conte e Grillo si rivolgono a due gruppi elettorali diversi e chi fino ad adesso si è astenuto potrebbe invece riconoscersi in una delle due nuove forze politiche. Sicuramente i figli soffrono durante una separazione, ma si sentono anche sollevati una volta che vedono che i genitori smettono di litigare tra loro e iniziano di nuovo ad avere un rapporto basato sul rispetto reciproco.
Il mio forte appello è: Giuseppe Conte e Beppe Grillo, vedetevi per un’ultima volta e procediamo con la separazione prima possibile senza aspettare l’assemblea. Conte vada per la sua strada e sarà un bene per tutti.