Supera il mezzo milione di firme digitali il quesito referendario per abrogare la legge sull’autonomia differenziata. Sulla piattaforma online del ministero della Giustizia, inaugurata a fine luglio, il contatore delle sottoscrizioni alle 14:30 del 21 agosto segna 500.329: un numero che sarebbe sufficiente anche da solo a superare il quorum di cinquecentomila firme richiesto per proporre referendum di iniziativa popolare. Quella soglia, però, è stata oltrepassata già dal 31 luglio grazie al contributo dei banchetti, organizzati da sindacati, associazioni e partiti di opposizione che hanno depositato il quesito (solo la Cgil ha già certificato 164.711 firme “tradizionali”). Nel frattempo, seguendo l’esempio della Puglia, anche la Sardegna ha scelto di impugnare la legge di fronte alla Corte costituzionale: la delibera di 55 pagine contenente il ricorso è stata approvata mercoledì dalla giunta regionale dell’isola, guidata dalla pentastellata Alessandra Todde. Si moltiplicano così i fronti della battaglia legale contro il provvedimento voluto dal ministro leghista delle Autonomie Roberto Calderoli, che detta il quadro normativo dei futuri accordi tra Stato e Regioni a statuto ordinario per la devolution di competenze su 23 materie, tra cui la tutela della salute. “Sono orgogliosa che la Sardegna sia capofila in questa battaglia, in difesa di chi ha di meno e contro la volontà di questo governo di aumentare una disparità inaccettabile tra i territori”, dichiara Todde.

Il Coordinamento per la democrazia costituzionale, soggetto promotore del referendum, festeggia invece il superamento di quota cinquecentomila firme online: “L’obiettivo è stato raggiunto e superato. Continuiamo a firmare e far firmare e con una valanga di firme dimostriamo che i cittadini e le cittadine italiane questa legge “spezzatino” non la vogliono“, scrive il comitato in un post sui social, celebrando “un risultato davvero straordinario, e per certi versi inaspettato per la sua rapidità, peraltro conseguito in pieno agosto, un mese per nulla favorevole a questo genere di iniziative. Contrariamente a quanto sostiene qualche mal informato esponente del governo, che ci ricorda la difficoltà nel chiedere e validare tutti i certificati elettorali dei firmatari, per le sottoscrizioni online la procedura è automatica, grazie al collegamento della piattaforma con l’anagrafe nazionale. A queste vanno aggiunte le centinaia di migliaia di firme raccolte nei banchetti che abbiamo organizzato capillarmente in tutte le Regioni, queste sì da certificare una per una, cosa che ovviamente faremo con il massimo rigore”, spiega ancora il comitato in una nota. Per il definitivo via libera al referendum, però, bisognerà attendere la dichiarazione di ammissibilità del quesito, affidata alla Consulta che dovrà verificare il rispetto dei parametri dettati dalla Costituzione all’articolo 75 (“Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”).

“Consideriamo quello appena compiuto solo il primo passo. Abbiamo ancora un mese a disposizione e intendiamo utilizzarlo per intero”, aggiungono i promotori. “Proseguirà quindi il nostro impegno nell’invitare le persone a firmare sia sul web che nelle piazze, nelle feste di partito, nei luoghi di lavoro. Contemporaneamente, moltiplicheremo le iniziative per spiegare le ragioni della nostra mobilitazione e i pericoli che corriamo a causa di una legge profondamente sbagliata, che aumenterà inevitabilmente i divari territoriali e le diseguaglianze sociali, minerà alle fondamenta il nostro welfare universalistico, danneggerà allo stesso tempo lavoratori e imprese. Siamo convinti che, se adeguatamente informati, gli elettori respingeranno il tentativo di dividere e indebolire irrimediabilmente il Paese, compromettendone la coesione sociale e le prospettive di sviluppo. Decisioni di questa portata non possono essere assunte in una logica di scambio tra forze politiche e al riparo da una discussione e un confronto pubblici, che invece devono coinvolgere il numero più ampio possibile di cittadine e cittadini, nelle cui mani va restituito il futuro dell’Italia”.

Dal mondo della politica esulta con una post sui social Angelo Bonelli, leader di Europa verde, uno dei parttiti sostenitori del referendum. “Allo stato attuale possiamo affermare con tranquillità che ci stiamo avvicinando all’obiettivo delle 800mila firme complessive. Avendo tempo fino a fine settembre, l’obiettivo ora è superare il milione“, rilancia. “Questa partecipazione dimostra quanto sia sentito il tema della difesa della Costituzione, delle prerogative del presidente della Repubblica e dell’unità del Paese contro il tentativo di dividerlo non solo in due, ma in più parti, mettendo il nord contro il sud. Questa riforma Calderoli, se non verrà abrogata, comporterà disparità e penalizzazioni in settori cruciali come la sanità, l’ambiente, e le attività produttive. Noi non ci fermiamo e proseguiremo sia la raccolta online che i banchetti in tutta Italia”, conclude.

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