Ancora un’aggressione ai danni di un medico in servizio, e ancora una volta la vittima è una donna. Questa volta è successo a Maruggio, in provincia di Taranto. Una coppia di turisti si è presentata all’ambulatorio della guardia medica, intorno alle 3 del mattino del 18 agosto. I due hanno chiesto assistenza per il loro figlio che accusava un problema all’occhio. Dopo aver visitato il bimbo, la dottoressa in servizio, una specializzanda 32enne in urologia, ha consigliato ai genitori di consultare uno specialista. Ed è a quel punto che è avvenuta l’aggressione. I due hanno iniziato a insultare pesantemente la dottoressa. L’hanno minacciata di morte e poi sono passati alla violenza fisica. La specializzanda si è dovuta barricare nella stanza, ma ha riportato comunque un trauma alla spalla e ha avuto un attacco di panico. Il giorno dopo ha comunicato all’Asl che non avrebbe più svolto turni presso il presidio di continuità assistenziale di Maruggio. “Lascio in nome di tutte le donne medico”, ha dichiarato la specializzanda. “Dobbiamo essere tutelate, almeno avere una guardia giurata accanto. Il nostro è un mestiere nobile, a disposizione degli altri. Ma non possiamo rischiare in questo modo”. La vittima ha sporto denuncia e l’Asl si costituirà parte civile in un eventuale processo. Unanime la condanna dell’accaduto da parte di sindacati, Ordine dei medici e ministero della Salute.

La specializzanda ha incontrato i dirigenti dell’azienda il 21 agosto. Una riunione “cordiale”, secondo Gregorio Colacicco, direttore generale della Asl di Taranto. “La collega, specializzanda inserita nella rete di formazione universitaria, non si è dimessa – spiega Colacicco -. Ha esaurito i turni del mese di agosto e ne approfitterà per riposare”. Ci sarà un nuovo incontro a fine mese “quando sarà possibile insieme cercare la soluzione che renda tranquilla la dottoressa”, prosegue. Alla riunione hanno preso parte, in presenza, Gloria Saracino, direttrice del distretto di Manduria da cui dipende il presidio di Maruggio, e il direttore sanitario della Asl ionica, Sante Minerba, e da remoto, il sindaco di Maruggio, Alfredo Longo e il presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto, Cosimo Nume. “La direttrice del distretto si è detta disponibile a fornire anche un supporto psicologico al medico per superare quanto vissuto – conclude il direttore generale. Spero che presto l’episodio possa essere archiviato dalla collega”, aggiunge Colacicco auspicando che la 32enne possa completare “la sua formazione così come ha fatto finora”.

Sul caso è intervenuto anche il ministro alla Salute, Orazio Schillaci: “Voglio rivolgere la mia vicinanza e solidarietà alla dottoressa. Questo Governo si è impegnato da subito per contrastare il fenomeno inaccettabile delle aggressioni agli operatori sanitari e, come ho già annunciato, siamo pronti a valutare anche insieme alle categorie ulteriori iniziative da mettere in campo per fare in modo che medici e infermieri si sentano protetti – dichiara il ministro -. Non possiamo consentire che la paura allontani il personale sanitario dagli ospedali. In questi due anni abbiamo adottato provvedimenti per migliorare i servizi e rafforzare le misure di sicurezza. Ma serve un cambiamento culturale e su questo dobbiamo lavorare uniti affinché i cittadini comprendano che la violenza non cura ma aggrava la situazione per chi ha bisogno di cure e assistenza”.

“In Puglia stiamo assistendo a un’escalation di aggressioni ai danni di medici e personale sanitario. Violenze a Bari, Foggia, Lecce, fino all’episodio in provincia di Taranto: sono sintomi inquietanti di una disfunzione del sistema”. Lo afferma Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici di Bari commentando l’aggressione. “Evitiamo che anche questa collega – aggiunge Anelli – cui va tutta la nostra vicinanza, lasci il posto di lavoro. Chiediamo al presidente Emiliano di garantirle sicurezza e di essere ricevuti per un confronto su come mettere in atto risposte concrete. Serve un intervento immediato.” Il governo, sostiene Anelli, “ha già messo in atto alcuni provvedimenti ma bisogna fare di più. Non basta la repressione per arginare un fenomeno che ha molte cause, prima tra tutte la scarsità del personale sanitario, dovuta a decenni di definanziamenti”. Servono, conclude il presidente, “risorse per arginare la fuga del personale sanitario. Servono più medici, in ospedale e sul territorio, meglio pagati e più valorizzati. In questa situazione anche il rischio clinico aumenta, così come la possibilità di errore. Servono reali misure di sicurezza per restituire serenità ai professionisti”.

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