Il ministero della Difesa russo ha riferito di aver abbattuto 45 droni lanciati nella notte dall’Ucraina, 11 dei quali puntavano su Mosca. “Questo è uno dei più grandi tentativi di attaccare Mosca con i droni di tutti i tempi”, ha scritto su Telegram il sindaco della capitale Sergei Sobyanin, aggiungendo che non sono state segnalate vittime o danni materiali. Nel dettaglio, oltre quelli diretti verso Mosca, 23 velivoli sono stati distrutti sulla regione di Bryansk, sei sono stati abbattuti sul territorio della regione di Belgorod, tre sulla regione di Kaluga e due sulla regione di Kursk.

“Tutto è andato a posto dopo che i neonazisti hanno compiuto un atto di terrorismo contro la regione di Kursk – ha scritto su X il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev -. Le chiacchiere sulla pace meravigliosa fatte da mediatori non autorizzati sono finite. Ora tutti capiscono, anche se nessuno lo dice pubblicamente, che non ci saranno colloqui finché il nemico non sarà completamente sconfitto”.

L’Aeronautica militare di Kiev, da parte sua, ha fatto sapere che le forze russe hanno lanciato la notte scorsa 3 missili e 69 droni sull’Ucraina, 66 dei quali sono stati abbattuti o messi fuori combattimento elettronicamente. Cinquanta velivoli sono stati abbattuti in 14 regioni inclusa quella di Kiev. Altri 16 sono stati intercettati con contromisure elettroniche. I russi hanno lanciato inoltre 2 missili balistici Iskander-M/KN-23 dalla regione di Voronezh e un missile guidato X-59/X-69 dalla regione di Kursk, che è stato distrutto. In mattinata un altro drone russo ha sorvolato la regione di Cherkasy ma non è chiaro se sia stato abbattuto.

Il Pentagono ritiene che la guerra della Russia contro l’Ucraina sia giunta a un punto morto. Lo riporta l’agenzia di stampa Bloomberg, che cita l’agenzia di intelligence del dipartimento della Difesa statunitense. Secondo gli esperti dell’intelligence militare, né l’Ucraina né la Russia hanno infatti gli asset per lanciare una grande offensiva l’uno contro l’altro.

In particolare, Kiev non dispone ancora di una quantità di munizioni sufficiente per eguagliare la capacità della Russia di lanciare circa 10mila pezzi di artiglieria al giorno, anche dopo che il Congresso degli Stati Uniti ha sbloccato nuovi aiuti militari in aprile. Le truppe ucraine sono ancora in grado di condurre operazioni difensive, ma non saranno in grado di lanciare una controffensiva su larga scala per almeno sei mesi, afferma il Pentagono.

Allo stesso tempo, la Russia ha adottato una strategia che mira a stremare l’Ucraina: Mosca sarà in grado di mantenere una zona cuscinetto conquistata dalle sue truppe, ma non ha forze sufficienti “per minacciare un’avanzata più profonda nel territorio controllato dall’Ucraina, come nel caso della città di Kharkiv“. Le conclusioni del servizio di intelligence del ministero della Difesa Usa sono contenute nell’ultimo rapporto trimestrale sugli aiuti americani all’Ucraina.

Sul piano diplomatico, intanto, l’Ucraina continua a muovere i suoi passi. Il Parlamento di Kiev, la Verkhovna Rada, ha ratificato con 281 voti a favore lo Statuto di Roma e così ha riconosciuto la giurisdizione della Corte penale internazionale (Cpi). Si tratta anche di uno dei passi essenziali che il governo ucraino doveva compiere nel percorso verso l’adesione all’Unione europea. Kiev aveva firmato lo Stato il 20 gennaio 2000, ma non lo aveva ancora ratificato.

Dopo l’entrata in vigore della legge e dello Statuto di Roma, l’Ucraina acquisirà la piena titolarità nella Corte penale internazionale e potrà partecipare all’Assemblea degli Stati che fanno parte della Cpi. Inoltre nominerà il proprio candidato alla carica di giudice, potrà approvare la distribuzione del bilancio della Cpi al fine di garantire un’adeguata indagine sui crimini russi in Ucraina, parteciperà alle elezioni dei giudici e di altri funzionari eletti (in particolare del procuratore della Cpi) e potrà influenzare l’elaborazione delle modifiche allo Statuto di Roma.

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