“Se ti vuoi dopare prendi altri ‘bol’, non sicuro il Clostebol. Chi come Kyrgios, Pouille o Shapovalov parla a sproposito è perché non ha fatto analisi e non sanno bene di che cosa parlano“. Prima della positività per contaminazione involontaria di Jannik Sinner all’agente anabolizzante di alcune pomate o spray cicatrizzanti e sostanza proibita dall’Itia perché dopante, un caso analogo aveva colpito il tennista italiano Marco Bortolotti. Il 33enne emiliano, 87esimo nel ranking di doppio, aveva scoperto lo scorso mese di novembre di avere tracce di Clostebol nel sangue, la stessa sostanza trovata al numero 1 al mondo (successivamente a una catena di leggerezze dal parte del team medico).
“Per me sarebbe finita la carriera”
Intervistato da ubitennis.com, (dal giornalista Giovanni Pelazzo) Bortolotti ha condiviso la sua esperienza personale che si è conclusa con la propria innocenza per assunzione fortuita, come Sinner: “Ho cercato di capire come tutto ciò fosse possibile, poi si è capito che proveniva da una crema. Nel caso di Jannik credo sia uno spray, ma è sempre Trofodermin. Le pene non erano bellissime, si passava da un minimo di due anni ad un massimo di quattro: per me sarebbe finita la carriera”. Il tennista ha aggiunto: “La mia compagna e la mia famiglia mi sono stati molto vicini, non era facile. Io mi sono chiuso abbastanza, ho cercato di risolvere il caso sperando che andasse tutto bene e per fortuna così è stato”.
Scagionato a febbraio: non c’era colpa o negligenza
“Per questioni di privacy posso raccontare qualcosa, non tutto, ma non ho nulla da nascondere“, inizia così l’intervista di Bortolotti. Una vicenda simile con lo stesso ‘lieto’ fine. “Ho avuto un controllo il 4 ottobre 2023, a Lisbona. Dopo quasi due mesi, a fine novembre, dopo un altro paio di controlli anti doping mi era arrivata la notifica che quello di Lisbona non era ok. Abbiamo cercato di capire da dove potesse provenire questa sostanza, ho fatto le mie ricerche e siamo arrivati alla conclusione, raccontando la nostra versione dei fatti che coincideva con le prove di laboratorio raccolte da Itia e Wada”. I controlli, le valutazioni e l’innocenza: “Sono poi stato scagionato a fine febbraio, con l’accordo che avrei perso i punti e i soldi guadagnati a Lisbona. Per il resto, come nel caso di Sinner, non c’era né colpa né negligenza“. Un caso, come quello di Sinner, reso pubblico solamente dopo la sentenza ufficiale: “Prima bisogna fare tutti i controlli e gli accertamenti del caso. Non si può uscire dicendo ‘è stato trovato positivo’ e basta, non si sa neanche a quale sostanza. Io ho avuto la notizia a fine novembre, quindi sono passati due mesi e mezzo. Per me è stato infinito. Anche Jannik ha ricevuto la notizia ad aprile…”. Una situazione pesante e vissuta con un peso sulle spalle non indifferente: “Non ho potuto godermi la famiglia e il relax, né programmare il futuro. Non sai che cosa ti succederà”.
I consigli e la solidarietà a Sinner
“Io credo che lui (Sinner, ndr) l’abbia già gestita, in teoria potrebbe essere tutto finito, a meno che la Wada non impugni nuovamente il caso. Ormai si può mettere la situazione alle spalle. Poi certo, lui è un personaggio pubblico e rispetto al mio caso lo sapranno molte più persone, ma credo e spero per lui che il peggio sia passato”. Solo Bortolotti e pochi altri possono capire fino in fondo lo stato d’animo che si prova in questi casi e il supporto all’altoatesino non manca. “È veramente una stupidaggine: parliamo di una crema per ferite che non influenza le prestazioni, anche a lui hanno trovato una quantità minima. Ai tempi della mia accusa avevo parlato con un amico biologo che mi ha detto, testualmente: ‘se ti dopi con il Clostebol sei veramente un imbecille'”. Per chi ha criticato, con duri attacchi sui social, il comportamento di Sinner – come i colleghi Kyrgios o Shapovalov – Bortolotti ha un consiglio: “Leggono un titolo e parlano perché hanno la lingua o perché sono invidiosi. Jannik ha tutta la mia solidarietà e il mio appoggio”.