Il 28 settembre 2021 l’ex governatore della Liguria Giovanni Toti tranquillizzava al telefono Aldo Spinelli, suo presunto corruttore nell’inchiesta della Procura di Genova che porterà entrambi a processo a novembre insieme all’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Signorini. L’imprenditore è preoccupato per i lavori della nuova diga foranea di Genova, opera necessaria a valorizzare la sua concessione portuale, ma Toti lo rassicura: “È già in gara, sappiamo già anche chi la fa… vince, secondo me vince Salini (patron del gruppo Webuild, ndr), Fincantieri, Fincosit” (l’audio). E per rafforzare il concetto – come rivelato dal Fatto – spiega a Spinelli di averne parlato il giorno prima con l’allora ministro dell’Economia Daniele Franco (non indagato).

A quell’epoca, però, la procedura non era cominciata e la cordata non costituita. L’aggiudicazione dei lavori arriverà solo un anno dopo, salutata da una conferenza stampa. Anche in quel caso Toti fu buon profeta, anche se i sorrisi compiaciuti dei manager del consorzio in prima fila dimostrano che nessuno sospettava fosse una Cassandra: “È la stessa squadra che ha fatto il ponte di Genova… a gara chiusa posso dire, squadra che vince non si cambia, prima non si poteva evidentemente dire, sarebbe stato un reato molto grave”. Come la turbativa d’asta ipotizzata ora dalla Procura europea, da mesi impegnata ad approfondire le ombre sull’appalto da un miliardo di euro, in larga parte proveniente da fondi del Pnrr-Pnc (il piano nazionale complementare al Recovery) e della Banca europea degli investimenti. E non è un caso che agli atti dell’indagine, oltre alle intercettazioni tra Toti e Spinelli, i pm abbiano acquisito anche il video della conferenza stampa.

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