di Sergio Ciliegi
Il limite di mandati elettorali è l’assicurazione sulla vita della democrazia, sotto tutti i cieli e in tutti i tempi.
L’assenza di limiti di mandato genera la professionalizzazione della politica e questo porta (può portare) alla deformazione delle motivazioni dell’aspirante alla rielezione. Se le convinzioni politiche e le motivazioni ideali portano (anche se non sempre, ovviamente) al primo mandato, si può dire altrettanto per i successivi?
Non si può ovviamente generalizzare, ma i privilegi e i benefici, non solo economici, della status di parlamentare possono indurre in tentazione e far prevalere, nel parlamentare al primo o secondo mandato, l’interesse alla rielezione sull’aspirazione nobile della rappresentanza di interessi dei cittadini. Non è così per tutti ma per molti sì; sul fenomeno non mancano studi.
Parlando dell’Italia, questi rischi della professionalizzazione della politica e della cristallizzazione della “casta” sono aggravati dalla legge elettorale con liste bloccate senza preferenze, che hanno generato un potere senza precedenti – un potere assoluto – dei capi partito: se non sei gradito al capo non vai in lista, il che comporta che la selezione non la fa l’elettore ma il capo partito e l’aspirante non può proporsi per la rielezione per le sue idee ma per il grado di fedeltà alle idee del capo.
In sostanza un vulnus grave alla democrazia rappresentativa, e allo spirito, se non alla lettera, dell’articolo 56 della Costituzione.
Il limite dei due mandati non risolve il problema ma ne riduce sensibilmente la portata. E non vedrei rischi per la trasmissione e circolazione di esperienza: ci sarebbero sempre eletti al primo mandato e eletti al secondo con esperienza trasmissibile.
L’ideale sarebbe una modifica della legge elettorale con la reintroduzione delle preferenze in liste non bloccate insieme al limite dei due mandati, introdotto in Costituzione per tutti gli eletti, almeno per i livelli nazionale e regionale. Per i sindaci e i presidenti di regione c’è e non ha fatto danni, anzi.