La mappa demografica del nostro Paese è destinata a cambiare qualora lo Ius scholae diventasse realtà: sei alunni stranieri su dieci che attualmente studiano nelle aule scolastiche otterrebbero la cittadinanza italiana. I potenziali beneficiari sarebbero circa 560mila, di cui oltre 300 mila nel primo anno di applicazione e i restanti nei successivi quattro anni. A fornire questa stima, sulla base dei dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, è la rivista specializzata Tuttoscuola che ha preso in considerazione la proposta portata avanti da Forza Italia in questi giorni, ovvero il requisito dello svolgimento di un primo ciclo di istruzione (primaria e secondaria di primo grado) completo per diventare cittadini italiani.
Un’idea contrapposta a quella dell’opposizione che la chiede dopo cinque anni di scuola. Quindi, gli studenti che potrebbero avvalersi dello Ius scholae per il primo anno sarebbero quelli iscritti in terza media (ultimo anno del primo ciclo) delle statali e delle paritarie, più quelli che sono già alle superiori (che avrebbero alle spalle già il primo ciclo e beneficerebbero “a ritroso” della ipotizzata nuova norma), e infine gli iscritti ai percorsi di istruzione e formazione professionale gestiti dalle Regioni. Si tratta di circa il 7% della popolazione scolastica complessiva e dell’1,2% degli aventi diritto di voto. L’effetto sarebbe molto diverso sul territorio, con nuovi equilibri: cinque potenziali nuovi concittadini italiani su sei vivono al Centro e, soprattutto, al Nord. Meno del 15% nel Meridione. La maggior parte dei “nuovi” concittadini si registrerebbero in Lombardia (15.078), Emilia Romagna (6.227) e Veneto (6.067).
Entrando nello specifico: se il Parlamento approverà una legge che prevede per gli alunni stranieri l’acquisizione della cittadinanza italiana, secondo lo Ius scholae per l’intero primo ciclo di istruzione (primaria e secondaria di primo grado), ne beneficerebbero nel primo anno di applicazione circa 310mila ragazzi. Interessante anche la proiezione fatta da Tuttoscuola su cinque anni: dei 262mila iscritti tra quarta primaria e seconda media si può stimare che una piccola parte (il 5%) non raggiunga per vari motivi la terza media. Si arriva così a 249mila alunni che raggiungerebbero in questo arco di tempo il traguardo della licenza media e quindi della cittadinanza italiana grazie nello scenario ipotizzato. Nel quadriennio successivo acquisirebbero quindi i requisiti per ottenere la cittadinanza in base allo Ius scholae altri 250mila alunni stranieri circa, che si aggiungerebbero ai 310mila circa del primo anno di applicazione. In totale nel quinquennio i “nuovi italiani” grazie all’ipotizzata misura sarebbero circa 560 mila.
Numeri che fanno riflettere il mondo del sindacato. “Bene che si manifestino – spiega la segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci – anche da parte di forze dell’attuale maggioranza di governo segnali di attenzione e disponibilità verso ipotesi, come quella dello Ius scholae, che guardano in direzione di nuovi e più efficaci percorsi di integrazione, responsabilizzazione e inclusione sociale. C’è da augurarsi che in questa direzione si possano compiere passi concreti evitando lotte ideologiche e contrapposizioni politiche strumentali. Sarebbe una scelta di civiltà molto positiva e produttiva di effetti benefici per il nostro Paese”.