Sale sul palco, mano in tasca, prende il microfono e accenna un minimo sorriso, forse per l’imbarazzo. Poi, da quella voce, che in realtà appare ferma e sicura esce una storia tragica, tremenda, che sarebbe potuta capitare a chiunque, ma è capitata a lei. E ora la racconta, perché se non puoi cancellare il passato, forse puoi prevenire il futuro.
È la storia drammatica di Hadley Duvall, che pochi giorni fa è salita sul palco del convegno nazionale dei democratici in vista delle elezioni presidenziali americane a favore di Kamala Harris. Oltre a fare il giro del web, Duvall lo ha commosso.
“Crescendo, ero una ragazza tutta americana: capitana della squadra di calcio, capitana del gruppo cheerleader, Reginetta del ballo, e sopravvissuta – spiega Duvall che, esita un momento, sorride, e prosegue -. Sono stata violentata dal mio patrigno dopo anni di abusi sessuali”. Il silenzio cala nel palazzetto, poi un applauso. La storia di Duvall era conosciuta nel paese americano, ma la forza che è riuscita a trasmettere la giovane ragazza del Kentucky è ineffabile. “All’età di 12 anni ho fatto il mio primo test di gravidanza. Ed era positivo. È stata la prima volta in assoluto in cui mi è stato detto: ‘Tu hai una scelta‘. Non riesco a immaginare non avere una scelta. Ma oggi è questa la realtà di molte ragazze e donne nel paese a causa dei divieti agli aborti imposti da Donald Trump. Lui dice che è una bellissima cosa ma cosa c’è di bello in una bambina che porta in grembo il figlio di un suo genitore?“.
La storia di Duvall è di quelle che strappano il cuore, di quelle che non ti fanno credere ci sia la possibilità di andare avanti. “Ci sono altre sopravvissute lì fuori che non hanno opzioni. Voglio solo farvi sapere che noi vi vediamo, vi sentiamo”, conclude Duvall tra gli applausi scroscianti dei presenti.
Hadley Duvall: Trump calls abortion bans across the country a beautiful thing. What’s so beautiful about a child having to carry her parent’s child? pic.twitter.com/FY4Efqt6wl
— Kamala HQ (@KamalaHQ) August 20, 2024