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Argentina, Milei ha chiuso anche l’unità che rintracciava i figli dei desaparecidos. “Ma le famiglie li cercano ancora”

Il governo del presidente Javier Milei continua a smantellare le politiche pubbliche volte a ottenere riparazione per i crimini commessi durante l’ultima dittatura militare (1976-1983). Attraverso un decreto firmato anche del ministro della Giustizia Mariano Cúneo Libarona, ad agosto è stata chiusa la Unidad Especial de Investigación de la Desaparición de Niños como Consecuencias del Accionar del Terrorismo de Estado (UEI), unità che si occupa di realizzare le ricerche per trovare i figli e le figlie dei desaparecidos e delle persone nate da chi era rinchiuso nei centri clandestini di detenzione. Fondata nel 2004 durante la presidenza di Néstor Kirchner, la UEI fa parte della Comisión Nacional por el Derecho a la Identidad (Conadi), cioè l’ente statale che lavora per restituire l’identità ai bambini sottratti ai genitori detenuti durante la dittatura e poi cresciuti in altri contesti familiari senza conoscere le loro origini.

Se una persona ha un dubbio sulla sua identità, può rivolgersi alla Ong delle Abuelas de Plaza de Majo e presentare una denuncia che viene poi trasferita al Conadi. L’Unidad Especial de Investigación ha il compito di indagare se ci sia stata effettivamente un’appropriazione di identità”, spiega al Fattoquotidiano.it Manuel Gonçalves Granada che fa parte del consiglio di amministrazione della Ong delle Abuelas de Plaza de Majo ed è membro del Conadi. La UEI sistematizzava e verificava la grande quantità di informazioni che arrivava all’organizzazione delle abuelas. Dati che potevano diventare reperti, ma che prima avevano bisogno di essere elaborati. Aveva accesso ad archivi, fascicoli e documenti di organismi dipendenti dal potere esecutivo, dalle forze armate e di sicurezza. Cercava ulteriori informazioni, realizzando interviste con l’obiettivo di aggiungere elementi alle denunce di partenza spesso imprecise. Se il caso non era risolto, l’ipotesi formulata, insieme al materiale raccolto, veniva presentata alla Unidad Especializada para Casos de Apropiación de Niños (Uficante) dove si apriva il percorso giudiziario che poteva portare alla restituzione di un’identità.

La UEI è stata chiusa perché, secondo quanto si legge nel decreto, avrebbe violato “la divisione dei poteri” sancita dalla Costituzione, ricoprendo funzioni che dovrebbero rimanere esclusiva prerogativa delle procure. Il governo non ha specificato come saranno affrontati i casi o se saranno archiviati. “Le indagini preliminari funzionavano come un filtro e avevano l’obiettivo di cercare di chiudere il caso per via amministrativa. Ora il rischio è che le denunce debbano essere presentate direttamente nelle procure che non hanno i mezzi e le informazioni per gestirle in modo rapido ed efficiente”, aggiunge Gonçalves Granada. “La nostra unità speciale era un esempio ammirato in tutto il mondo. È stato possibile grazie al lavoro delle nonne di Plaza de Majo che sono il volto visibile della ricerca e della lotta per avere giustizia”.

Manuel Gonçalves Granada è il 57esimo nipote ritrovato grazie al lavoro delle abuelas. Ne mancano ancora 300 all’appello. Suo padre Gastón Roberto José Gonçalves scomparve il 24 marzo 1976 nella località di Zárate, nella provincia di Buenos Aires. Detenuto nella Comisaría de Escobar, i suoi resti furono sepolti senza nome. Nel 1998 il suo corpo è stato identificato grazie all’Equipo Argentino de Antropología Forense (EAAF). Sua madre Ana María del Carmen Granada fu assassinata a San Nicolás il 19 novembre 1976 nel corso di un’operazione conosciuta come “la masacre de la calle Juan B. Justo”: la polizia aveva circondato una casa occupata attaccandola a colpi di mitragliatrice, granate e gas lacrimogeni uccidendo tutte le persone che erano al suo interno, compresi due bambini di tre e cinque anni. Manuel, che aveva cinque mesi, è stato l’unico sopravvissuto e si è salvato grazie alla madre che lo aveva nascosto in un armadio e protetto avvolgendolo con dei cuscini. Il Tribunale dei minori lo aveva poi affidato in adozione a una coppia, la famiglia Novoa, senza effettuare indagini sulla sua famiglia biologica.

“Le mie nonne ci stavano cercando sin da subito e avevano denunciato la nostra scomparsa. Mia nonna paterna Matilda è stata lei stessa detenuta e torturata perché dicesse dove erano nascosti i miei genitori. Quando l’ho incontrata e ho scoperto la storia della mia famiglia, la mia vita è cambiata e mi sono dedicato a sostenere la lotta delle nonne per la ricerca dei nipoti, lotta di cui sono orgoglioso”, prosegue Gonçalves Granada. “Ci rattrista quello che sta succedendo oggi”.

Il presidente Milei è apertamente negazionista dei crimini commessi durante la dittatura, e le politiche pubbliche e le istituzioni che sostengono la ricerca di giustizia sono minacciate da chiusure e dalla riduzione dei fondi. “Continueremo a non permettere che la democrazia argentina faccia passi indietro invece di lavorare per la memoria, la verità e la giustizia”, hanno dichiarato le Abuelas de Plaza de Majo dopo la notizia. “Sono stati commessi crimini ampiamente provati; i desaparecidos continuano a essere tali, i bambini rubati continuano a vivere con identità false senza conoscere le loro origini. Le famiglie li stanno ancora cercando. Non capiamo perché un governo democratico non se ne occupi. Anzi, sembra voler fare l’opposto. Speriamo che presto si possa tornare sulla strada tracciata dai governi democratici che ci hanno preceduto perché è ciò che meritiamo come Paese”.