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Gaza, attesa la risposta di Hamas sulla tregua proposta da Israele. Tel Aviv in stato d’allerta per possibili ritorsioni di Hezbollah

Dall’intesa su una nuova tregua a Gaza non passa solo la salvaguardia delle vite della popolazione assediata della Striscia. Se l’accordo dovesse saltare, si teme che Hezbollah e l’Iran possano mettere in atto le rappresaglie promesse per gli omicidi extragiudiziali commessi da Israele nelle scorse settimane. Così, mentre i colloqui del Cairo vanno avanti nella […]

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Dall’intesa su una nuova tregua a Gaza non passa solo la salvaguardia delle vite della popolazione assediata della Striscia. Se l’accordo dovesse saltare, si teme che Hezbollah e l’Iran possano mettere in atto le rappresaglie promesse per gli omicidi extragiudiziali commessi da Israele nelle scorse settimane. Così, mentre i colloqui del Cairo vanno avanti nella speranza di trovare un punto d’incontro tra le parti, le Forze di Difesa di Tel Aviv sono in stato di massima allerta, in caso di fumata nera, per una possibile offensiva del Partito di Dio libanese in risposta all’uccisione del capo militare, Fuad Shukr, alla fine di luglio.

Le parti continuano a parlare a distanza, con la mediazione dell’Egitto, del Qatar e ovviamente degli Stati Uniti. Si attende la risposta del nuovo leader di Hamas, Yahya Sinwar, alla nuova proposta israeliana per un cessate il fuoco a Gaza. E secondo alcune indiscrezioni, alcuni passi avanti sarebbero stati compiuti. Il quotidiano qatarino al Arabi Al Jadid scrive ad esempio che la proposta aggiornata presentata al Cairo dalla delegazione israeliana include una presenza permanente di un’unità di ispezione dell’Onu lungo il Corridoio Filadelfia, al confine tra Egitto e Gaza, in diversi punti fissi il cui numero dovrà essere concordato. Il piano prevede anche la presenza di una delegazione dell’Ue sul versante palestinese del valico di Rafah, insieme con i rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp). La proposta non prevede un ritiro immediato delle forze dell’Idf, la condizione sine qua non imposta dal partito armato palestinese, bensì una smobilitazione graduale, secondo un calendario che verrà stabilito. Un compromesso che il Movimento di Resistenza Islamico sta valutando.

Anche la radio militare israeliana parla di passi avanti nella trattativa per quanto riguarda il valico di Rafah, chiuso da quando Israele ha occupato il lato palestinese del confine tra Gaza e l’Egitto, a maggio. Una fonte vicina al dossier ha riferito che i colloqui tra il team negoziale israeliano, rientrato ieri sera, e i funzionari egiziani sono stati “costruttivi” per garantire un accordo di cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Secondo le indiscrezioni, l’Egitto approverà le parti modificate del documento aggiornato consegnato dai direttori del Mossad David Barnea e dello Shin Bet Ronen Bar in relazione al Corridoio Filadelfia dopo che il Cairo si era rifiutato di accettare il piano ponte degli Stati Uniti presentato dal segretario di Stato Antony Blinken a Doha la scorsa settimana. La fonte citata dalla radio militare aggiunge che i negoziatori statunitensi ed egiziani stanno lavorando senza sosta per convincere Hamas a partecipare al prossimo round di negoziati indiretti che si svolgerà probabilmente domenica.

Intanto, però, l’ala armata dell’organizzazione non dimentica l’uccisione del suo leader Ismail Haniyeh e, secondo fonti palestinesi sentite da Channel 12, sta progettando di colpire cittadini israeliani all’estero. La decisione è stata presa due giorni dopo l’omicidio avvenuto a Teheran dall’ufficio politico di Hamas, dicono. L’identità degli israeliani che potrebbero diventare un bersaglio, turisti o alti funzionari, non è stata specificata. Si tratterebbe di un’azione irrituale, dato che il Movimento di Resistenza Islamica non ha nella sua storia una tradizione di attacchi fuori dai confini di Israele e Palestina, a differenza per esempio di Iran o Hezbollah.