“Ma lo sai che Baggio ha un fratello più piccolo, più forte di lui?”. Negli anni Novanta internet non c’era, e quindi neppure Transfermarkt, Youtube, i social: le leggende potevano circolare liberamente dunque, specie se alimentate da parentele pesanti. Eddy Baggio ne è stato un esempio. Nasceva esattamente 50 anni fa a Caldogno, sette anni dopo Roberto: papà Florindo ama calcio e ciclismo, per Roby era stata decisiva la prima passione e i gol di Roberto Boninsegna, Eddy invece deve evidentemente il suo nome di battesimo al Cannibale, Eddy Merckx. Più alto di Roberto, più giovane di sette anni, più punta che fantasista: arriva nelle giovanili della Fiorentina a sedici anni, suo fratello se n’è appena andato a Torino portando quattromila tifosi viola in strada a marciare. Mentre Roberto sboccia definitivamente come campione assoluto, diventando un pilastro della Juventus e della nazionale di Sacchi e vincendo il Pallone d’oro nel 1993, Eddy scalpita nelle giovanili viola: con un incrocio che arriva in un soleggiato ottobre del 1992. Sacchi deve preparare una delle sfide decisive per la qualificazione al mondiale negli Stati Uniti, la prima, che vedrà opposta agli azzurri la Svizzera a Cagliari. Serve uno sparring partner, non troppo lontano da Coverciano ovviamente: si opta per affrontare proprio la primavera della Fiorentina al Franchi.
L’Italia ha un tridente che a leggerlo oggi vengono le lacrime: Vialli, Lentini e Baggio. Proprio il Codino apre le marcature, in un match che ovviamente non ha alcuna storia né avrebbe potuto averne. La storia, intesa come narrazione semmai, è che nel 6 a 1 finale l’azione da gol della Fiorentina è confezionata proprio da Eddy, che scatta sul filo del fuorigioco (per la verità in fuorigioco abbondantissimo che però non viene segnalato) e involandosi solo contro Marchegiani non tira, ma aspetta il compagno Daniele Giraldi confezionandogli l’assist per il gol della bandiera. Riflettori che si accendono momentaneamente su Eddy, che qualcuno prende a chiamare “Baggino”, soprannome che per la verità sarà riservato a Roby, durante tutta la carriera, da Gianni Mura. Quella sfida, un’intervista che accende la polemica sui simulatori (32 anni fa, eh già), in cui con candore ammette che il mister Luciano Chiarugi gli ha detto “di non aver ancora imparato a cadere bene in area”, e poco altro.
Eddy passa infatti in prima squadra, con la Viola che intanto è finita in Serie B, ma in un attacco con Batistuta, Baiano, Robbiati, Flachi e Banchelli non troverà mai spazio. La carriera, infatti, inizierà dalla C, col Palazzolo: segna all’esordio contro il Bologna, regalandosi dunque un bellissimo compleanno per i suoi 20 anni. A fine stagione i gol saranno sei: non male per un ventenne in un campionato durissimo. È la stagione 1994-95, Eddy finisce al centro di uno scontro tra Palazzolo e Fiorentina, Roberto intanto visti gli screzi con Marcello Lippi è in procinto di lasciare la Juventus per andare al Milan: ai giornalisti assiepati fuori da villa Baggio che chiedono notizie (e non certo sul futuro di Eddy), il giovane attaccante risponde con ironia e prontezza di spirito “Cerchiamo tutti squadra, siamo una famiglia di disperati”.
Passerà al Prato, Eddy, dove le cose non andranno bene tanto da spingerlo a trasferirsi a Gennaio al Giorgione in C2: segna 25 gol in un anno e mezzo, arrivando alle semifinali per andare in C1, perse contro il Livorno. Resterà comunque il punto più alto raggiunto dal Giorgione. Nel 1999 arriva la chiamata dell’Ancona, sempre in C1: segna 11 gol, passa all’Ascoli l’anno dopo e ne segna 22. Diciassette nelle prime 18 partite, alcuni bellissimi, solo che ogni articolo è intriso di riferimenti a Roby. “Gol, gol e ancora gol: il destino di Eddy Baggio è segnare. Tutto per dimostrare di non essere raccomandato” scrive ad esempio Repubblica nel gennaio del 2000. Si parla di un interessamento dell’Arsenal, ma non se ne fa nulla, e a fine stagione arriva la chiamata dalla B, con l’Ancona. L’attacco dei dorici è Vieri – Baggio, ma sono entrambi i fratelli minori, che non sfigurano: Eddy segna 10 gol tra campionato e Coppa Italia, come Max.
Sedotto dall’offerta del Catania di Gaucci, Eddy accetta di tornare in C, segna 18 gol, guadagna la promozione in B, ma cambia ancora, va alla Salernitana di Zeman sebbene i risultati non siano granché positivi. Seguono Vicenza, Catania e intanto viene varcata la soglia dei 30 anni, con l’evidenza che il calcio che conta non arriverà più. La carriera di Eddy infatti prosegue tra C e serie dilettantistiche con Spezia, Pisa, Portogruaro, Sangiovannese, Campitello e Amerina, facendo gol, sempre e comunque. E non certo per il cognome.