Mentre a Napoli procede la prima sperimentazione al mondo di un vaccino anti-cancro a mRNA, portata in Italia da Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, sono da poco iniziati in sette paesi (Italia esclusa) i test sull’uomo del primo vaccino al mondo contro il tumore ai polmoni. La speranza dei ricercatori è quella di poter salvare migliaia di vite ogni anno.

Il tumore ai polmoni è infatti la principale causa di morte per cancro al mondo, con circa 1,8 milioni di decessi ogni anno. Il tasso di sopravvivenza nei pazienti con forme avanzate della malattia, in cui i tumori si sono diffusi, sono particolarmente bassi. Ora gli scienziati stanno testando un nuovo vaccino che istruisce il corpo a dare la caccia alle cellule cancerose e a ucciderle, impedendone poi il ritorno. Noto come BNT116 e prodotto da BioNTech (la società che ha disegnato il composto anti Covid di Pfizer), il vaccino è stato progettato per curare il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), la forma più comune della malattia.

La sperimentazione clinica di fase 1, il primo studio sull’uomo di BNT116, è stata avviata in 34 centri di ricerca in 7 paesi diversi: Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Ungheria, Polonia, Spagna e Turchia. In totale, verranno arruolati circa 130 pazienti sia con tumore in fase iniziale che avanzata o in recidiva. I pazienti riceveranno il vaccino insieme all’immunoterapia. Il vaccino utilizza l’RNA messaggero (mRNA), simile ai vaccini anti-Covid-19, funziona “presentando” al sistema immunitario i marcatori tumorali del NSCLC in modo da preparare l’organismo a combattere le cellule tumorali che esprimono questi marcatori. L’obiettivo è rafforzare la risposta immunitaria contro il cancro, lasciando intatte le cellule sane, a differenza di quello che fa la chemioterapia.

“Stiamo entrando in questa nuova ed entusiasmante era di sperimentazioni cliniche di immunoterapia basate su mRNA per studiare il trattamento del cancro ai polmoni”, dichiara al Guardian Siow Ming Lee, oncologo presso l’University College London Hospitals NHS Foundation Trust (UCLH), che sta conducendo la sperimentazione nel Regno Unito. “È semplice da somministrare e puoi selezionare antigeni specifici nella cellula cancerosa, e poi prenderli di mira. Questa tecnologia è la prossima grande fase del trattamento del cancro”, aggiunge.

Lo scorso martedì è stata inoculata una dose sul primo paziente britannico. Si tratta di Janusz Racz, 67 anni, di Londra, che ha ricevuto la diagnosi lo scorso maggio e subito dopo ha iniziato chemioterapia e radioterapia. È uno scienziato, specializzato in IA, ed è stata la sua professione ad avere ispirato a prendere parte alla sperimentazione. “Anch’io sono uno scienziato e capisco che il progresso della scienza, soprattutto in medicina, sta nel fatto che le persone accettano di essere coinvolte in queste ricerche”, racconta. “Sarebbe molto utile per me, perché è una nuova metodologia non disponibile per altri pazienti che possono aiutarmi a sbarazzarmi del cancro. E inoltre – continua – posso far parte del team che può fornire la prova di fattibilità per questa nuova metodologia, e più velocemente verrà implementata in tutto il mondo, più persone saranno salvate”.

Martedì Racz ha ricevuto sei iniezioni consecutive a distanza di cinque minuti l’una dall’altra nell’arco di 30 minuti presso il National Institute for Health Research UCLH Clinical Research Facility. Ogni iniezione conteneva diversi filamenti di RNA. Riceverà il vaccino ogni settimana per sei settimane consecutive, e poi ogni tre settimane per 54 settimane. “Speriamo che l’aggiunta di questo trattamento impedisce al cancro di ripresentarsi perché spesso nei pazienti con cancro ai polmoni, anche dopo l’intervento chirurgico e la radioterapia, il cancro ritorna”, sottolinea Lee. “Sono 40 anni che mi occupo di ricerca sul cancro ai polmoni. Quando ho iniziato negli anni ’90, nessuno credeva che la chemioterapia funzionasse. Sappiamo ora che circa il 20-30% [dei pazienti] rimane in vita con lo stadio 4 con l’immunoterapia e ora – continua – vogliamo migliorare i tassi di sopravvivenza. Quindi, si spera che questo vaccino a mRNA, oltre all’immunoterapia, possa fornire una spinta in più. Speriamo di passare alla fase 2, alla fase 3 e poi che diventi lo standard di cura in tutto il mondo e salvi molti pazienti affetti da cancro ai polmoni”.

Valentina Arcovio

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