Dai casi di cronaca ai dibattiti politici: gli argomenti su cui riflettiamo ogni giorno sono al centro della prossima edizione del Festival di Todi, kermesse che dal 24 agosto al primo settembre anima il palcoscenico del teatro Comunale della città marchigiana.
Ragazzini assoldati dalla Camorra in città che sembrano dimenticate, genitori che si confrontano con la difficoltà di crescere un figlio affetto da autismo, punti di vista differenti sulla gestazione per altri (o utero in affitto): ecco alcune delle tematiche trattate dagli spettacoli in cartellone. Tutti debutti nazionali.
Ad aprire l’edizione numero 38 del Festival, il 24 agosto, è “Non si fa così”, di Audrey Schebat per la regia di Francesco Zecca, con Lucrezia Lante Della Rovere e Arcangelo Iannace. È il racconto di una coppia stabile e solida, quella formata da Francesca, pianista di fama, e da Giulio, un riconosciuto psicoanalista. Un giorno però, quando Giulia torna a casa inaspettatamente da un viaggio di lavoro, scopre che il suo partner sta per compiere un gesto estremo. E tutto il suo mondo va in frantumi. Resta una sola notte per lasciarsi o amarsi di nuovo. Il testo di Audrey Schebat, che alterna rabbia e umorismo con una forza insolita, è stato portato in scena con grande successo in Francia da Sophie Marceau.
Il 25 agosto, è la volta di “Cuore puro”, dal romanzo di Roberto Saviano su testo di Mario Gelardi e Roberto Saviano, con Vito Amato, Emanuele Cangiano, Carlo Di Maro, Francesco Ferrante, è la storia di tre ragazzini che vengono assoldati come vedette della camorra. Il loro compito è di giocare a calcetto in una piazza e avvisare quando arriva la polizia o qualcuno di sospetto. Questa favola nera è raccontata dai tre protagonisti che si danno la staffetta durante lo spettacolo: un misto tra narrazione e azione dinamica. All’angolo della piazza appare il giovane Tonino che sceglie i ragazzi per giocare a pallone e fare da vedetta in cambio di un piccolo mensile. La storia è ambientata a Napoli, ma non è necessariamente napoletana: rievoca, infatti, il cinema di Ken Loach (Sweet Sixteen, My name is Joe).
“Ho sempre pensato che ovunque e in ogni vita potesse esistere una possibilità di salvezza. Ho scritto ‘Cuore puro’ pensando ai ragazzini della mia città che giocano a calcio in strada”, spiega Roberto Saviano. E specifica: “I ragazzi che giocano nei quartieri più disagiati, nelle periferie che tante volte ho descritto, spesso non guardano al futuro con ottimismo; a volte non pensano nemmeno di averlo un futuro, intrappolati come sono in una terra che ha così poco da offrire. Ma in ‘Cuore puro’ c’è qualcosa di diverso: la speranza diventa una possibilità concreta di salvezza”.
Ancora spazio alla prosa il 26 agosto, con “Corpo vuoto,” dal romanzo di Emilia Costantini “Tu dentro di me”, con Vanessa Gravina, Laura Lattuada, Gabriele Pizzurro, Irene Giancontieri. La regia è di Piero Maccarinelli. “Negli ultimi anni – racconta Emilia Costantini – molta strada è stata percorsa, anche grazie al giusto riconoscimento delle coppie gay e delle famiglie arcobaleno. Di conseguenza, le controversie sulla maternità surrogata si sono accentuate e sono ormai al centro di un dibattito sociale, civile, religioso e soprattutto politico praticamente quotidiano. Da qui la decisione di realizzare anche una versione teatrale: la prima in assoluto che affronta questo tema, per invitare il pubblico a una serena riflessione”.
Costantini prosegue sull’idea che l’ha ispirata: “Questa particolare storia è nata da una notizia che avevo letto su un quotidiano americano. Una donna matura ma ancora giovane aveva una figlia già grande che, sposata da poco, non poteva avere a sua volta dei bambini avendo subìto una isterectomia. La donna disse alla figlia: ti presto io il mio utero. Un bellissimo gesto tra madre e figlia, una splendida donazione che avrebbe permesso alla neo-sposa di realizzare il suo sogno di maternità”.
Ma questa notizia solleva interrogativi inquietanti nella scrittrice: nell’utero donato sarebbero stati inseriti i cromosomi genetici dei due giovani genitori. Dunque, il nascituro sarebbe stato il figlio uterino della nonna, ma anche figlio e fratello della madre genetica. Lo spettacolo apre a queste a altre riflessioni. Si passa quindi, il 28 agosto, a “Faccia di cucchiaio”, su testo firmato da Lee Hall e interpretato da Caroline Baglioni con la regia di Sandro Mabellini.
Questo il tema: più la tecnica progredisce e penetra nelle pieghe della vita quotidiana, tanto meno sembriamo in grado di confrontarci con la sofferenza delle persone malate. C’è una distanza sempre più profonda tra coloro che possono pienamente godersi la propria vita e quella degli altri che, in qualche modo, “deragliano” dall’ordinario. Quando si tratta di un bambino o una bambina, il problema si aggrava, diventa quasi un tabù. Con “Faccia di cucchiaio”, monologo di una ragazzina condannata due volte, dall’autismo e da un tumore, Lee Hall scrive uno un testo che lascia a bocca aperta.
Il 29 agosto il festival porta sul paclo “Parigi”, di e con Jacopo Veneziani, storico dell’arte e divulgatore per la prima volta in scena. Quale alchimia ha fatto sì che, a un certo punto della sua storia, Parigi sia diventata una calamita per intellettuali, scrittori, musicisti e artisti venuti da ogni parte del mondo? È la domanda alla quale intende rispondere Jacopo Veneziani con questo spettacolo che vuole raccontare gli anni in cui la Ville Lumière è stata lo scenario di incontri che hanno segnato l’arte del XX secolo.
Altro spettacolo attesissimo, il 31 agosto, “Coppelia – Ballet mecanique”, ideazione e partitura del movimento di Caterina Mochi Sismondi e performance di Elisa Mutto, Michelangelo Merlanti, Vladimir Jezic, Carlos Rodrigo Parra Zavala, Simone Menichini, Jonnathan Lemos. Le musiche sono quelle originali di Léo Delibes tratte dal balletto “Coppélia”. La musica live ed elettronica è eseguita da Beatrice Zanin. Bambola meccanica e illusione, corpo fuori asse, appeso e inerme, sospeso come una marionetta che cerca il modo di immedesimarsi e allo stesso tempo di liberarsi. “Coppelia – Ballet mecanique” porta l’attenzione sul tema dell’identità, della maschera che ciascuno di noi indossa e della donna vista nella sua fragilità e forza, grazie ai differenti ruoli che è in grado di rivestire.
La chiusura del Festival è all’insegna della musica d’autore italiana, il primo settembre con “Come una freccia in fondo al cuore”, concerto tappa del tour estivo di Ron, con alcuni brani e cover raramente eseguiti dal vivo.