Ambiente & Veleni

I negazionisti non sono cattivi, ma il prodotto di sistemi didattici che li hanno disegnati così

Siamo gli unici animali dotati di coscienza di sé e in grado di chiedersi il perché delle cose (poi spiegheremo a Lollobrigida che questo non significa “senzienti”). Abbiamo accumulato un bagaglio di credenze, esperienze e conoscenze che tramandiamo di generazione in generazione, con un sapere collettivo che non trova riscontro in altre specie.

Ogni credenza religiosa induce a ritenere false le innumerevoli altre religioni e che l’unica vera sia la propria. La religione è soggettiva e dipende dal contesto di formazione: un tratto culturale molto pregnante, visto che non mi risulta esistano culture tradizionali prive di fede religiosa. Il sapere scientifico è all’altro capo della cultura, e cerca di essere oggettivo: in tutti i paesi del mondo, qualunque sia la religione, l’acqua è fatta di idrogeno e ossigeno e ha una sola formula. Lo stesso dicasi per la struttura della materia vivente, organizzata in cellule e codificata da un linguaggio chimico a base di Dna e Rna, e per il funzionamento degli ecosistemi.

La religione propone verità, la scienza identifica l’ignoranza e cerca di ridurla, elaborando ipotesi da sottoporre a verifica: se passano il vaglio sperimentale sono accettate, altrimenti si rigettano e se ne cercano altre. Alcune ipotesi possono rivelarsi corrette in alcuni ambiti e scorrette in altri: non c’è un solo modo in cui si verifica l’evoluzione, ad esempio; si riteneva che fosse solo graduale, poi si vide che può anche verificarsi in modo improvviso, con salti evolutivi non graduali: esistono entrambe le modalità e nessuna è universale. Lo stesso vale per molti fenomeni ecologici, ad esempio lo sviluppo di comunità di specie. Col progredire delle conoscenze, la scienza modifica la scienza, soprattutto se studia il fenomeno più complesso dell’universo conosciuto: la vita.

Non continuum scienza-religione i negazionisti si schierano all’estremo religioso, non hanno dubbi e pensano di essere detentori della verità, contrapponendo credenze personali ai fatti raccolti, elaborati ed interpretati dalla scienza: negano valore al metodo scientifico. Ecologia ed evoluzione sono le principali vittime del negazionismo. Per i negazionisti dell’evoluzione biologica noi siamo il prodotto della creazione divina. Il fatto che condividiamo il 98% del patrimonio genetico con gli scimpanzé non significa che noi e “loro” discendiamo da un progenitore comune; negano l’evidenza scientifica e, se di religione cristiana, spiegano la nostra origine col soffio divino che dà vita al fango, anche se nulla supporta questa ipotesi.

I negazionisti climatici negano che ci siano problemi col clima; alcuni li ammettono, ma negano che ne siamo responsabili, mentre i negazionisti del progresso negano che le rinnovabili possano sostituire altre fonti energetiche. I negazionisti dei rischi collegati alle centrali nucleari negano il problema delle scorie, e del fine vita delle centrali, e hanno fede che il nucleare a fusione sia una realtà. Negano anche la possibilità di altri incidenti, simili a quelli già avvenuti.

I negazionisti climatici, evoluzionistici, vaccinali, insomma quelli che negano valore alla scienza, non sono cattivi, sono il prodotto di sistemi di formazione che li hanno “disegnati” così. Fate un ripasso mentale di quel che avete imparato a scuola. Quanta scienza c’è, soprattutto in campo bio-ecologico? La biologia evoluzionistica non si insegna neppure nella maggioranza dei corsi di laurea in scienze biologiche, figuriamoci negli altri. E sono pochi i corsi universitari in cui si studi formalmente ecologia. Il negazionismo del valore della scienza si basa sull’ignoranza. Benedetto Croce, assieme a Giovanni Gentile, ha disegnato i nostri percorsi formativi, volti a fornire una cultura condivisa.

Per Croce la scienza è una barbarie intellettuale, fondata su “fatterelli”, neppure paragonabile all’idealismo filosofico. Da qui la sfiducia nella scienza, relegata all’irrilevanza da “idee” basate su elucubrazioni staccate dalla realtà che diventano una religione laica. La scienza “unisce” tutti i popoli sotto un ombrello conoscitivo condiviso, mentre le religioni dividono. Ogni seguace di una religione o di una filosofia pensa di essere nel giusto, e il suo “giusto” è sbagliato per chi obbedisce ad altri paradigmi culturali. Con la scienza si è tutti convinti della stessa cosa, e si è pronti a cambiare idea a fronte di prove che inficino quel che prima ritenevamo “vero”.

Il progresso ci dovrebbe condurre lontano dal negazionismo antiscientifico che, invece, prevale. L’analisi scientifica della situazione ci dice che… abbiamo un bel problemino, anche perché è difficile convincere un credente in una religione o in una filosofia ben strutturata di essere in errore.

Da poco abbiamo inserito biodiversità ed ecosistemi nell’art. 9 della Costituzione e Francesco ha chiesto la conversione ecologica con Laudato Si’. Si tratta di novità formali molto importanti, ma poco è stato fatto per cambiare sistemi di formazione che, purtroppo, faticano ad aggiornarsi, soffrendo ancora di palesi “buchi” di conoscenza. Gli adulti sono irrecuperabili, se non in minima parte. Bisogna iniziare dai bambini, assecondando la loro naturale curiosità verso le cose di natura, quelle che, una volta a scuola, sono tenute accuratamente fuori dalle porte delle aule.

Avvertenza: so che molti docenti lavorano per colmare queste lacune nei programmi. Questo articolo non è una critica al loro lavoro, è uno stimolo a continuare. Spero, comunque, che si rendano conto di essere in minoranza, visto l’analfabetismo scientifico ancora rampante.