Kamala Harris l’ha citato ieri nel suo discorso alla convention dem per scavare una trincea – ideologica e ontologica – tra sé e Donald Trump. Parlando del “Project 2025“, la candidata dem ha messo in guardia contro coloro che vogliono “riportare il Paese al passato” e ha promesso: “America, non torneremo indietro”. Il tycoon, da parte sua, continua a negare collegamenti con il progetto di restaurazione e accentramento di stampo conservatore prodotto dalla Heritage Foundation, ma la realtà racconta un’altra storia.
Il “Project 2025 – Presidential transition project” è un programma di radicale riorganizzazione del potere esecutivo che consiste nell’aumentare la capacità di controllo della Casa Bianca sui vari Dipartimenti. E’ stato presentato nel 2023 nell’auspicio di un ritorno di Trump al numero 1600 di Pennsylvania Avenue da “oltre 100 rispettate organizzazioni provenienti da tutto il movimento conservatore, per abbattere il Deep State e restituire il governo al popolo“, si legge sul sito.
Tra i “suggerimenti politici” contenuti nelle 900 pagine del manuale alcuni fotografano lo spirito che lo permea: “Rendere i burocrati federali più responsabili nei confronti del Presidente e del Congresso eletti democraticamente”, ovvero mettere l’intera macchina federale sotto il controllo della Casa Bianca comprese le agenzie indipendenti come il Dipartimento di Giustizia; stesso destino della Cia, Centrale Intelligence Agency, il cui capo John O. Brennan denunciò ingerenze russe nelle presidenziali del 2016 dando il via a un durissimo scontro con Trump: “Il successo della CIA – si legge nel documento – dipende dalla ferma direzione da parte del Presidente e da una solida leadership interna nominata dal direttore della CIA. I dirigenti senior devono impegnarsi a portare avanti l’agenda del Presidente (…). Perciò: il prossimo Presidente eletto e l’Ufficio del personale presidenziale entrante dovrebbe identificare un direttore nominato che possa promuovere una cultura orientata alla missione apportando le necessarie modifiche strutturali e di personale”; e poi “mettere in sicurezza il confine, finire di costruire il muro e deportare gli immigrati clandestini”, ovvero depotenziare il Dipartimento per la sicurezza interna e unirlo ad altre agenzie per creare una polizia di frontiera con maggiori poteri; ma anche “migliorare l’istruzione trasferendo il controllo e i finanziamenti dai burocrati di Washington direttamente ai genitori e ai governi statali e locali”, eventualmente eliminando il Dipartimento dell’Istruzione.
Le idee sono chiare anche in tema di diritti: ritirare dal mercato la pillola abortiva mifepristone e utilizzare le leggi esistenti per impedire che il farmaco venga spedito per posta, “mantenere una definizione di matrimonio e famiglia basata sulla Bibbia e rafforzata dalle scienze sociali”, eliminare un lungo elenco di termini da leggi e regolamenti tra cui “orientamento sessuale“, “uguaglianza di genere” e “diritti riproduttivi” ma anche “vietare ai maschi biologici la possibilità di competere negli sport femminili”. Affinché il piano possa diventare realtà è prevista la creazione di un database da riempire con i nomi di conservatori di provata fede che potranno ricoprire posizioni governative e un programma per formare i nuovi dipendenti. In pratica una tabella di marcia pensata per riorientare nei primi 180 giorni della nuova amministrazione ogni agenzia federale attorno alla visione ultra-conservatrice della Heritage Foundation, think tank sulla piazza da decenni che elaborò per la prima volta piani politici per i futuri governi repubblicani nel 1981, quando Ronald Reagan stava per sedere nello Studio Ovale.
Lo ha fatto anche nel 2015, prima che Trump arrivasse alla Casa Bianca, quando aveva redatto un “Mandate for Leadership” contenente “344 raccomandazioni politiche”. E a ottobre 2018 aveva raccolto i primi risultati: “Un anno dopo l’insediamento, il presidente Donald Trump e la sua amministrazione hanno adottato quasi due terzi (il 64%) delle raccomandazioni politiche contenute nel ‘Mandato per la leadership’ della Heritage Foundation“. Tra le qual: la fuoriuscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, l’uscita dall’Unesco, l’abolizione della neutralità della rete internet, il rafforzamento dei requisiti lavorativi necessari per le famiglie bisognose per ricevere i sussidi del programma “Tanf”, “l’apertura delle trivellazioni offshore e su terreni federali”, l’avvio di una “riforma delle agenzie governative” pensata per ridurre la portata e le dimensioni delle loro strutture.
Nelle ultime settimane Trump ne ha preso più volte le distanze per evitare di perdere voti tra i repubblicani moderati. Dice, il tycoon, che si tratta di “idee assolutamente ridicole”, assicura di “non averci molto a che fare” e di non sapere “chi ci sia dietro”, ha scritto su Thruth. I fatti, però, dicono che la sua campagna è legata a doppio filo con l’organizzazione.
Sul sito del Progetto 2025 si legge che ai vertici ci sono tre figure: Paul Dans, “direttore del Presidential Transition Project 2025”, ha lavorato alla Casa Bianca con Trump come capo dello staff dell’Office of Personnel Management: a fine luglio ha lasciato il posto a Kevin Roberts, presidente della Heritage Foundation; Spencer Chretien, direttore associato del progetto, che “dal 2020 al 2021 è stato assistente speciale del presidente Donald J. Trump”; e Troup Hemenway, altro direttore associato, che “ha supervisionato le nomine presidenziali nei dipartimenti della Difesa, della Sicurezza Nazionale, dell’Energia e dell’Intelligence Community”. Difficile che Donald possa non averli conosciuti. A luglio la Cnn riferiva che almeno 140 persone che hanno lavorato nell’amministrazione Trump hanno avuto un ruolo nel Progetto 2025: in totale l’emittente “ha trovato circa 240 persone con legami sia con il Progetto 2025 che con Trump”.
E i legami sono tuttora in corso. La scorsa settimana Russell Vought, direttore dell’Office of Management and Budget nell’amministrazione del tycoon, autore di un capitolo centrale del Progetto e responsabile della piattaforma politica del Comitato nazionale repubblicano per il 2024, è apparso in un video realizzato con una telecamera nascosta dal Centre for Climate Reporting in cui ha affermato che l’organizzazione di cui è presidente, il Center for Renewing America, sta redigendo centinaia di ordini esecutivi, regolamenti e promemoria che dovrebbero facilitare l’implementazione del Project 2025 a una possibile futura amministrazione Trump. Il quale, dice Vought, ha “benedetto” la sua organizzazione ed “è molto favorevole a ciò che facciamo“.