“Da parte di un rappresentante delle istituzioni del suo livello, non è tollerabile l’uso di un linguaggio offensivo sul piano personale, che rischia di legittimare ed incentivare violenze verbali estranee al dibattito civile”. Chi lo ha detto? L’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci e va sottolineato per chi magari legge e legittimamente può avere un moto di stupore che non è uno scherzo. Il centro del ragionamento di Vannacci serve a dire che il generale in aspettativa si dice disponibile a ritirare la querela che ha portato al processo l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani a condizione che “formuli scuse pubbliche”. La risposta, arrivata in breve tempo, è stata la seguente: “Quando Vannacci avrà chiesto scusa a ebrei, femministe, omosessuali, neri e a tutti gli ‘anormali’ del mondo avrà anche le mie scuse”.

Per cosa dovrebbe chiedere scusa Bersani, secondo Vannacci? La vicenda è quella della dichiarazione che Bersani ha fatto alla festa dell’Unità di Ravenna di un anno fa. “Quando leggi quelle robe lì – disse Bersani dal palco – pensi: ‘Va bene dai, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar‘. Il Bar Italia. Dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi dare del negro a un nero, dove puoi dire a un ebreo ‘ok la Shoah, ma non esageriamo’. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia. Ma scusate, se in quel bar lì lui puoi dire tutte queste cose, è possibile dare del coglione a un generale? Se parlano da bar, dobbiamo parlare da bar anche noi. Quella non è critica al politicamente corretto, è arretramento della civiltà”.

Per questa domanda Vannacci ha querelato Bersani. La Procura di Ravenna ha proposto un decreto penale per l’ex leader democratico (con una multa come pena), saltando quindi il processo. Ma il codice prevede che se l’imputato fa ricorso contro il decreto allora si celebra un processo. E così sceglie di fare Bersani: “La mia domanda – ha spiegato nei giorni scorsi Bersani -, ancorché in forma scherzosa ed evidentemente non diretta a offendere Vannacci ma a criticare le opinioni che esprime, era e resta vera e sostanziale: se cioè qualcuno, per di più con le stellette, possa definire anormali degli esseri umani, racchiusi in una categoria, senza che questo venga considerato quantomeno un insulto e non una constatazione. Se nell’anno di grazia 2024 si decidesse che è possibile ci sarebbe davvero di che preoccuparsi”. Insomma Bersani vuole andare a processo per stabilire un principio sui giudizi espressi dal generale-saggista particolarmente attento a dare etichette a una serie di minoranze, ma ora irritato dal “linguaggio offensivo” in politica.

Vannacci dice infatti che Bersani deve chiedere scusa perché “la libertà di opinione è un principio fondamentale che consente l’espressione di idee anche critiche; tuttavia, il turpiloquio non fa altro che offendere l’interlocutore, senza arricchire il dibattito o promuovere lo sviluppo del ragionamento. È con rammarico che constato come, in questa ed in altre simili circostanze, l’insulto venga accettato come parte integrante della dialettica politica e finanche propugnato come un diritto quando è diretto contro chi non condivide ideologie di sinistra o il pensiero unico che da anni si cerca di imporre nella nostra società”. Oltre alle scuse Vannacci chiede una donazione a un’associazione di militari e poliziotti che “rappresenterebbe un segnale concreto di volontà nel superare l’accaduto oltre che un’opportunità per contribuire a una causa di grande valore morale”.

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