Tra i due litiganti, Giuseppe Conte e Beppe Grillo, rispunta un terzo, un ex, per quanto finito quasi nel dimenticatoio. Anche Luigi Di Maio, ex capo politico del M5s, ha voluto dire la sua sulle questioni che animano il Movimento in queste settimane, cioè la costituente che porta con sé alcuni temi come la regola del doppio mandato e l’eventuale modifica del simbolo. Secondo Di Maio, dunque, Grillo potrebbe fermare i prossimi voti su doppio mandato e simbolo ma “non lo farà” perché “non ha il coraggio: e il rischio, anzi, secondo l’ex ministro degli Esteri, è che Giuseppe Conte gli “tolga tutto”, compreso il contratto di consulenza da 300mila euro l’anno. “Rispondo volentieri, perché sono giorni che alcuni esponenti del Movimento continuano a citarmi sui giornali” dice all’agenzia di stampa AdnKronos mentre si trova con un piede in partenza per l’Arabia Saudita. Attualmente è rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, dopo essere uscito dai 5 Stelle come atto di fedeltà al governo Draghi e essere finito malissimo alle successive elezioni politiche col suo nuovo partito, Impegno Civico (totalizzò lo 0,6 per cento).
Chi vincerà tra Conte e Grillo?, chiede l’agenzia di stampa a Di Maio. “Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative. Altrimenti lo avrebbe già fatto”, afferma l’ex ministro. Però il garante ne avrebbe gli strumenti, dice Di Maio: “Nell’estate del 2021, quando negoziai l’accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato, lasciandolo inutilizzato“. Il riferimento è all’articolo 12 comma 2 del nuovo statuto, che – spiega Di Maio – conferisce al garante “una prerogativa oserei dire papalina” ovvero “il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto“. Invece, “fino ad ora Grillo ha soltanto fatto qualche appello agli iscritti a mezzo blog per accontentare gli ex parlamentari che lo bombardano di telefonate ogni giorno, un classico delle decisioni di Beppe – dice ancora Di Maio -. Ma mi risulta non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l’interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà”. Perché? “Sembra che Grillo abbia smarrito il suo coraggio. E forse le ragioni sono almeno 300mila…” risponde l’ex ministro sarcastico. “In pochi mesi – ironizza ancora – Conte gli porterà via anche l’argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza. Triste direi”. Cosa pensa Di Maio del secondo mandato? “Io penso da tempo che vada superata. E’ l’unico modo per assicurare pluralità al Movimento contro l’attuale verticismo. Consentirebbe a persone di esperienza, se gli elettori vorranno, di tornare nelle istituzioni“.
Il deputato e notaio Alfonso Colucci ha parlato al Corriere della Sera di una clausola riservata che obbligherebbe Grillo a non sollevare mai questioni sull’utilizzo del simbolo da parte del Movimento. E oggi lo stesso Conte su Repubblica ribadisce il concetto. “Sinceramente un Movimento che fa della trasparenza il suo motto numero uno, dovrebbe pubblicare tutti gli atti sul suo sito internet. Oppure questo atto è valido solo finché è riservato?“, si chiede Di Maio, che poi prosegue: “Conte deve solo assicurarsi che nessuno usi il simbolo contro di lui nelle future campagne elettorali. Già durante lo scontro Grillo-Conte del 2021 alcuni sondaggisti dissero a Conte ‘se cambi il simbolo puoi prendere anche più voti, ma devi assicurarti che nessuno competa contro di te con quello vecchio’. Ecco perché Conte vuole ‘cambiare’ il simbolo senza lasciare il partito. Tanto sa di avere tutti gli eletti dalla sua parte e gran parte degli iscritti. Grillo non lo segue più nessuno”.
In attesa di capire se le previsioni di Di Maio, alla prova dei fatti, saranno azzeccate, tra i “contiani” a parlare è il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: “Il M5s è un’associazione che ha requisiti del codice civile. E quindi ha la disponibilità del proprio simbolo” dice mentre partecipa al Meeting di Rimini. “Conosco Grillo dal 2006 – aggiunge – Da allora abbiamo un rapporto di una certa costanza, e Beppe non è uno che molla, che rompe. Dice le cose che pensa, platealizza il proprio pensiero. Dopodiché, in una comunità decide la maggioranza non uno solo”. Il collega della Camera Francesco Silvestri aggiunge: “In tanti state parlando di scissioni. Onestamente non so su quali basi, se non per il desiderio di qualcuno esterno al Movimento che questo avvenga. In 15 anni non ci ho mai visti così uniti. Il Movimento 5 Stelle non è mai stato, né di Grillo, né di Conte. Il 5 Stelle è della sua comunità e nasce e persiste perché è l’unica forza politica che, rilanciando politiche di ridistribuzione e rinnovamento, ha la libertà collettiva e individuale di contrapporsi a poteri atrofizzati del nostro Paese”.