L’emergenza Mpox è arrivata fino al Vaticano. “Desidero manifestare la mia solidarietà alle migliaia di persone colpite dal vaiolo delle scimmie, che costituisce ormai un’emergenza sanitaria globale – ha detto papa Francesco all’Angelus – Prego per tutte le persone contagiate specialmente la popolazione della Repubblica Democratica del Congo, così provata. Esprimo la mia vicinanza alle Chiese locali dei Paesi più colpiti da questa malattia – ha detto ancora il Pontefice -, e incoraggio i governi e le industrie private a condividere la tecnologia e i trattamenti disponibili affinché a nessuno manchi l’adeguata assistenza medica”. E in effetti nonostante l’Oms abbia dichiarato lo stato di emergenza mondiale qualche giorno fa, sono alcuni paesi africani a esserne maggiormente colpiti. Per ora le infezioni sono contenute nel resto del mondo e in Europa. Quello del pontefice è un appello che segue le esortazioni dell’Oms sulla malattia che era stata chiamata vaiolo delle scimmie.

Il richiamo dell’Oms – “Voglio essere chiaro: questa nuova epidemia di Mpox può essere controllata e fermata. Per riuscirci è necessaria un’azione concertata tra agenzie internazionali e partner nazionali e locali, società civile, ricercatori e produttori e Stati. Il nostro approccio deve rispettare i principi di equità, solidarietà globale, responsabilizzazione della comunità, diritti umani e coordinamento tra i settori. Per rispondere a questa complessa epidemia – ha detto il direttore generale dell’agenzia Onu per la salute, Tedros Adhanom Ghebreyesus – è necessaria una risposta internazionale completa e coordinata. E per finanziare questo lavoro e fermare l’epidemia il più rapidamente possibile, le nostre stime iniziali sono che il Piano strategico globale di preparazione e risposta (Sprp) a Mpox necessiti di circa 135 milioni di dollari nei prossimi 6 mesi per la fase acuta dell’epidemia”.

Servono risorse, ha spiegato, aggiungendo anche che “è probabile che l’importo stimato aumenterà man mano che si aggiornerà il piano alla luce delle crescenti esigenze. Un appello Oms dedicato al finanziamento verrà pubblicato all’inizio della prossima settimana. Stiamo sollecitando i donatori affinché forniscano le risorse necessarie e ringraziamo chi ha già fatto promesse all’Oms e ad altri partner”. Il Dg ha anche aggiornato sulle misure che si stanno adottando per una risposta a livello globale e in Africa, dove si concentra l’impennata dei casi.

I casi in Africa e nel mondo – Nel mese scorso sono stati segnalati casi di clade 1b in 4 Paesi confinanti con la Repubblica democratica del Congo, nei quali in precedenza non era stato segnalato Mpox: Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda (che intanto ha confermato altri due casi). E questa settimana, ha ricordato il Dg Tedros, sono stati segnalati casi anche in Thailandia e Svezia. Vista la situazione è stato dunque stilato un Piano strategico globale di preparazione e risposta “per fermare i focolai di trasmissione da uomo a uomo di Mpox attraverso sforzi coordinati a livello globale, regionale e nazionale”.

“Dall’inizio dell’epidemia globale di Mpox nel 2022, sono stati segnalati all’Oms più di centomila casi confermati – ha riepilogato il capo dell’agenzia – Il virus continua a circolare a livelli bassi nel mondo. La regione africana ha” invece “registrato una crescita e un’espansione geografica senza precedenti” dell’epidemia. “La trasmissione è ora concentrata nella Repubblica democratica del Congo”, dove sono localizzati “il 90% dei casi segnalati nel 2024.

Solo quest’anno si sono verificati più di 16mila casi sospetti, tra cui 575 decessi. Questa impennata è causata da due distinti focolai, in parti diverse del Paese, di due cladi del virus Mpox. La rapida diffusione di un nuovo ceppo, il clade 1b, è il motivo principale della decisione di dichiarare l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (Pheic)”, ha spiegato il Dg ricordando anche le raccomandazioni temporanee emesse 5 giorni dopo.

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