Il 12 settembre segnerà undici anni di scrittura sul mio blog dedicato alla tanatologia, una disciplina che esplora la morte sotto molteplici aspetti. Non è un argomento facile, ma ho scoperto che parlare apertamente della mortalità ha un immenso potenziale educativo, utile non solo per gli addetti ai lavori, ma per chiunque voglia confrontarsi con un tema spesso evitato o temuto.
Quando ho iniziato, non immaginavo quanto questo blog potesse diventare uno strumento di “death education” accessibile a tutti. La morte è un’esperienza universale, ma la società tende ancora a relegarla nell’ombra. Un blog, invece, ha il potere di infrangere queste barriere. Attraverso articoli e riflessioni, è possibile avvicinare le persone a tematiche spesso ignorate, rendendole più consapevoli e preparate.
Un blog è democratico: raggiunge chiunque abbia una connessione internet, permettendo di parlare non solo con esperti, ma anche con persone comuni, chi magari si avvicina al tema per la prima volta. La morte riguarda tutti noi, eppure le occasioni per discuterne apertamente sono rare. Qui entra in gioco il potere di un blog: rendere accessibile la conoscenza e, soprattutto, normalizzare la conversazione sulla morte.
Scrivere di tanatologia non è solo un esercizio accademico o professionale; è un’opportunità per crescere come persone e per contribuire a una crescita collettiva. Parlare della morte ci costringe a confrontarci con la nostra fragilità, con il senso della vita e con le relazioni che ci circondano. È un percorso di consapevolezza che, se condiviso, può avere un impatto profondo.
Il blog è diventato un luogo di incontro virtuale dove persone di diverse età, background e nazionalità possono confrontarsi. Ogni messaggio ricevuto in questi anni dimostra che c’è un bisogno diffuso di parlare di morte, di comprenderla, di farne parte della vita quotidiana. Ed è proprio questo il cuore della death education: non si tratta solo di educare alla finitudine, ma di educare alla vita, alla comprensione di essa in tutte le sue sfumature.
Dopo undici anni, la passione che mi spinge a scrivere su questo tema non è diminuita. Anzi, con il tempo mi rendo conto di quanto sia importante continuare. Sento una responsabilità nel mantenere vivo questo spazio, offrendo spunti di riflessione che possano aiutare chi legge a vivere con maggiore consapevolezza e serenità.
Grazie a tutti coloro che hanno seguito questo viaggio finora. Continueremo insieme, esplorando, riflettendo e imparando, affinché la morte diventi sempre più un aspetto naturale della vita stessa.