Ambiente & Veleni

“La morte dei ghiacciai si avvicina sempre di più”: il Flua sul Monte Rosa è estinto. “Niente più acqua di cui città e pianure hanno bisogno”

Sul versante sud del Monte Rosa, la seconda vetta più alta delle Alpi, il ghiacciaio di Flua è estinto. Non c’è più. Se nella metà dell’Ottocento la sua superficie era di circa 80 ettari, ossia grande quanto 112 campi di calcio, oggi del ghiacciaio piemontese resta solo un mare di rocce e detriti. Qua e là si intravedono piccoli cumuli di neve frutto delle ultime nevicate tardive della scorsa primavera. È quanto racconta la terza tappa della Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano. A pesare sullo stato di salute dei ghiacciai è la crisi climatica: non solo le alte temperature, ma anche l’aumento degli eventi meteo estremi in quota, come mostra la recente e disastrosa alluvione di fine giugno. Solo ad Alagna, comune in provincia di Vercelli situato ai piedi del versante meridionale del massiccio del Monte Rosa, si contano danni per sei milioni e mezzo di euro.

Il ghiacciaio estinto (e gli altri che arretrano) – Nel frattempo, il ghiacciaio di Flua è già un lontano ricordo. A dominare, insieme a detriti e rocce, è un lungo cordone morenico mentre il vuoto del ghiacciaio inizia ad essere ‘colonizzato’ da piante e insetti che costituiscono parte dei nuovi ecosistemi in evoluzione. “Il ghiacciaio di Flua – racconta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia – ci mette davanti ad una triste e tremenda realtà, la morte dei ghiacciai che si avvicina sempre di più. Da una parte ghiacciai che si estinguono, dopo una lunga agonia, a causa della crisi climatica che avanza, dall’altra parte anche la consapevolezza che il vuoto dei ghiacciai verrà colmato da nuovi ecosistemi”. Bonardo sottolinea l’importanza di mettere in campo politiche di mitigazione e adattamento, senza dimenticare che l’altra grande sfida sarà quella di tutelare e proteggere i nuovi ecosistemi che si stanno formando ad alta quota, come conseguenza alla fusione ed estinzione dei ghiacciai”. A causa delle alte temperature che caratterizzano la crisi climatica in atto è questo il destino a cui i ghiacciai alpini con quote massime al di sotto dei 3500 metri andranno incontro dal 2050 in avanti. Tra questi ci saranno anche il ghiacciaio dell’Adamello (tra Lombardia e Trentino) e quello della Marmolada, in Trentino, dove pochi giorni fa proprio il ritiro del ghiacciaio ha restituito i corpi di due soldati della Prima Guerra Mondiale. Ma sul versante sud del Monte Rosa, anche i ghiacciai limitrofi al Flua, ovvero il ghiacciaio delle Piode e il SesiaVigne non se la passano bene. Dagli anni Ottanta il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigna (ramo orientale) sono arretrati di oltre 600 metri lineari, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. Sempre sul Monte Rosa, se a fine giugno a Punta Gnifetti, la Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa, è stata completamente ricoperta dal ghiaccio, agli inizi di agosto la temperatura è arrivata a nove gradi (il record a quell’altitudine è rappresentato dai 10,1 gradi registrati nel giugno del 2019). Come spiega anche il climatologo Luca Mercalli, anche la presenza di neve registrata nel 2024 sui ghiacciai italiani non deve trarre in inganno.

Le cause e il ruolo degli eventi meteo estremi – Le alte temperature sciolgono neve e ghiaccio in fretta e non solo mettono in sofferenza i ghiacciai al di sotto dei 3500 metri, ma anche quelli posti nelle zone più alte. Con lo zero termico a quote sempre più elevate, viene meno l’accumulo di neve e si registra una perdita di massa glaciale. Negli ultimi anni, si sta verificando una fusione pluricentrimetrica del ghiaccio anche a quote intorno ai 3500 metri. Giuseppe De Matteis, professore emerito universitario del Politecnico di Torino e socio fondatore di Dislivelli sottolinea che “dalla montagna proviene la quasi totalità dell’acqua di cui città e pianure hanno bisogno per vivere e svolgere attività produttive. Stiamo perdendo una risorsa vitale”. Preoccupa anche l’aumento degli eventi meteo estremi in quota: sono 101 quelli registrati nelle regioni dell’arco alpino nei primi sette mesi del 2024 (da gennaio a luglio) dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Erano 87 nel 2023 e 70 nel 2022 (sempre nello stesso periodo). Lombardia, Veneto e Piemonte le regioni più colpite in questi primi mesi del 2024, rispettivamente con 40, 27 e 13 eventi estremi. Tra le province più in sofferenza, quelle di Torino (9), Brescia, Milano e Vicenza (7), Genova e Udine (6), Mantova, Varese e Verona (5).

Gli eventi meteo estremi sul Monte Rosa – Anche il versante sud del Monte Rosa è stato colpito il tra il 29 e il 30 giugno 2024 da una violenta precipitazione piovosa, lo stesso evento che ha colpito la Valpelline ed altre località di Valle d’Aosta e Piemonte. Di fatto, lungo il tragitto della terza tappa della Carovana, i partecipanti hanno verificato numerosi effetti causati dall’alluvione sulla viabilità e sulle infrastrutture, anche se gli interventi di ripristino dei sentieri che hanno già reso possibile l’accesso alle zone glaciali. Restano comunque ben visibili i detriti e i fenomeni di erosione lungo gli alvei dei torrenti. “La fusione dei ghiacciai e gli eventi meteorologici estremi generano lungo le pendici del Monte Rosa una serie di effetti a cascata – spiega Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico e professore dell’Università di Torino – che vanno rilevati e monitorati costantemente e che non possono essere sottovalutati”. Cascate di ghiaccio dalle cime più elevate, cascate di acqua che si originano dalla fusione glaciale, cascate di detriti che queste acque veicolano verso il basso durante gli eventi piovosi più intensi, cascate di blocchi che staccandosi per frana dalle pareti rocciose ricoprono in parte i ghiacciai. “Abbiamo potuto riconoscere ciascuno di questi fenomeni salendo in quota – racconta – osservando il versante sud del Monte Rosa, con i ghiacciai delle Piode, di Sesia-Vigne, e il ghiacciaio di Flua che il Comitato Glaciologico Italiano monitora sin dal 1927”. Carovana dei ghiacciai arriverà in Lombardia dal 28 al 31 agosto per monitorare lo stato di salute del ghiacciaio Fellaria.