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Libia, Haftar blocca produzione ed export di petrolio dall’Est del paese. Balzo del greggio sui mercati

Il governo di Khalifa Haftar, che controlla la parte orientale della Libia, dove si trovano la maggior parte delle ingenti risorse petrolifere del paese, ha annunciato lo stop alla produzione e all’export di greggio. La decisione è stata presa come risposta al tentativo del governo di unità nazionale che regna su Tripoli e sul nord-ovest del paese di sostituire il governatore della Banca centrale (che gestisce i miliardi generati dalla vendita del petrolio).

La notizia ha provocato un’ impennata del prezzo del petrolio. A Londra, il costo di un barile brent è passato da 79 a 81 dollari al barile in pochi minuti. In seguito alle vicissitudini politiche del paese, la produzione libica è scesa molto rispetto al passato. Nel 2023 la media è stata di 1,2 milioni di barili al giorno (a titolo di paragone, l’Arabia Saudita ne produce dieci volte tanto). Tuttavia la Libia rimane il decimo paese al mondo per quantità di riserve, circa 48 miliardi di barili e, in una fase di ridefinizione degli equilibri energetici, lo stop alla vendita un impatto, seppur non eccessivo, ce l’ha. Soprattutto per paesi come l’Italia. Dalla Libia, tra i primi nostri fornitori, importiamo circa il 15% del petrolio che utilizziamo.

Nei giorni scorsi il Consiglio presidenziale di Tripoli aveva annunciato la sostituzione del governatore Al-Siddiq Al-Kabir e del board della banca, richiesta che Al-Kabir aveva però rispedito al mittente, chiedendo una decisione comune tra l’Alto consiglio di Stato di Tripoli e la Camera dei Rappresentanti di Bengasi. Il Consiglio presidenziale ha nominato il vice governatore Abdul Fattah Abdel Ghaffar governatore ad interim della Banca centrale della Libia, che si occuperà di tutti i compiti e degli accordi finanziari fino a nuovo avviso. Il governo di Bengasi (Haftar) ha dichiarato “lo stato di forza maggiore su tutti i giacimenti petroliferi, porti, istituzioni e installazioni”.