Parlare di microbi, dall’800 ad oggi, ha spesso significato, per la nostra cultura, occuparsi di come eliminarli e distruggerli, perché portatori di vari tipi di malattie. Peccato che i microbi, i più antichi organismi viventi sulla terra e i più numerosi (sono miliardi), siano assolutamente fondamentali per la nostra vita, e per quella delle piante, degli animali e del pianeta. “Parlando per paradossi, senza i microbi”, spiegano Duccio Cavalieri, Rino Rappuoli e Lisa Vozza nel libro I microbi salveranno il mondo? (Il Mulino) “non avremmo bisogno di frigoriferi, perché nessun cibo andrebbe a male, ma pochissimi cibi arriverebbero sulle nostre tavole. Senza microbi tutta la vita animale acquatica verrebbe a galla morta, la terra sarebbe ricoperta di corpi, rifiuti e deiezioni che non potrebbero essere decomposte”. La mancata precoce esposizione e la perdita in età adulta di diversità microbica è alla base dell’aumento di molte malattie non trasmissibili, infiammazioni croniche, disordini del sistema immune, che spesso favoriscono anche l’insorgenza di tumori, ma anche di depressione e malattie neurodegenerative.

In generale, un sistema immunitario che cresce isolato dalla varietà e dalla diversità microbica rischia di risultare inefficace e disfunzionale, notano gli autori. Inoltre volendo sopperire alla mancanza di funzioni ecosistemiche fondamentali fornite dai microbi con processi industriali, la produzione industriale farebbe impennare l’uso di combustibili fossili, peggiorando ancora la situazione.

L’Antropocene seleziona i germi più pericolosi – I microrganismi patogeni, sono poco più di 1500 specie, causano malattie ma sono “un’infima minoranza rispetto ad almeno un trilione di specie di microrganismi esistenti”, spiega Duccio Cavalieri, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Firenze. Eppure l’Occidente, in maniera miope, ha dichiarato loro una guerra totale, attraverso attività di disinfezione e sterilizzazione. In questo modo, l’equilibrio delicato tra azioni microbiche e reazioni da parte di altre specie rischia di saltare. Non solo, “l’Antropocene accelera la selezione di germi pericolosi per noi e per l’ambiente, a scapito di quelli che sostengono la vita”, continua il prof. Cavalieri. Questo approccio indiscriminato, aggravato dai cambiamenti climatici, dalla povertà e dalle guerre, sta mettendo a rischio la vasta diversità microbica da cui dipende ogni forma di vita sulla Terra, offrendo al tempo stesso straordinarie opportunità di selezione e sviluppo proprio ai microbi più pericolosi, tra cui, appunto, ci sono quelli resistenti agli antibiotici, quelli dannosi per il suolo, l’acqua e l’aria e quelli che producono gas serra.

Come se fossimo tornati all’inizio del Novecento – La perdita di diversità microbica, o un suo impoverimento, accelera la corsa verso la prossima estinzione di massa – grazie anche ai patogeni resistenti a ogni trattamento. L’abuso di antibiotici, compresi quelli utilizzati negli allevamenti di mucche, polli e maiali, ha contribuito alla selezione di batteri capaci di resistere a tutti gli antibiotici. E un ruolo, sottolinea l’autore, lo gioca anche l’innalzamento delle temperature, che può stimolare i microbi a adattarsi e riprodursi maggiormente.

A incidere in senso negativo sono anche l’aumento del turismo e le microplastiche, che possono trasportare batteri resistenti. E infine le polveri sottili che spesso, come nel caso di Sars Cov2, possono risultare vettori per microorganismi patogeni e virus. “È come se fossimo ritornati all’inizio del Novecento, prima della coperta della penicillina”, afferma Cavalieri. L’Oms stima che ogni anno nel mondo fino a 5 milioni di persone muoiano per infezioni da microbi resistenti ai farmaci. Tra l’altro, si legge nel libro, “i microbi sono indifferenti agli scaglioni di reddito”. Siamo tutti nella stessa barca, insomma, e dunque chi ha più risorse dovrebbe, almeno per un cinico ed egoistico calcolo individuale, agire contro questa tendenza.

Virus batteriofagi, probiotici ricerca sui nuovi antibiotici: le terapie – Ma allora cosa si può fare? Senza dubbio, spiega il prof. Cavalieri “occorre uscire rapidamente dall’insieme dei circoli viziosi che stimolano la perdita di diversità microbica e l’emergere di patogeni resistenti ai trattamenti”. Dai vaccini, anche quelli tradizionali, ai virus cosiddetti batteriofagi, dalle nuove tecnologie che possono farci scoprire antibiotici più specifici, sui quali tuttavia poco si investe, ai probiotici, ai trapianti di batteri benefici. Sono strumenti di vera e propria “lotta biologica” su cui è necessario investire sia in termini di ricerca che di sviluppo.

Non c’è dubbio: il superamento dell’Antropocene starà proprio nella salvezza del microbiocene, dell’era “che vedrà la riscoperta e l’utilizzo consapevole dei microorganismi”, secondo un approccio “One Health”, che parte dalla consapevolezza di come preservare i network invisibili attraverso cui persone, animali, piante e microbi sono intimamente connessi.

Conoscere i batteri, altro che eliminarli – Concretamente, questo significa smettere di insistere su processi industriali intensivi, sull’abuso di farmaci antimicrobici, sui danni all’ambiente e sui tentativi indiscriminati di disinfezione e sterilizzazione, pratiche che promuovono la perdita di diversità microbica.
Bisognerebbe capire, inoltre, come i microrganismi influenzano i cambiamenti climatici, con la produzione e il consumo di gas serra, come sono a loro volta condizionati dall’innalzamento delle temperature e dalle altre modifiche indotte dalle attività umane. Ma anche, chiosano gli autori, come “ci possono aiutare a farla finita con i combustibili fossili”. Occorrerebbe in questo senso avere grande cura dei microbi che consumano e riducono i gas serra e producono ossigeno oltre che di quelli che possono far aumentare la produzione di alimenti in modo sostenibile, eliminando i fertilizzanti chimici.

La premessa di tutto questo è, però, la necessità e l’urgenza della conoscenza della vastità e dell’importanza del mondo dei microbi, contro ogni tentativo di eliminazione indiscriminata. I microbi “sono fabbriche potenti e operose, e possono darci una mano per proteggerci dalle infezioni e ridare salute a un ambiente impoverito e contaminato”, conclude Cavalieri. Se non li sterminiamo, possono venire realmente il nostro aiuto.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti