Sull’Autonomia Differenziata continuano ad arrivare rassicurazioni. L’ultima in ordine di tempo è del leader di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani secondo cui l'”Autonomia differenziata” si farà “solo dopo aver approvato i ‘LEP’, ossia i livelli essenziali delle prestazioni”. Eppure la legge dice già che nove materie non prevedano i LEP e che le Regioni possano fare richiesta di stipulare accordi col governo per ottenere l’autonomia su queste materie. Cosa che è già avvenuta il 1 luglio scorso, all’indomani dell’approvazione definitiva, da parte del Parlamento, della Legge Calderoli.
“Su questo c’è da parte dell’opinione pubblica una grande sottovalutazione del problema” afferma nel corso di un’intervista a ilfattoquotidiano.it l’ex deputato Stefano Fassina. Infatti il ministro Calderoli ha già annunciato che tra la fine di settembre ed ottobre intende dar seguito alle richieste di autonomia arrivate al governo da parte di Veneto, Lombardia, Liguria e Piemonte, proprio per le nove materie che non prevedono i Livelli Essenziali delle Prestazioni. “Su questo c’è scarsa informazione – osserva Fassina, che recentemente è in libreria con il suo ‘Perché l’autonomia differenziata fa male anche al nord’ – e i presidenti Zaia, Fontana, Cirio, l’ormai ex presidente Toti ed il ministro Calderoli hanno sistematicamente raccontato che si tratta solo di modifiche amministrative e di semplificazioni. In realtà – obietta l’ex viceministro dell’Economia, oggi presidente dell’associazione Patria e Costituzione – queste nove materie sono estremamente rilevanti. Dal commercio estero al coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; dalla previdenza complementare e integrativa alle professioni. Siamo di fronte ad un indebolimento delle funzioni e ci saranno conseguenze negative anche per cittadini ed imprese del nord a cui viene raccontata una favola che non esiste”. A sostegno della sua tesi, nel corso dell’intervista Fassina fa degli esempi eloquenti. “Anche per questo ritengo la mobilitazione deve continuare per raggiungere un milione di firme” per il Referendum contro l’Autonomia. Questo sarebbe, conclude Fassina “un messaggio politico che porterebbe il Presidente del Consiglio a fermarsi e ad attendere quello che speriamo possa essere il pronunciamento degli elettori”.