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Padre di cento bimbi, fisico statuario, patrimonio da oltre 14 miliardi di euro: chi è Pavel Durov, il fondatore di Telegram

Nato a Leningrado, cresce a Torino ma torna in Russia per frequentare l'Università. Nelle sue 'creazioni', l'obiettivo è sempre stato quello di creare un social privo di regolamentazioni

di F. Q.
Padre di cento bimbi, fisico statuario, patrimonio da oltre 14 miliardi di euro: chi è Pavel Durov, il fondatore di Telegram

No alcol, no carne, no stress. Questi i principi di vita dell’uomo più chiacchierato del momento, Pavel Durov, co-fondatore della nota app di messaggistica Telegram, che nella giornata di sabato, 24 agosto, è stato arrestato dalle forze dell’ordine francesi. Chi lo conosce lo descrive come un uomo tutto d’un pezzo, con un fisico statuario e una maniacalità straordinaria per le sue abitudini alimentari e sportive.

Con un patrimonio stimato di oltre 15 miliardi di dollari, Durov resta una figura sicuramente controversa. In passato ha dichiarato di essere padre di circa cento bambini, nati dalle donazioni di sperma che il magnate ha fatto in banche del seme di 12 paesi diversi. Nasce a Leningrado, nel 1984, ma cresce a Torino, prima di tornare in Russia durante l’adolescenza. Non ha un buon rapporto con il suo paese natale, soprattutto quando nel 2006 fonda, insieme al fratello Nikolai, la società VKontakte, un social network ispirato a Facebook. Seppur presto diventi il social più usato in Russia, Durov abbandona presto l’onda del successo: il suo obiettivo è creare un social privo di regolamentazione e lontano dalle decisioni dei ‘piani’ alti. “Il Paese è incompatibile con il business di internet, al momento”, aveva dichiarato Durov nel 2014, quando il magnate si era dimesso dalla società che lui stesso aveva creato.

L’ambizione, però, era anche quella di abbattere qualsiasi confine e abbracciare i principi della libertà più assoluta. Così, Durov fonda Telegram con il chiaro obiettivo di offrire un portale di comunicazione sicura, veloce e priva di controlli e manipolazioni politiche. E ci riesce, perché la libertà promessa da Telegram è stata apprezzata maggiormente in quei paesi dove il controllo sui mezzi di comunicazione è autoritario. In Russia, infatti, l’app è uno degli strumenti più usati per diffondere notizie alternative a quelle ufficiali. E se questo era possibile grazie alla scelta del suo fondatore di non accettare ricavi per non trasformarla in business, nel 2021 c’è stato il decisivo cambio di rotta: 1 miliardo di finanziamento con fondi arabi ed esteri. Da qui, Telegram diventa presto la nuova casa di estremisti, cospirazionisti, pedofili e spacciatori. Così è nato quel mandato di cattura francese che si è rivelato fatale nel momento in cui ha messo piede nel paese transalpino. E ora rischia perché, secondo la magistratura, la mancanza di moderazione, l’assenza di collaborazione con le autorità e l’uso di strumenti come lo scambio di criptovalute rendono Telegram complice delle attività illegali che si svolgono sulla sua piattaforma.

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