Non c’è pace per i cantieri di Cortina, non solo quelli olimpici, ma anche quelli avviati dal Comune. Dopo le polemiche che durano da anni per i lavori della pista da bob che procedono a rilento, dopo lo stop della Commissione di Valutazione Ambientale della Regione Veneto al progetto di una cabinovia da far sorgere su un terreno franoso a Socrepes, adesso ci si mettono di mezzo anche i binari della vecchia ferrovia. Nell’area dell’ex stazione, vincolata come bene culturale dalla Sovrintendenza ai beni ambientali e monumentali sono spuntati dall’asfalto i binari della linea Calalzo-Cortina-Dobbiaco, inaugurata nel 1927 e dismessa nel 1964. Quando il servizio fu interrotto, i binari non vennero completamente asportati, ma in alcuni tratti soltanto ricoperti. È così che sono venuti alla luce, creando un nuovo problema alla tormentata e contestata realizzazione.
Il Comune si è affidato a una società privata per la ristrutturazione dei vecchi edifici e per la costruzione, in cambio, di parcheggi, condomini e negozi, oltre alla sistemazione della piazza. La vecchia stazione è attualmente occupata da un bar caratteristico, che ha ricevuto lo sfratto e dovrà chiudere l’attività nel giro di due mesi. Si tratta di un intervento pesantemente contestato da gruppi locali e organizzazioni ambientaliste, perché stravolgerebbe un ampio spazio ai confini del centro e vicino agli impianti di risalita del Faloria. Il Comitato Civico Cortina ha raccolto negli scorsi mesi 2.636 firme di protesta, consegnate al sindaco Gianluca Lorenzi e i cittadini hanno contribuito spontaneamente alle spese legali per presentare ricorso al Tar del Veneto, raccogliendo 12 mila euro.
Cosa accadrà adesso con i lavori? Lo scavo dell’asfalto era iniziato il 29 luglio, una fase preliminare per la bonifica bellica e la verifica della presenza di residui archeologici. Il sovrintendente ai beni ambientali e culturali del Veneto Orientale, Vincenzo Tinè, aveva concesso l’autorizzazione agli scavi preliminari, chiedendo di essere “immediatamente avvisato per le opportune scelte in materia, nel caso di ritrovamento dei binari”. L’eventualità quindi era già stata messa in conto, ma non c’è ancora una soluzione. Oltre ai binari potrebbero anche esserci deviatori austroungarici, autentici pezzi da museo dei trasporti.
Sulla vicenda della ex-stazione è intervenuta anche Italia Nostra di Belluno, che ha scritto al Ministero della cultura e alla Sovrintendenza veneta. “Un progetto di riqualificazione non deve necessariamente significare la trasformazione di un luogo tanto da renderlo irriconoscibile e da perdere il suo valore identitario”. Ricordava come “l’area dell’ex stazione è l’unico spazio rimasto libero, destinato un secolo fa al sistema della mobilità fuori dal centro urbano e ora ormai integrato. Ed è ancora più prezioso perché resta l’unico anello di sistema che ha resistito all’espansione dell’urbanizzazione e al moltiplicarsi della copertura, della cementificazione e dell’uso del suolo”.