A volte ritornano. Sono i fantasmi del passato di Takata, la società giapponese che ha dovuto dichiarare bancarotta negli Stati Uniti nel 2017, e dell’incubo dei suoi airbag. In Italia Citroen, uno dei marchi di Stellantis, ha promosso una campagna dal nome decisamente significativo: “Stop Drive” (smetti di guidare). Riguarda i modelli C3 prodotti tra il 9 aprile del 2009 e il 20 febbraio del 2017, equipaggiati con gli ormai tristemente famosi cuscinetti di sicurezza. Cuscinetti che sono costati la vita a più di 60 persone a livello globale e che hanno comportato il richiamo di almeno 100 milioni di veicoli di 20 costruttori diversi a partire dal 2014 in poi, anche se una prima grande azione era già avvenuta nel 2013 con 3,6 milioni di macchine coinvolte (tutte montavano i dispositivi fabbricati in Messico).

All’insegna del motto “Citroen supporta i suoi clienti”, il singolare advertising con cui il Doppio Chevron ha avvertito i suoi clienti spiega che sono stati mobilitati i “5.000 concessionari per effettuare la riparazione e offrire auto di cortesia in caso di necessità, in entrambi i casi gratuitamente. Oltre alle C3, sono coinvolte anche le DS3, in questo caso fabbricate tra il 26 giugno del 2009 e il 30 maggio del 2019. “La tua sicurezza – si legge – è la nostra priorità. Il nostro team è qui per aiutarti”.

Finora evidentemente le lettere inviate da tempo agli automobilisti non hanno sortito gi effetti desiderati e dovuti. Come ha ricordato il Centro Ricerca e Tutela dei Consumatori e degli Utenti di Trento, la missiva sollecitava a “sospendere immediatamente la guida del veicolo a causa di un problema di sicurezza riscontrato sui dispositivi di gonfiaggio dell’airbag Takata, posto sul lato del conducente e del passeggero, riconoscendo il produttore un problema di sicurezza del prodotto e incorrendo, così, nelle responsabilità di cui agli articoli artt. 104 e segg del Codice del Consumo”. Lo stesso CRTCU aveva chiesto alla casa automobilistica di “assumersi le responsabilità patrimoniali dei danni causati ai consumatori, approntando urgentemente idonee misure”, poiché secondo il Centro la sostituzione non sarebbe avvenuta in tempi rapidi. I dettagli delll’azione si trovano anche sul sito europeo https://ec.europa.eu/safety-gate-alerts/screen/webReport/alertDetail/10012976?lang=en%3FpreviousPageFragment%3DrecentAlert.

Dopo una prima fase più “canonica”, la campagna è ora apertamente radicale nei toni: il costruttore è perentorio e chiarisce che le vetture dotate di airbag Takata “sono state oggetto di una campagna di richiamo e non devono essere guidate fino alla riparazione”. Per agevolare gli automobilisti, compaiono anche un QR Code e un numero di telefono. Le auto del marchio francese oggetto dell’azione ancora in circolazione nel Belpaese sono circa 50.000, più della metà delle quasi 80.000 interessate. L’ultimo richiamo in orine di tempo legato ai dispositivi di Takata è toccato alla Bmw, che nei giorni scorsi in Cina ha dovuto avviare una procedura che riguarda 1,36 milioni di veicoli.

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