Negli anni Novanta divenne leggendario Il Corvo. Vuoi per il fatto che lo interpretasse un nuovo sex-symbol e figlio d’arte come Brandon Lee, ucciso misteriosamente durante la lavorazione; vuoi per la storia romantica e maledetta anche se più glamour dell’originale graphic novel di James O’Barr; vuoi per un linguaggio molto simile al videoclip che portava in auge una selezione rock e metal perfetta per quelle atmosfere. Poi in 30 anni solo sequel inqualificabili, l’invecchiamento tecnologico della pellicola e un’immagine da poster che sta sbiadendo sulle vecchie magliette dei nostri ricordi. Così ci ha pensato Lionsgate a produrre questo remake simile a un revenge movie in stile piattaforma, a parte il protagonista dal nome iconico.
Chiamarlo Eric Draven fa impressione, tanto questa nuova messa in scena dista da ogni immaginario precedente. Tolti i corvi, il nome di O’Barr nei titoli e quelli dei personaggi originali sarebbe pure un passabile filmetto da top ten tra i più visualizzati in streaming. Invece no. Si ostina a scimmiottare ciò che non è, calpestando una storia iconica, disperata e dall’anima autodistruttiva che segnò gli anni novanta. Eppure Bill Skarsgård e FKA twigs, buoni attori coinvolti purtroppo in questo guazzabuglio, potevano dare ancora di più.
Non è tanto irritante questa rilettura deviata del plot letterario o meno, quanto il fatto che in tutti questi anni nessun cineasta e nessun produttore abbia mai realizzato fedelmente un film su quel fumetto, su quelle tavole originali. Una maledizione? Sicuramente non l’ottima operazione Sin City portata sullo schermo nel 2005 da Robert Rodriguez affiancato dallo stesso Frank Miller autore di storia e disegni. Interesserà davvero ai millenials The Crow come favoletta sanguinaria in multicolor che ammicca con boss-vampiri, sparatorie splatter, tutine tipo Casa di Carta (ma rosa) e saltelli interdimensionali? Vedremo alla fine del flop. Da noi esce il 28 agosto, ma in America a questo Corvo già danno del tacchino.