“Con quella domanda, che rifarei tutti i giorni, non ho insultato Vannacci, ma le idee regressive che la destra sta sdoganando e che ci rubano il futuro. Mi sto occupando di quel rancore che le destre stanno scagliando contro i diritti sociali e civili“. Pier Luigi Bersani va dritto per la sua strada e in un’intervista al Corriere della sera affronta il tema della querela per diffamazione ricevuta dall’eurodeputato della Lega per una dichiarazione fatta alla festa dell’Unità di Ravenna di un anno fa. Per quelle frasi il pm ha chiesto un decreto penale di condanna ma Bersani precisa: “Se dovrò pagare, non saranno 49 milioni. Salvini mi dà del condannato, ma io non ho ricevuto niente“.

Sull’apertura del Pd alle alleanze con Matteo Renzi, Bersani precisa: “Che faccia perdere voti o ne faccia guadagnare qualcuno, quando si parla di apertura non capisco perché ci si debba riferire sempre e solo a Italia viva. Fuori dal politicismo c’è ben altro da recuperare”. Sul fronte diritti, “ho apprezzato molto le affermazioni di Marina Berlusconi e poi di Tajani, ma gli direi ‘se non fai sul serio fermati, ci sono già troppe disillusioni verso gente che si sente italiana’”.

Le polemiche su Giorgia Meloni e la sorella Arianna? Niente a che fare con un atteggiamento sessista, precisa l’ex segretario dem. “Quale sessismo? Se un premier maschio scomparisse 5 giorni non gli chiederemmo dov’è? – spiega -. Invece loro la buttano giù dal lato dello spiazzamento rispetto ai riti e alle procedure democratiche, nel nome dello schema ‘io e il popolo e in mezzo non c’è niente'”. Sulla durata del governo Meloni, Bersani puntualizza: “Dipende molto dalla battaglia d’autunno che è fatta di alcune cose precise” e cita le Regionali l’Autonomia differenziata e la finanza pubblica. Per l’ex segretario del Pd quello che arriverà sarà un autunno caldo. “Bisogna combattere. Il governo è uno sgabello che sta su tre piedi, Autonomia, premierato e giustizia. Se viene via un piede, è facile che perda l’equilibrio“, conclude.

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