Centinaia di soldati impiegati sul terreno, coadiuvati dalle forze aeree e dallo Shin Bet (l’agenzia per la sicurezza interna), in una caccia all’uomo nel cuore nei Territori occupati. Israele ha lanciato un’altra operazione su vasta scala, questa volta in Cisgiordania, aprendo un terzo fronte che nella migliore delle ipotesi “durerà giorni” per annientare la rete terroristica che ha pianificato e diretto il fallito attentato suicida del 18 agosto a Tel Aviv. Il bilancio, ancora parziale, è di almeno 10 palestinesi uccisi. L’operazione – denominata “Campi estivi” e definita dall’esercito la più vasta degli ultimi mesi nel West Bank – è stata condannata dall’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani perché si tratta di una “risposta sempre più militare” condotta “in un modo che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva”. E nel frattempo si continua a sparare anche nella Striscia: l’Onu ha denunciato che un veicolo umanitario delle Nazioni Unite è stato colpito dal fuoco israeliano a Gaza.
La rotta l’ha tracciata questa mattina Israel Katz, ministro degli Esteri e compagno del premier Benjamin Netanyahu nel Likud: “Dobbiamo affrontare la minaccia del terrorismo allo stesso modo in cui affrontiamo l’infrastruttura del terrorismo a Gaza – ha scritto il capo della diplomazia di Tel Aviv dopo l’inizio dell’operazione -, anche con lo sgombero temporaneo degli abitanti palestinesi e qualsiasi misura sia necessaria. E’ una guerra in tutti i sensi e dobbiamo vincerla”. L’obiettivo: “contrastare le infrastrutture terroristiche islamico-iraniane” alimentate da Teheran, che “sta lavorando per stabilire un fronte terroristico orientale contro Israele in Cisgiordania, secondo il modello di Gaza e Libano, finanziando e armando i terroristi e contrabbandando armi sofisticate dalla Giordania”.
Alle prima luci dell’alba le Israel Defense Forces sono entrate in azione nell’area di Tulkarem, a Jenin – dove è stato imposto il coprifuoco -, Nablus e Tubas. Secondo The Jewwish Chronicle si tratta della più imponente operazione in Cisgiordania da 20 anni a questa parte, per Al Jazeera “dall’inizio della Seconda intifada“. Particolarmente intense le operazioni a Jenin. Due palestinesi sono stati uccisi in città, altri 4 in un villaggio vicino e altri 4 in un campo profughi vicino a Tubas. Secondo l’Idf, nel corso dell’operazione sono stati arrestati anche diversi ricercati ed è stato confiscato equipaggiamento militare, armi e munizioni. L’esercito ha fatto sapere che tra Jenin e Tulkarem è stato ritrovato materiale esplosivo piazzato sotto le strade e destinato a essere fatti deflagrare in attacchi contro le forze di sicurezza.
Sempre a Jenin i soldati stanno facendo irruzione nelle abitazioni per sottoporre i residenti a interrogatori e sta controllando ogni ambulanza diretta nell’ospedale governativo per individuare eventuali persone armate o ricercate. L’Idf ha anche ordinato l’evacuazione del campo profughi di Nur Shams: una fonte della sicurezza ha informato l’agenzia palestinese Wafa che sarà allestita una postazione militare nel quartiere al-Maslakh per perquisire gli abitanti prima che se ne vadano.
Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha interrotto la sua visita in Arabia Saudita ed è tornato in patria. Il portavoce della presidenza Nabil Abu Rudeineh ha affermato che l’escalation porterà a “risultati terribili e pericolosi”, mentre Hamas ha chiesto alle forze di sicurezza fedeli all’Anp di sollevarsi contro Israele elogiando i palestinesi che stano combattendo contro l’Idf. Secondo Hamas, l’operazione “fa parte di un piano più ampio per espandere la guerra di Gaza”. In una dichiarazione l’ala armata di Fatah, il partito di Abu Mazen, ha fatto sapere che sta prendendo parte ai combattimenti. Anche il gruppo terroristico della Jihad islamica, che come Hamas si ritiene abbia rafforzato la sua posizione in Cisgiordania, ha parlato di una “guerra aperta” da parte di Israele.
L’Idf – secondo i media israeliani – ha informato le forze di polizia dell’Anp che intende fare irruzione nell’ospedale Ibn Sinai a Jenin, che intanto è stato circondato. Nella zona est della città, i militari hanno imposto il coprifuoco impedendo ai cittadini di uscire dalle proprie case. Nel frattempo le truppe hanno avviato ampie perquisizioni nelle abitazioni sottoponendo i residenti a interrogatori. Nei video pubblicati dall’Idf si vedono esplosivi sepolti nel terreno nel campo profughi di Noor al-Shams mentre vengono rimossi dai mezzi dell’esercito. In una dichiarazione congiunta i portavoce dell’Idf e dello Shin Bet hanno detto che “le forze di sicurezza hanno iniziato un’operazione per contrastare il terrorismo”.
Il fallito attentato a Tel Aviv è stato orchestrato, secondo Hamas, da Jaafar Mona, di Nablus, rimasto ucciso dall’ordigno esploso prima del prima del tempo mentre si dirigeva a una sinagoga dove era in corso la preghiera della sera. L’organizzazione al potere nella Striscia e Jihad islamica palestinese hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco del 18 agosto. Da qui, la decisione di Tel Aviv di attaccare.
Raid aerei sul confine siriano: 4 morti. Tel Aviv ha confermato di aver effettuato un attacco sul lato siriano dell’autostrada Beirut-Damasco, vicino al confine tra Libano e Siria, uccidendo Firas Qasem, importante membro della Jihad islamica palestinese. “Qasem è stato incaricato di elaborare piani operativi per l’organizzazione terroristica in Siria e Libano e ha avuto un ruolo centrale nel reclutamento di terroristi palestinesi nell’organizzazione terroristica Hezbollah, allo scopo di portare a termine operazioni terroristiche dal Libano contro lo Stato di Israele”, afferma l’Idf. Altri due membri della Jihad palestinese sono stati uccisi nell’attacco, insieme al membro di Hezbollah Muhammad Taha. Dal 7 ottobre, riporta il quotidiano libanese L’Orient Le jour, sono 433 i combattenti Hezbollah uccisi da attacchi israeliani in Siria e Libano.
Recuperato il corpo di un soldato ucciso il 7 ottobre. L’esercito di Tel Aviv ha reso noto che il corpo di un soldato israeliano ucciso e rapito da Hamas il 7 ottobre è stato recuperato dall’esercito nella notte nella Striscia di Gaza meridionale. La famiglia ha chiesto che il suo nome non venisse divulgato. Dopo l’operazione notturna, riporta il Times of Israel, 103 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre rimangono a Gaza, compresi i corpi di 33 persone la cui morte è stata confermata dall’Idf.
Fuoco di Tel Aviv contro un veicolo umanitario dell’Onu. Le Nazioni Unite hanno denunciato che un loro veicolo umanitario è stato colpito dal fuoco israeliano a Gaza. Il portavoce del segretario generale Onu, Stéphane Dujarric, ha spiegato che 27 agosto il veicolo, parte di un convoglio umanitario coordinato con le autorità israeliane, è stato colpito dai colpi dello Stato ebraico a Gaza, e che l’incidente non ha provocato vittime. “La notte scorsa un veicolo umanitario dell’Onu chiaramente identificato, parte di un convoglio pienamente coordinato con le forze armate israeliane, è stato colpito 10 volte dal fuoco” dell’Idf, ha spiegato il portavoce, ritenendo che i due occupanti si siano salvati solo per il fatto che si trattava di un veicolo blindato.