Beauty e Benessere

Cos’è la biorivitalizzazione, il trattamento anti-invecchiamento (senza bisturi) amato dalle star: “Porta ad un un naturale e duraturo rinnovamento della pelle”

Il professor Raniero Facchini svela tutti i segreti del trattamento: quando iniziare, quante volte e quando è sconsigliato eseguirlo

di Ennio Battista
Cos’è la biorivitalizzazione, il trattamento anti-invecchiamento (senza bisturi) amato dalle star: “Porta ad un un naturale e duraturo rinnovamento della pelle”

Tra le star che preferiscono non ricorrere a trattamenti invasivi e apprezzano i risultati di metodiche come la biorivitalizzazione, c’è anche l’attrice Jennifer Aniston che, a 55 anni, fa bella mostra di sé con una pelle luminosa, tonica e uniforme. Di sicuro, la promozione di queste tecniche ad opera soprattutto dei social che mostrano esperti, vip e influencer di ogni sorta genera molte aspettative a anche qualche interrogativo se tutto quello che si vede è davvero possibile. Ma cos’è esattamente la biorivitalizzazione? È un trattamento che, con l’impiego di acido ialuronico, ha l’obiettivo di migliorare l’aspetto e la salute della pelle, senza modificare i volumi del volto, portando nell’area trattata un naturale e duraturo rinnovamento dermico. Come viene effettuato questo trattamento? Lo spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Raniero Facchini, chirurgo generale e docente di medicina estetica.

Tre termini da non confondere

“Prima di risponderle vorrei chiarire la differenza fra tre termini – spiega Facchini – che normalmente vengono usati come sinonimi, quando invece non lo sono:

•⁠ ⁠La biorivitalizzazione nutre la pelle in quanto l’azione idratante dell’acido ialuronico viene implementata da sostanze quali vitamine, aminoacidi, fattori di crescita, ecc. che favoriscono il metabolismo cellulare della pelle migliorandone le funzioni.

•⁠ La biostimolazione idrata la pelle attraverso l’utilizzo di acido ialuronico in forma libera, che tende cioè a riassorbirsi nel giro di pochi giorni.

•⁠ ⁠La bioristrutturazione struttura la pelle lassa mediante un’azione di stimolo progressivo e lento attraverso sostanze come l’idrossiapatite di calcio o l’acido polilattico che permangono in sede di inoculo dai 6 ai 13 mesi.

Questi trattamenti iniettivi veicolano il prodotto nel derma – nel caso di biostimolazione – e nell’ipoderma nella bioristrutturazione. Bisogna ricordare che la pelle è formata da epidermide derma e ipoderma. Il derma è lo strato mediano della pelle dove si svolgono tutti i processi cellulari fondamentali per il buon funzionamento dei restanti strati. In ipoderma si ha più una funzione di sostegno. Per veicolare sostanze nutritive nel derma vengono utilizzati degli aghi, mentre in ipoderma sono preferite le cannule”.

È doloroso per i pazienti? Si corrono dei rischi?

“Molto spesso le cose che nell’immaginario comune ci fan paura nella realtà si comportano all’esatto opposto. Quando pronuncio la parola ‘cannula’ molti pazienti rimangono spaventati: ma se dovessimo fare una classifica fra minor dolore e possibili effetti collaterali come gli ematomi, la cannula vince sicuramente. Per idratare la pelle in superficie però è necessario l’utilizzo di aghi che, seppur piccoli, provocano un certo fastidio. Per evitarlo può essere applicata una pomata anestetica 30 minuti prima e del ghiaccio dopo il trattamento”.

Quali sono le zone del corpo o del viso maggiormente interessate?

“Le aree più esposte agli agenti atmosferici sono anche quelle che necessitano di più cura; oltre al volto, quindi, in genere si trattano collo, décolleté e mani”.

La biostimolazione è anche indicata come “trattamento preventivo”, suggerendo di sottoporsi già a 20 anni a questa pratica. Ma non è un po’ troppo presto?

“Si inizia a idratare la pelle a 20 anni proprio perché a quell’età inizia la perdita di collagene, pari all’1%, ma che a 40 sarà del 20%. Quindi non è troppo presto anche per una 20enne che ha una pelle disidratata o che si esporrà al sole; si passa così nella sfera della prevenzione”.

C’è un periodo dell’anno migliore di un altro per sottoporsi a questi trattamenti?

“Nel caso di una biostimolazione il periodo migliore è l’inizio dell’estate per svolgere una funzione protettiva indiretta ai raggi ultravioletti che ormai sappiamo bene avere un’azione chiave nell’accelerare l’invecchiamento cutaneo. Ciò non ci esonera dall’utilizzo di creme solari protettive nelle aree esposte nelle ore più calde della giornata in inverno e tutto il giorno in estate. In caso di biostimolazione si preferisce il periodo invernale; mentre con la bioristrutturazione per il trattamento della lassità cutanea non c’è stagionalità”.

Quante sedute fare per ottenere i primi risultati?

“In genere si raccomandano 2-4 sedute a distanza di 2-3 settimane nel caso di acido ialuronico e altri biostimolanti; da ripetere poi il ciclo ogni 6 mesi. Nel caso dell’idrossiapatite di calcio, una volta all’anno; mentre per l’acido polilattico si arriva ad attendere anche 2 anni prima di un successivo trattamento”.

L’utilizzo di acido ialuronico ripetuto nel tempo ha qualche controindicazione?

“Se parliamo di acido ialuronico riassorbibile come quello dei biorivitalizzanti non sono riportati danni nel lungo termine”.

Ci sono tipologie di persone a cui è sconsigliato sottoporsi alla biorivitalizzazione?

“Trattamenti di questo tipo sono sconsigliati in quei pazienti che hanno assunto aspirina o altri antidolorifici – a esclusione del paracetamolo – per un aumento di possibilità di creare ematomi. Mentre sono vietati in pazienti con acne, rosacea o altre patologie infiammatorio-infettive della pelle in fase acuta. È vietato anche durante l’assunzione di cortisonici ad alti dosaggi o immunosoppressori”.

Perché secondo lei in tanti ancora sono diffidenti dall’utilizzo di questi trattamenti?

“Abbiamo tanti preconcetti culturali riguardo alla medicina estetica e proprio non capisco perché l’utilizzo di cosmetici ricchi di profumi, additivi, conservanti ecc. vengano utilizzati a cuor leggero mentre sostanze curative (alcune già presenti nella nostra pelle come l’acido ialuronico) vengano percepite come pericolose. Poi il cattivo uso di una sostanza è sempre in agguato o per causa di un professionista non preparato o per un paziente che ne abusa. È possibile morire anche bevendo molta acqua, ma non per questo dobbiamo aver paura di bere!”.

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