Politica

“In Italia servono misure più decise contro corruzione e conflitti di interesse dei titolari di cariche politiche”. Il rapporto del Consiglio d’Europa

Il report del Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa (Greco)

L’Italia deve adottare “misure decise per prevenire la corruzione” e i potenziali conflitti d’interesse “nei confronti delle persone con incarichi esecutivi di alto livello“. Cioè premier, ministri, sottosegretari e commissari, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza. Servono, in particolare, “controlli dell’integrità” di chi ha quelle funzioni, “un’analisi sistemica dei rischi di corruzione” da condurre a cadenza regolare, un codice che regoli i conflitti anche riguardo a “regali, contatti con terzi, attività esterne, contratti con autorità statali, gestione delle informazioni confidenziali e restrizioni post-incarico” e “un meccanismo credibile ed efficace di supervisione e di sanzioni“. Sono le raccomandazioni del Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa (Greco), organo anticorruzione del Consiglio d’Europa, nel suo quinto rapporto di valutazione sull’Italia. Il documento sottolinea nuovamente che ad oggi le leggi italiane” chiaramente non coprono e non possono coprire tutte le situazioni in cui gli interessi di un ministro o di un consulente potrebbero influenzare, o sembrare influenzare, l’esercizio obiettivo e imparziale delle sue funzioni ufficiali”.

L’obiettivo del rapporto, si legge, è quello di “sostenere l’attuale riflessione, all’interno del Paese, sulle opzioni per rafforzare la trasparenza, l’integrità e la responsabilità nella vita pubblica”. A luglio come è noto è stato approvato in via definitiva il ddl Nordio, che abolisce l’abuso d’ufficio, ma il governo ha fatto passare alla chetichella una misura-tampone per colmare almeno in parte il vuoto normativo che si produrrà con l’abrogazione, allontanando il rischio di una procedura d’infrazione europea. Il Greco spiega che il quadro legale e istituzionale per la prevenzione e la lotta alla corruzione dell’Italia è “consistente”, ma “risulta difficile da comprendere, il che va a scapito della sua efficienza“. Sulla regolamentazione dei conflitti di interesse, in particolare, “vari testi affrontano aspetti diversi di tali conflitti nell’ambito di diverse categorie di funzionari, mentre i consulenti dei ministeri non sono soggetti ad alcuno di questi regimi. Inoltre, ai ministri e ai loro consulenti si applicano diversi regimi relativi alle comunicazioni finanziarie. Non tutte le informazioni comunicate sono soggette a una revisione sostanziale da parte di un’autorità indipendente”.

“Chiarezza sui contatti tra i vertici del governo e i lobbisti” – Nel rapporto si nota quindi che ci sono stati “progressi a livello di norme sulla trasparenza, ma sono necessarie misure per assicurare un livello adeguato della generale consultazione pubblica nell’ambito delle proposte di legge del governo”. Inoltre, “è necessario fare maggiore chiarezza sui contatti tra i vertici del governo con i rappresentanti di lobby“. Le interviste organizzate durante la visita in Italia del Gruppo di valutazione del Greco “hanno confermato” il quadro che emerge dall’Indice di percezione della corruzione di Transparency International, “con rappresentanti della società civile che hanno sottolineato come la democrazia italiana sia “gravemente colpita dalla corruzione””. Come sottolineato nel Rapporto del 2021, “una lacuna importante del sistema italiano è data dalla coesistenza di più leggi, alcune delle quali si sovrappongono alle altre; questo problema di eccessiva regolamentazione produce confusione, disparità e, più in generale, perdita di “focus” e, pertanto, diluizione dello spirito della legge”. La “semplificazione e l’accorpamento auspicati in quel rapporto devono ancora materializzarsi”.

“Lotta a corruzione non più elemento chiave del dibattito” – Molti degli interlocutori sentiti dal gruppo “hanno inoltre sottolineato che la lotta alla corruzione e i conflitti di interesse non costituissero più un elemento chiave del dibattito pubblico e politico, come si è visto nell’ultima campagna elettorale nazionale“. In più, “mentre le forze dell’ordine sono molto attive nella lotta alla corruzione, alcuni recenti sviluppi legislativi potrebbero destare preoccupazioni”, a partire da quella che il rapporto definisce ancora “proposta di legge per l’abolizione del reato di abuso d’ufficio”, in realtà approvata definitivamente a luglio. A preoccupare è anche “una recente riforma legislativa ha invertito l’onere della prova nei conflitti di interessi all’interno del Codice dei Contratti Pubblici, sviluppo criticato da molti degli interlocutori”. Tuttavia, “le autorità hanno sottolineato che alcune recenti iniziative legislative sono anch’esse importanti per combattere la corruzione e aumentare la consapevolezza dell’etica pubblica da parte del personale degli enti pubblici”.

“Serve un regolamento sui regali” – Tra le raccomandazioni finali spiccano la richiesta di “norme sul modo in cui le persone con funzioni esecutive di alto livello interagiscono nei contatti con i lobbisti e con qualsiasi soggetto terzo che cerchi di influenzare le attività legislative e le altre attività del Governo” e sulla messa a disposizione di “informazioni relative allo scopo di questi contatti, come l’identità della persona con cui (o per conto della quale) è avvenuta la riunione, nonché il tema specifico della discussione”. Il Greco auspica anche l’adozione di “un regolamento completo sui regali e sugli altri benefici per tutte le persone che esercitano funzioni esecutive di alto livello, sotto forma di una guida, di taglio pratico, con l’obbligo di segnalare i regali e gli altri benefici e di rendere queste informazioni disponibili al pubblico con una tempistica opportuna”. Tutti i membri degli Uffici di diretta collaborazione dovrebbero poi avere “il permesso di accettare o di mantenere incarichi esterni, retribuiti o non retribuiti, lavori, posizioni amministrative o altre mansioni retribuite solo dopo aver ricevuto un’autorizzazione per iscritto, stabilendo in modo ragionato che l’incarico/l’attività non impedirà il lavoro ordinario né darà origine a una questione di conflitto di interessi, e che tali autorizzazioni vengano rese disponibili al pubblico”.

“La Polizia non ha un codice di condotta dedicato” – Per quanto riguarda la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, il Greco esprime la propria preoccupazione per la bassa rappresentanza femminile in tutte e tre le forze, specialmente a livello dirigenziale. A tutte e tre si applica un solido sistema di prevenzione per la gestione dei rischi legati all’integrità nelle proprie gerarchie. “Tuttavia – si evidenzia – tale sistema potrebbe essere migliorato con l’introduzione di controlli sull’integrità nell’ambito dei trasferimenti e delle promozioni, oltre che, a intervalli regolari, per le funzioni più esposte”. La Polizia di Stato, sottolinea il Greco, “non ha un codice di condotta dedicato” e l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza “devono integrare le loro regole etiche con una guida più pratica. “Tutte e tre le forze dovrebbero inoltre introdurre meccanismi di consulenza confidenziale su questioni di integrità. Infine, dovrebbero essere organizzate regolarmente attività di sensibilizzazione per tutto il personale sulle misure di protezione degli informatori“, conclude il rapporto.